Econ. - Attività di trasferimento dei beni dalle fonti produttive al
consumo finale. A essa sono interessate le imprese produttrici di beni, quelle
commerciali vere e proprie (all'ingrosso e al dettaglio) e le ausiliarie di
trasporto, di magazzinaggio, di pubblicità, che assieme costituiscono
l'apparato distributivo. In questo dopoguerra le tecniche di
d. e il
sistema distributivo hanno subito radicali mutamenti per soddisfare il consumo
di massa a prezzi sempre più competitivi. Si sono così
moltiplicati i grandi magazzini nel settore dell'abbigliamento e
dell'arredamento per la casa, i supermarket nel settore alimentare, le case di
sconto (
discount houses) nel settore dei beni durevoli di consumo, i
magazzini a catena, ecc. Si dicono canali di
d. i trasferimenti giuridici
compiuti dalle merci per giungere dal produttore al consumatore finale; si
definisce costo di
d. la differenza tra le spese sostenute dagli
acquirenti di un certo bene e quello per produrre il bene stesso. ║
D.
del reddito: nella contabilità nazionale, l'attribuzione del reddito
prodotto agli operatori economici del sistema. Si chiama
funzionale o
fattoriale, se riguarda la ripartizione del reddito fra coloro che lo
hanno prodotto;
personale o
familiare, se riguarda l'ammontare di
reddito goduto dalle singole persone o famiglie. ║
D. delle
imposte: in teoria il problema attinente alla ripartizione del carico
tributario tra i diversi contribuenti, in pratica il sistema col quale si attua
tale ripartizione: sotto questo aspetto si dice
reale l'imposta che grava
sui singoli redditi imponibili senza tener conto delle condizioni personali del
contribuente;
personale quando invece si considerano la ricchezza totale
del contribuente e le altre circostanze che ne manifestano la capacità
contributiva. • Edil. - Organizzazione dei vari edifici in un vasto
organismo e degli spazi interni in un edificio, in funzione della loro
destinazione e delle operazioni che in essi vengono svolte. Il modo di
utilizzare gli spazi si trasforma con la società ed è in relazione
diretta ai suoi bisogni e modi di vita. Oggi lo studio della
d. ha
assunto grande importanza ed è divenuto oggetto di una disciplina
(Caratteri distributivi degli edifici) delle facoltà di architettura.
• Imp. -
D. idrica: gli impianti di
d. interna dell'acqua
negli edifici, serviti dall'acquedotto pubblico, sono costituiti sostanzialmente
da tubi orizzontali, detti distributori, posti al piede dell'edificio, collegati
a tubi verticali, dette colonne (montanti o discendenti, secondo che l'acqua vi
salga o vi scenda), e da tubi orizzontali di minor diametro detti anch'essi
distributori che, collegati alle colonne, servono i singoli rubinetti di
utilizzazione; in taluni tipi di
d. i tubi orizzontali sono disposti in
maniera da formare una cintura, una rete o un anello. In prossimità delle
intersezioni tra i vari elementi sono disposti i diversi rubinetti (per la
presa, la sezionatura delle acque nelle singole colonne, la selezione da queste
ai singoli apparecchi d'uso); le colonne montanti terminano superiormente in un
vaso di espansione che serve a evitare gli accessi repentini di pressione,
quindi il fenomeno del colpo d'ariete e la formazione di rumori molesti. Gli
schemi fondamentali di impianto di
d. sono: a colonne montanti, a ciclo
aperto o chiuso; a pioggia, con serbatoio o semplice. I tubi generalmente usati
sono in acciaio dolce tipo Mannesmann zincati, meno consigliabili quelli in
piombo, o in materie plastiche; essi devono essere posti in modo da essere
protetti da urti o da contatti con agenti corrosivi e in modo da potersi
dilatare e da essere facilmente raggiungibili in caso di guasto; per evitare
infine lo scoppio per congelamento dell'acqua occorre che la sezione dei vari
tronchi, almeno quelli più esposti, sia mantenuta completamente piena a
mezzo di apposite valvole e sia comunque facilmente svuotabile. L'erogazione
dell'acqua può avvenire a contatore, con l'utilizzazione di una
quantità d'acqua a piacere sino a un massimo dipendente dalla pressione
nella rete pubblica, oltreché evidentemente dalle dimensioni delle
tubazioni di presa, oppure a bocca tassata o a lente idrometrica (sistema usato
nelle zone dove vi siano difficoltà di approvvigionamento idrico), con
l'utilizzazione di una quantità d'acqua prefissata, a mezzo di serbatoi
per ogni utente. ║ Per la
d. del gas gli schemi di impianto sono
analoghi a quelli idrici a colonne montanti; particolare cura va posta nella
disposizione delle tubature, generalmente in ghisa, che non debbono essere
soggette a sollecitazioni meccaniche e debbono distare almeno 3 cm da condutture
elettriche. Bisogna anche avere cura che negli ambienti dove sono installati gli
apparecchi di utilizzazione ci sia una buona ventilazione. ║ Gli impianti
di
d. dell'energia elettrica comprendono la parte di rete elettrica che
va dalle sottostazioni ricevitrici, situate nei pressi dei centri di
utilizzazione (alle quali fanno capo le linee di trasmissione ad alta tensione),
fino ai singoli utenti, i quali possono richiedere potenze concentrate o
distribuite a tensioni differenziate. Dalle ricevitrici si dipartono cavi
sotterranei (nei centri urbani e industriali) o linee aeree (verso le zone
rurali) a tensione che vengono dette medie e che sono di solito comprese tra
9.000 e 23.000 V. Queste condutture vanno a sottostazioni di rilevante potenza,
dove, mediante trasformatori, la tensione viene abbassata a valori di 3.000 V
circa. Da tali sottostazioni si dipartono altri cavi sotterranei o aerei che
giungono alle cabine elettriche, dove altri trasformatori abbassano la tensione
ai valori normali per piccole utenze (220/380 V); da questi trasformatori si
dipartono i cavetti che portano l'energia ai singoli utenti. In qualche caso,
per esempio per la trazione elettrica, alle sottostazioni giunge energia alla
tensione di 15.000 o di 9.000 V che abbassata e raddrizzata, viene convogliata
alla rete di alimentazione in corrente continua da 6.000 a 3.000 V. In altre
applicazioni industriali si utilizza energia ad alta tensione (3.000 V o
più) per forni siderurgici o altri impianti. All'interno dei singoli
edifici, la
d. alle varie unità di abitazione viene effettuata
mediante una linea principale (montante), proveniente di solito dallo
scantinato, dalla quale vengono derivate le linee di alimentazione degli
appartamenti. • Mat. - La
d. è un particolare tipo di
funzione. Considerata la classe di funzioni φ (X) godenti delle due
proprietà di essere ovunque nulle, a eccezione di un insieme di punti
chiusi e limitati e di essere derivabili quante volte si desideri, si può
introdurre in questo spazio vettoriale di funzioni il concetto di convergenza.
Una successione φ
1 (x)... φ
2 (x)...
φ
n (x) di funzioni di tale spazio vettoriale converge a una
funzione φ (x) dello stesso spazio quando sono verificate le due
condizioni: la successione tende uniformemente alla funzione data, le derivate,
di qualsiasi ordine, delle funzioni della successione tendono alla derivata,
dello stesso ordine della funzione data. Si definisce allora come
d.
nello spazio vettoriale sopra descritto una funzionale Φ (φ) che sia
lineare per qualsiasi coppia di funzioni dello spazio e che vi sia ivi continuo.
In altri termini, deve essere per la linearità Φ
(hφ
1 Φφ + K φ
2) = h Φ
(φ
1) + K (φ
2) con h e K numeri ideali e, per
continuità: lim Φ (φ
n) = Φ (φ). La teoria
più generale delle
d. comprende la trattazione di
d. su
spazi vettoriali di funzioni di più di una variabile e anche complesse.
L'importanza fondamentale del concetto di
d. deriva dal fatto che per le
d. si possono introdurre, in modo analogo a quello che si ha per le
funzioni ordinarie, le operazioni di derivazione e di integrazione. Storicamente
l'introduzione della
teoria delle d. portò alla definizione
matematicamente rigorosa di enti quali la funzione Δ di Dirac, di uso ormai
consueto nella fisica, che non avevano ancora trovato una corretta collocazione
nell'edificio dell'analisi matematica. • Mecc. - Nei motori a combustione
interna ed esterna, complesso delle operazioni meccaniche che regolano la
successione e la durata delle varie fasi del ciclo termodinamico; per
estensione, complesso degli organi preposti a tali funzioni. Nelle macchine a
vapore la
d. del vapore, che serve ad azionare i cilindri, avviene
tramite un complesso di tubazioni ad alta e a bassa pressione che immettono il
fluido, secondo il ciclo termodinamico, in un dispositivo (cassetto della
d.) comandato da un glifo che consente di far variare il grado e la
direzione di espansione del vapore; sono usati anche altri dispositivi tutti
provvisti di valvole per l'ammissione e lo scarico (
d. Caprotti,
d. Walschaert). Nei motori endotermici la
d. consta nell'azione di
comando delle valvole di aspirazione e di scarico del motore, volta a provocare
l'apertura e la chiusura con tempismo e in relazione alle diverse fasi di
aspirazione, compressione, scoppio e scarico che si verificano nei cilindri del
motore stesso. Nei motori a ciclo Otto la valvola di aspirazione per aprirsi
completamente impiega un certo tempo durante il quale il pistone si muove; per
contro, affinché il cilindro si riempia completamente di miscela,
è necessario che la valvola di aspirazione sia completamente aperta
quando il pistone si trova al punto morto superiore e inizia la fase di
aspirazione. è necessario quindi che l'apertura della valvola inizi prima
che il pistone giunga al punto morto superiore; l'apertura va cioè
anticipata. Quando il pistone nella corsa successiva inizia a comprimere la
miscela, occorre che la valvola di alimentazione sia già chiusa onde
impedire che la miscela venga sospinta nuovamente nel condotto di alimentazione.
Poiché la valvola risulta completamente chiusa quando il pistone ha
già iniziato la corsa di compensazione, si dice che la chiusura è
ritardata. Dopo la fase di compressione, lo scoppio spinge il pistone verso il
punto morto inferiore. Nella corsa di risalita la valvola di scarico si apre e i
gas prodotti dalla combustione vengono espulsi dal cilindro. Ma, poiché i
gas impiegano un certo tempo a defluire e la valvola impiega un certo tempo ad
aprirsi, anche l'apertura della valvola di scarico va anticipata, questa volta
rispetto al momento in cui il pistone raggiunge il punto morto inferiore. Onde
permettere lo scarico completo dei gas, la valvola di scarico si chiude qualche
attimo dopo l'istante in cui il pistone raggiunge il punto morto superiore.
Anche la chiusura della valvola di scarico è ritardata. I tempi di
anticipo e di ritardo vengono rappresentati graficamente in un diagramma
angolare, espressi come angoli di anticipo e di ritardo rispetto alla posizione
angolare assunta dalla manovella durante il funzionamento del motore. Gli angoli
di anticipo e di ritardo (e quindi i tempi ad essi corrispondenti) sono
influenzati da molti fattori (inerzia dei gas, profilo delle camme, dimensioni e
posizione delle valvole, ecc.) che in parte sfuggono al calcolo analitico, per
cui nella pratica tali angoli vengono definiti durante la "messa a punto" del
motore e cioè durante la regolazione del meccanismo della distribuzione.
Tale meccanismo risulta composto dalla seguente catena cinematica: albero a
camme (albero della
d.); punterie; aste; bilancieri; valvole. L'albero a
camme è azionato dall'albero motore per mezzo di ingranaggi, catena o
cinghia dentata; durante la sua rotazione provoca l'apertura, volta a volta,
dell'una o dell'altra valvola esercitando direttamente (mediante le camme) o
tramite le aste e i bilancieri una pressione sui rispettivi steli. La successiva
chiusura delle valvole avviene generalmente per effetto di una molla di
richiamo, ma può essere provocata positivamente mediante cinematismi
(
d. desmodromica). Organi secondari della
d. sono i dispositivi
(punterie) interposti tra albero a camme e valvole (o fra bilancieri e valvole)
per consentire la registrazione del necessario gioco. Secondo l'ubicazione delle
valvole rispetto alla camera di scoppio, la
d. si dice a valvole in testa
o a valvole laterali (soluzione questa ormai in disuso). I tipi di
d. si
distinguono anche in base alla posizione e al numero degli alberi della
d. che, su motori eroganti elevate potenze specifiche, sono per lo
più situati direttamente al di sopra delle valvole e spesso anche
duplicati, sicché uno comanda le valvole di aspirazione e uno quelle di
scarico (
d. bialbero). Nei motori a due tempi la funzione della
d.
è esercitata dallo stesso pistone, che, verso la fine della fase di
espansione, apre progressivamente delle feritoie o luci praticate nella camicia
del cilindro, attraverso le quali avviene l'evacuazione dei gas combusti e
l'introduzione nel cilindro di miscela fresca. Gli organi della
d. dei
motori a ciclo diesel non differiscono da quelli di cui sono dotati i motori con
l'accensione a scintilla (ciclo Otto), se non nelle proporzioni e talvolta nella
forma delle valvole di aspirazione che risultano dotate di un'appendice
destinata a imprimere nell'aria un moto turbolento che ne migliori la
combustione. Per quanto riguarda il diagramma della
d. per i motori
diesel, le valvole si aprono con anticipo e si chiudono in ritardo per gli
stessi motivi illustrati per i motori con accensione a scintilla; naturalmente
gli angoli di anticipo e di ritardo sono lievemente diversi e dipendono dalle
caratteristiche proprie di ogni motore. • Stat. - La
d. è la
successione di dati ottenuta classificando un fenomeno in base alle varie
modalità di un altro fenomeno. Se le modalità sono qualitative si
parla più propriamente di serie, se sono quantitative di seriazione. La
d. è detta
di frequenza se accanto ad ogni modalità
viene indicata la frequenza con cui si manifesta. Se le frequenze sono cumulate,
la
d. è detta
cumulativa di frequenza. Una
d. di
frequenza è detta unimodale se presenta una sola frequenza massima
(cioè un solo valore modale), plurimodale se ne presenta più di
una, bimodale se ne presenta due. è detta
simmetrica o
asimmetrica se in essa la media aritmetica, la moda e la mediana sono
coincidenti oppure no. è detta
iperbinomiale o
ipernormale
o
leptocurtica se le modalità centrali sono più
rappresentate di quanto avviene nelle
d. normali;
ipobinomiale o
iponormale o
platicurtica se sono meno rappresentate. Le
d.
di frequenza rilevate nella pratica sono di solito composte da un numero
limitato di dati, raggruppati in classi; spesso però è utile
riferirsi a
d. teoriche, cui quelle effettive si approssimano in maggiore
o minore misura, in cui le osservazioni sono infinite e in cui il fenomeno varia
in modo continuo. Le più importanti
d. teoriche sono la
d.
normale o
gaussiana, la
d. binomiale o
di Bernoulli, la
d. di Poisson.