Dramma giocoso in due atti di Wolfang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da
Ponte ispirato al dramma spagnolo di Tirso da Molina. Composta nel 1787 e
rappresentata a Praga il 28 ottobre dello stesso anno, l'opera, che è
considerata uno dei massimi capolavori mozartiani, consta, oltre che della
celebre
ouverture, di 26 arie e pezzi d'insieme collegati fra loro da
recitativi. Ricca di pagine famosissime (basti pensare all'elenco delle
conquiste amorose di Don Giovanni fornito dal servo Leporello ad Elvira, al
duetto
Là ci darem la mano, alla cosiddetta
Aria dello
champagne, o, nel secondo atto, alla serenata
Deh vieni alla
finestra, all'aria
Vedrai, carino, se sei buonino o a quella
Non
più andrai tratta da
Le nozze di Figaro), il
D.G. di
Mozart occupa un posto ben preciso nella vasta produzione che ha fatto capo a
questo affascinante rubacuori. Pur non rinunciando ad una precisa
caratterizzazione dei personaggi, Mozart, affida il proprio messaggio ad una
musica straordinaria che finisce sempre col sopraffare il libretto, pur
grandissimo, di Da Ponte. L'orchestra ricca di colori, la mirabile fusione delle
parti, la rapida successione di episodi deliziosamente buffi, inframmezzati da
scene d'intensa drammaticità, fanno del
D.G. uno dei più
alti risultati mai raggiunti nel campo della lirica. Goethe ne fu a tal punto
conquistato da pensare che mai qualcosa di simile potesse nuovamente essere
concepito.