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Dialettale.

Che riguarda il dialetto, proprio del dialetto. ║ Composto in dialetto. ● Lett. - Letteratura d.: complesso di opere letterarie composte in dialetto. La letteratura d., che a seconda dell'estensione del dialetto usato può essere distinta più propriamente in regionale, cittadina, rustica, non deve essere confusa con la letteratura popolare, della quale non condivide il carattere di spontaneità e di ingenuità, essendo generalmente opera di autori colti e raffinati, che scelsero il dialetto per conseguire particolari effetti espressivi. Fu Croce a parlare per primo di letteratura d. riflessa, indicando con questo termine il carattere spiccatamente letterario delle opere d. Poiché la distinzione di una letteratura d. può essere effettuata solo avendo come termine di confronto e di riferimento una lingua nazionale, in Italia si può parlare di opere letterarie d. solo a partire dal XVI sec., da quando cioè ebbe inizio il lungo processo di codificazione e stabilizzazione della lingua italiana. I documenti letterari precedenti non possono essere a rigore classificati come d., proprio per la mancanza di un possibile riferimento a un unico codice linguistico nazionale: tali, per esempio, gli scritti di San Francesco, che fece uso del dialetto di Assisi, e quelli di Bonvesin da la Riva, in milanese. Mancava ad essi la coscienza della dialettalità e della particolarità delle produzioni regionali, come del resto mancava ancora al toscano la coscienza della sua supremazia e della sua funzione nazionale. La produzione di opere in dialetto, caratterizzate da un alto grado di espressività e da una proclamata autonomia dalle opere in lingua, ebbe inizio parallelamente al processo che portò all'imposizione del fiorentino trecentesco come lingua nazionale italiana (Bembo). Fra gli autori d. cinquecenteschi, un posto di primo piano spetta al Ruzzante, autore di dialoghi teatrali nei quali il dialetto pavano costituisce il mezzo più efficace per la rappresentazione della realtà contadina, che in questi drammi assurge al ruolo di protagonista. Il dialetto si fa in tal modo portavoce ed espressione di una realtà fino ad allora, e poi ancora per molto tempo, trascurata dalla letteratura in lingua italiana. Dopo l'esperienza della lingua maccheronica usata da Folengo e dai suoi epigoni, che fecero largo uso di elementi d., la letteratura d. conobbe una vasta fioritura nel corso del Seicento, quando in numerose città italiane (Roma, Napoli, Milano, Venezia) si creò una vera e propria tradizione di letteratura d. destinata a dare frutti fino ai nostri giorni. Favorita dallo spirito barocco, dalla sua ricchezza e dalla sua ricerca di forte espressività, le opere d. di questo secolo riproposero spesso motivi centrali e preponderanti della letteratura in lingua italiana, mentre in molti casi anticiparono gusti e ideali solo più tardi fatti propri dagli autori in lingua. Fra i maggiori autori in dialetto ricordiamo: i napoletani G.C. Cortese e G. Basile; il siciliano A. Veneziano; il piemontese C.G. Piana; il milanese C.M. Maggi; il lodigiano F. de Lemene. La tradizione milanese fu continuata nel XVIII sec. da poeti quali Balestrieri e Tanzi, sostenuta anche da Parini che ne confermò la dignità letteraria e artistica, pari a quella della lingua italiana. In ambito veneziano, la letteratura d. toccò i risultati più alti con l'opera teatrale di Goldoni. Nel corso dell'Ottocento, soprattutto dopo l'affermarsi del movimento romantico e dopo le vivaci polemiche classico-romantiche sull'uso del dialetto, la produzione d. entrò a pieno titolo nel panorama letterario italiano, grazie alle due personalità di spicco del secolo, il milanese C. Porta e il romano G.G. Belli. Una nuova e ricca fioritura si ebbe a partire dagli anni Sessanta del secolo, favorita dal contemporaneo Verismo che con le sue istanze di oggettività e di rappresentazione imparziale offriva un'ulteriore giustificazione ad una produzione in dialetto. Fra gli autori del secondo Ottocento si ricordano: il veneziano G. Gallina; il piemontese V. Bersezio; il siciliano N. Martoglio; il bolognese A. Testoni; il napoletano E. Scarpetta. Anche nel Novecento la letteratura d. ha dato importanti risultati, soprattutto nelle composizioni dei napoletani E. De Filippo e S. di Giacomo, dei romani C. Pascarella e M. Dell'Arco, del milanese D. Tessa, del romagnolo T. Guerra, del triestino V. Giotti.