Oratore e uomo politico ateniese. Imprigionato da
Filippo il Macedone a Cheronea (338 a.C.), fu rimandato in patria perché
negoziasse la pace (che da lui prese nome), compito che assolse anche in
seguito, concludendo la pace tra Atene e Alessandro Magno (336 a.C.). Ad Atene
svolse una brillante carriera politica distinguendosi come uno dei maggiori
rappresentanti della fazione filomacedone; in virtù della sua posizione e
della sua autorevolezza, nel 335 a.C., quando Alessandro conquistò Tebe e
pretese la consegna di otto oratori ateniesi, riuscì ad ottenere la
grazia per loro. Nominato stratego di Atene, fu coinvolto nello scandalo di
Arpalo e, accusato di corruzione, venne condannato. Dopo la morte di Alessandro
(323 a.C.) perse i diritti civili, ma poté tornare alla vita politica
l'anno seguente, quando Antipatro ristabilì l'egemonia macedone. Caduto
in disgrazia, fu fatto uccidere dal figlio di Antipatro, Cassandro, che lo
sospettava di tradimento.
D. fu oratore brillante e dotato di grandi
capacità di improvvisazione; in passato gli furono attribuiti 14
Discorsi, che in realtà si sono rivelati degli apocrifi del I
sec., dei quali ci sono giunti solo alcuni frammenti (380 a.C. circa - 319
a.C.).