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Denaro.

Unità monetaria romana detta anche denario. ║ Moneta di vario valore coniata in epoche e in luoghi differenti. ║ Insieme di monete metalliche o di banconote. ║ Soldi, quattrini, ricchezza. ║ Fig. - Buttare il d.: spendere i soldi malamente. ║ Fig. - D. sporco: soldi guadagnati con traffici illeciti o provenienti da sequestri di persona. ║ Fig. - Far d. a palate: accumulare ingenti ricchezze. ● Giochi - Al plurale, uno dei semi delle carte da gioco italiane e dei tarocchi. ● Econ. - D. pubblico: entrate dello Stato, del Comune, ecc. ● Fin. - Nella terminologia della Borsa, domanda di divise estere o di titoli e relativo prezzo di domanda. Il prezzo di domanda è contrassegnato con D, in contrapposizione a quello di offerta contrassegnato con L, vale a dire lettera. ● Metrol. - Antica unità di misura pisana dell'acqua di irrigazione, pari a 0,017 litri al secondo. ● Ind. tess. - Unità di titolazione per i filati di seta. ● Numism. - Presso gli antichi Romani, moneta d'argento coniata per la prima volta nel 296 a.C., equivalente a 10 assi o 2 sesterzi e mezzo. I d., in origine, recavano al recto la testa di Roma galeata e il segno del valore X e al verso i Dioscuri al galoppo e la leggenda Roma. Successivamente sul diritto vennero poste effigi divine e sul rovescio diverse raffigurazioni di avvenimenti politici, militari, religiosi della storia della Roma antica. Il peso della moneta, inizialmente di 4,55 g circa, durante la II guerra punica divenne di 3,90 g. In un primo tempo di ottima lega, il d. si caratterizzò in seguito per una percentuale argentea sempre inferiore. La coniazione del d. fu sospesa con Gordiano Pio. ║ Moneta d'argento posta da Carlo Magno a fondamento della sua riforma monetaria (794 circa). Segnò l'origine della monetazione medioevale, basata sulla divisione della libbra d'argento in 20 soldi, ognuno diviso in 12 d. Il d. pesava originariamente 1,60 g circa; il suo peso e la sua lega vennero sottoposti, nei periodi successivi, a numerosi cambiamenti.