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Digenis Akritas, Basilio.

Titolo e nome del protagonista di un poema epico bizantino che ebbe per l'Oriente un'importanza analoga a quella del ciclo bretone e carolingio in Occidente. Le vicende narrate hanno il loro nucleo storico nella diuturna guerra di frontiera tra gli acriti (V.), soldati di confine bizantini, e i musulmani invasori o i ladri di bestiame, e sono ambientate in Cappadocia e nelle regioni presso l'Eufrate. Basilio è soprannominato D. perché figlio di due razze, essendo suo padre un emiro saraceno e sua madre una greca cristiana: fin da ragazzo si rivela un abile cacciatore e guerriero, terrore dei musulmani e dei predatori di bestiame. Nella sua giovinezza conduce un numero grandioso di imprese contro mostri e contro nemici di tutti i tipi, non tralasciando di sposare una donna bellissima, Eudossia, e di concedersi diverse avventure galanti. Quando, sazio di gloria e di pericoli, si ritira in un palazzo sulle rive dell'Eufrate, viene ucciso da una malattia. Si è molto discusso intorno al nucleo originario di questa epopea, tramandato oralmente con ampliamenti progressivi: da esso fu tratta una prima stesura organica probabilmente intorno al X sec. Allo stato attuale ci sono giunte sei redazioni differenti in lingua greca ed una russa, fra le quali la più antica è quella di Grottaferrata risalente al XIV sec., divisa in otto canti per complessivi 3.749 versi. Il poema ha avuto una diffusione enorme tra le popolazioni dell'Impero bizantino, di cui ci restano tracce evidenti nella novellistica russa, in canti e tradizioni folcloristiche (canti acritici) dei Greci di Cappadocia e di Cipro. Tuttavia il personaggio del D. non è riuscito a ottenere una vera e propria statura epica, essendo più simile alla figura di un eroe romanzesco, mentre le stesse rielaborazioni letterarie non sono riuscite a contemperare armonicamente l'anima dotta con quella della tradizione popolare.