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Disraeli, Benjamin, conte di Beaconsfield.

Uomo politico e scrittore inglese. Figlio di Isaac. Appartenente a una famiglia ebraica, trasferitasi dall'Italia in Inghilterra e convertitasi al Protestantesimo, si dedicò fin da giovane all'attività pubblicistica, riuscendo a introdursi nell'alta società londinese che descrisse nel romanzo Vivian Grey (1826). Seguirono altre opere letterarie e descrizioni di viaggio, tra cui The Voyage of Captain Popanilla (1828), The Young Duke (1830), Home Letters (1835). In seguito si orientò verso l'attività politica, assumendo dapprima posizioni radicali, poi conservatrici; candidato al Parlamento, fu sconfitto nel 1832 e nel 1835. Solo nel 1837, dopo un audace cambiamento di fronte politico, venne eletto rappresentante conservatore ai Comuni. Oppositore del Governo presieduto da Peel, fu protagonista di polemiche contro la politica economica da esso attuata e, insistendo sulla necessità di elaborare un nuovo programma conservatore, sostenne il gruppo della "Giovane Inghilterra", fortemente antiliberista. Nel 1845 intensificò la campagna contro Peel contribuendo, l'anno seguente, a provocarne la caduta e procedette poi alla riorganizzazione del Partito conservatore su nuove basi. Leader del partito ai Comuni dal 1848, si impose grazie alla sua oratoria brillante e all'adozione di una tattica spregiudicata. Nominato cancelliere dello Scacchiere nel primo e secondo Gabinetto Derby (1852 e 1858-59), nel 1859 presentò una proposta per la riforma parlamentare, che provocò la caduta del Governo. Ritornato al potere con la costituzione del terzo Governo Derby (1867), riuscì a condurre a termine la progettata riforma elettorale. Il suo Representation of the People Act raddoppiò il numero degli elettori inglesi, concedendo il diritto di voto a tutti i capifamiglia residenti in un borgo da almeno un anno e a tutti gli agricoltori che pagassero annualmente almeno 12 sterline di tasse: la riforma consentiva così l'accesso al voto di gran parte della piccola borghesia. Per il conservatore D., tuttavia, l'allargamento dell'elettorato non costituiva di per sé uno strumento in grado di modificare sostanzialmente i tradizionali rapporti di forza, ma anzi poteva favorire la politica di un Governo forte orientato in senso nazionalista. Primo ministro nel 1868, dovette dimettersi pochi mesi più tardi in seguito alla sconfitta elettorale del Partito conservatore. Con il ritorno al potere dei conservatori, nel 1874 fu nuovamente primo ministro: durante il suo Governo si adoperò per rafforzare il prestigio della Gran Bretagna all'estero e nel 1875 procedette all'acquisto di metà delle azioni del Canale di Suez, al fine di tutelare le comunicazioni con l'India e l'Oriente. Avversario dell'egemonia russa nel Medio Oriente, fece avanzare la flotta inglese nei Dardanelli (1878) per impedire allo zar Alessandro II di impadronirsi di Costantinopoli; alla conferenza di Berlino del 1878 riuscì ad ottenere l'annessione all'Inghilterra di Cipro. Nel 1876, nel frattempo, la regina Vittoria gli aveva conferito il titolo di conte di Beaconsfield, grazie al quale era potuto passare dal Comune alla Camera dei Lord. L'attività politica non gli impedì di continuare a scrivere; della sua vasta produzione letteraria, costituita da opere prevalentemente satiriche e da pamphlet politici, ricordiamo: A Vindication of the English Constitution (1835); Henriette Temple: a Love Story (1836); Coningsby (1844); Sybill, or the Two Nations (1845), Tancred, or the New Crusade (1847); Lothair (1870) (Londra 1804-1881).