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Deputazione di storia patria.

Associazione di enti voluta e finanziata dallo Stato con il compito di pubblicare opere storiche compilate attraverso la consultazione delle fonti: archivi storici, bollettini o memorie. La prima deputazione venne fondata nel 1833 da Carlo Alberto e, a partire dal 1836, iniziò a pubblicare i volumi Monumenta historiae patriae. Nel 1860 l'istituzione, dapprima limitata allo studio della storia degli Stati sardi, ricevette da Vittorio Emanuele II l'incarico di occuparsi anche della storia delle province lombarde annesse al Regno di Sardegna. Furono allora pubblicati la Miscellanea di Storia Italiana e l'Archivio Storico Italiano. Iniziarono poi a sorgere deputazioni regionali: nel 1860 Luigi Carlo Farini fondò le tre deputazioni di Romagna, Modena e Parma, nel 1862 sorse quella di Toscana, nel 1874 quella veneta, nel 1890 la marchigiana, nel 1896 l'umbra; in seguito, l'abruzzese (1910), la friulana (1918) e la siciliana (1924). Inizialmente la coordinazione di tutte le deputazioni fu affidata all'Istituto Storico Italiano, fondato nel 1883, poi, dal 1934, l'incarico passò alla Giunta centrale per gli studi storici. Nel 1935 un decreto regio fissò a 17 il numero delle deputazioni (istituendo anche quelle di Calabria, Lucania, Puglie e Sardegna) e fornì una nuova regolamentazione in materia. Attualmente le deputazioni regionali riconosciute sono 11, mantengono un carattere autonomo e sono riconosciute come enti morali.