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Dente.

(dal latino dens). Organo dei vertebrati, preposto alla masticazione. ║ Ciò che ha forma di d. ● Anat. - Impiantato nell'arco mascellare, si forma dagli elementi ectodermici epiteliali e da tessuti mesenchimali, già presenti allo stadio embrionale del Vertebrato, costituendo così la cresta dentale. In generale nei Mammiferi, il d. è costituito dalla radice, la parte che affonda nell'osso alveolare, e dalla corona, la sezione che sporge libera dal processo osseo; la linea su cui si incontrano le due parti si chiama colletto. Vi può essere più di una radice e, nella sua estremità inferiore, vi sono degli orifizi attraverso i quali passano nervi e vasi. Il d. è costituito da una varietà di tessuto osseo detto dentina o avorio che, in corrispondenza della corona, è ricoperto da un tessuto durissimo traslucido, lo smalto, e in corrispondenza della radice e del colletto è rivestito di cemento; inoltre il colletto è protetto dalla mucosa gengivale. Internamente il d. presenta una cavità (camera dentaria), contenente tessuto connettivo (polpa), costituito da vasi e nervi. I d. possono essere caduchi o permanenti: i primi, in genere, sono persi e sostituiti da quelli definitivi, più robusti e fissi nelle cavità alveolari. Nell'uomo si contano di regola 20 d. caduchi per la prima dentizione, che tra i sette e i 12 anni sono sostituiti da 32 d. definitivi, 16 per arcata. Secondo le loro differenze morfologiche (forma della corona e numero delle radici) si distinguono i seguenti gruppi: incisivi, canini, premolari e molari; sono disposti simmetricamente nelle due metà delle arcate dentarie secondo la seguente numerazione: due, uno, due, due, più un terzo molare, detto d. del giudizio, che compare, generalmente, tra i 18 e i 25 anni. La corona si presenta tagliata a scalpello negli incisivi, lanceolata nei canini, con la superficie masticatoria provvista di due rilievi (cuspidi) nei premolari, di quattro o cinque rilievi nei molari. La radice è unica negli incisivi, nei canini e nei premolari, doppia nei molari inferiori e spesso anche nel primo premolare superiore, triplice nei molari superiori. I d. possono deteriorarsi a causa della carie, un processo di consunzione che perfora lo smalto, fino a giungere alla polpa. ● Zool. - I d. sono propri di tutti i vertebrati, e la loro mancanza, come negli uccelli, è effetto di una riduzione secondaria. Nel processo evolutivo del sistema dentario si sono costituiti due tipi di dentature differenti: negli anfibi, nei rettili e, tra i mammiferi, nei cetacei odontoceti (delfini, capodogli, narvali), la dentatura comprende un numero elevato di d., tutti uguali e propri di un'unica dentizione. Negli altri mammiferi, invece, la dentatura comprende un numero limitato di d., di struttura diversa, che compaiono in periodi successivi. I primi si dicono omodonti, i secondi eterodonti; in genere, comunque, il numero dei d., le loro caratteristiche strutturali e la loro posizione varia da specie a specie. Inoltre, nei mammiferi, i d. possono avere una crescita continua o limitata: nel primo caso la crescita dalla base si accompagna all'usura delle estremità (ad esempio roditori, equidi, suini, elefantidi), nel secondo caso la crescita si arresta e l'usura non incide sull'avorio (ad esempio uomo e carnivori). Infine, in alcuni casi i d. si atrofizzano, trasformandosi in zanne, come nell'elefante e nel narvalo. ║ D. del veleno: caratteristico della maggior parte degli ofidi, è un d. situato nella mascella superiore, collegato a delle ghiandole velenifere parotidee, che permette di iniettare il veleno nella preda attraverso il morso. ║ D. dell'uovo: piccolo d. a scalpello, proprio dell'embrione di alcuni ovipari, soprattutto negli ofidi e nei sauri, che serve al nascituro per rompere il guscio al momento della schiusa e che cade dopo la nascita. ║ D. complicato o senelodonte: è il molare degli ungulati che, per l'usura dovuta alla continua triturazione, presenta larghe superfici semilunari. ● Tecn. - Ciascuno degli elementi sporgenti di organi meccanici e in particolare della ruota dentata, grazie al quale la corona di un ingranaggio comunica il moto per attrito. ● Elettr. - D. di sega: tensione elettrica dalle oscillazioni regolari, con crescita lenta e diminuzione istantanea. Ne risulta un diagramma temporale a forma di onda triangolare o seghettata. Ha una vasta applicazione, soprattutto nella trasmissione e nella ricezione televisiva. ● Arch. - D. di sega: motivo ornamentale a forma di d. proprio dell'architettura romanica e gotica. ● Mil. - Tracciato a d.: tracciato a due facce tipico delle opere murarie di fortificazione. ║ D. a scatto: parte del congegno a scatto proprio del sistema di percussione delle armi portatili, con cui si trattiene il percussore armato.
Raffigurazione della struttura di un dente molare