eXTReMe Tracker
Tweet

Diamante.

Modificazione cristallina del carbonio puro. Le condizioni necessarie alla formazione dei d. non sono del tutto chiare, ma si ritiene che fra esse debba esservi l'azione di forti pressioni e di alte temperature, seguite da repentini raffreddamenti. La cristallizzazione nel sistema cubico rende il d. particolarmente adatto alla lavorazione mediante procedimenti detti di sfaldatura o clivaggio. L'indice di rifrazione assai elevato ai raggi luminosi (gialli, rossi e violetti) e la capacità di dispersione della luce bianca conferiscono alla gemma uno splendore e una luminosità vivissima. Fra i corpi naturali il d. è il più duro, infatti occupa il decimo e ultimo posto della scala di Mohs; di peso specifico 3,5, è infusibile e inattaccabile da parte di basi e di acidi ed è molto resistente agli agenti atmosferici. Esposto per lungo tempo alla luce del sole diventa fosforescente. Brucia in atmosfera naturale a 924 °C e in ossigeno puro a 840 °C, senza lasciare residuo e trasformandosi in anidride carbonica. Ordinariamente è incolore, ma non mancano le varietà colorate, considerate di particolare pregio (giallo-paglierino, rosse, verdi). I cristalli limpidi e privi di impurità vengono utilizzati come gemme, le varietà nerastre o impure sono invece impiegate, per via appunto della durezza, come punte di strumenti da taglio o come abrasivi. ║ Taglio del d.: un d. se non è tagliato non brilla. La lavorazione cui può essere sottoposto dipende dalla forma e dallo stato del cristallo greggio. Le operazioni complete di taglio comprendono: 1) il clivaggio o sfaldatura, cioè la divisione della gemma secondo uno dei suoi piani di cristallizzazione. È l'operazione più delicata che, se errata, rovina senza rimedio l'esemplare; 2) la sbozzatura, con cui si arrotonda la pietra e, nello stesso tempo, si cominciano a delineare le faccette del d. finito; 3) la politura, cioè il taglio vero e proprio, chiamato anche sfaccettatura. I principali tagli che si possono dare a un d. sono a brillante o a rosetta. Il taglio a brillante, dovuto alla creatività e alla tecnica del veneziano Vincenzo Peruzzi, è costituito da due tronchi di piramide uniti per la base maggiore: quello superiore (corona) deve essere alto la metà di quello inferiore (padiglione); inoltre i diametri delle basi devono rispettare dei precisi rapporti reciproci. Il numero di faccette varia con la complessità del taglio: più comunemente il padiglione ha 24 o 32 faccette e sempre 32 la corona. Il tipo a rosetta è costituito da una piramide a base piana in cui 32 faccette triangolari convergono in una punta. La gemma, in questo caso, è incastonata per la base ed è in vista il corpo piramidale. Altri tagli classici, seppur meno frequenti, sono quelli a smeraldo, goccia e baguette. La lavorazione dei d. ha le sue origini in Europa, ad Amsterdam, nel 1476 e ancor oggi le più apprezzate taglierie sono olandesi ed in Olanda viene lavorata la maggior parte del d. greggio. ║ Valutazione del d.: dimensione (caratura), colore, luce, attitudine al taglio, proporzione sono i fattori che determinano la valutazione di una gemma. Per evitare eccessive speculazioni, attualmente il valore commerciale di un d. viene ricavato secondo la regola delle quattro C: purezza (clarity), colore (colour), taglio (cut) e caratura (carat). Il carato (suddiviso in 4 grani) equivale a circa 205 mg (carato inglese). ║ Giacimenti di d.: fino alla metà del XVIII sec. gli unici giacimenti conosciuti erano quelli indiani, tutti secondari e di natura fluviale. In seguito furono attivate le miniere brasiliane, come quella famigerata dello stato di Minas Gerais. Giacimenti primari, però, sono solo quelli dell'Africa australe, scoperti nella seconda metà dell'Ottocento. I più importanti sono quelli del Transvaal, costituiti da cavità a forma di imbuto, dette camini diamantiferi. Minore importanza hanno i giacimenti venezuelani, del Borneo e degli Urali. ║ D. celebri: è solo a partire dal Settecento, con l'accesso ai giacimenti indiani, che anche in Europa il d. conosce una più vasta fortuna. Fra le gemme più grandi e celebri ricordiamo: il Cullinan, trovato nel 1905 in una miniera del Transvaal e donato al re Edoardo VII d'Inghilterra (3016 carati da greggio; successivamente diviso in diverse gemme, la più grande delle quali di circa 500 carati); il Gran Mogol (787 carati da greggio, 279 dopo la lavorazione a rosetta) di cui conosciamo la descrizione per resoconti di illustri viaggiatori che lo avevano visto, ma che andò perso durante il saccheggio di Delhi nel 1738; Orlov (193 carati), donato dal conte omonimo a Caterina II che ne ornò lo scettro degli zar; il Granduca di Toscana (139 carati), sparito a Vienna nel 1918; il Reggente (136 carati e 3 grani), parte del tesoro reale francese, che fu rubato durante il Terrore e ritrovato da Napoleone; la Stella del Sud (125 carati e 2 grani), di origine brasiliana; il Koh-i-noor cioè Montagna di luce (106 carati e 2 grani); l'Imperatrice Eugenia (51 carati); la Stella polare (40 carati); il Sancy (35 carati). I d. il cui peso oscilla fra i 5 e i 10 carati sono detti solitari; mélées sono invece chiamate le gemme che raggiungono il carato solo se unite ad altre; entourage sono le gemme assai piccole (30-40 per raggiungere un carato). ║ D. artificiale: fu ottenuto per la prima volta da Moissan (1893) sciogliendo a temperatura elevata carbonio purissimo in ferro fuso e raffreddando poi rapidamente. Anche Maiorana ottenne delle piccole gemme mediante alte temperature ed elevate pressioni, tuttavia non si è ancora raggiunto un procedimento efficace ed economicamente conveniente per la produzione di carature utilizzabili nell'industria o in oreficeria.
Diamanti

Gemme grezze di diamante