Filosofo francese. Allievo di J. Hyppolite, con
Derrida e Levy-Strauss fu una delle figure di maggior rilievo della filosofia
francese degli anni Sessanta. La riflessione filosofica di
D., esposta in
Differenza e ripetizione (1969), si concentrò sulla critica al
Logos occidentale, di cui individuava il perno nel metodo dialettico;
tale metodo per
D. si era rivelato incapace di dare ragione del
"diverso", riassorbendolo nel percorso dagli esiti prefissati della logica. Il
filosofo preferiva a tutto ciò il gioco aperto del caso che, attraverso
il "pensiero della differenza", arrivava a destrutturare le eterne domande
sull'origine, sul fine, sulla verità, mostrandone la natura funzionale ad
apparati di dominio. Altri campi di indagine per
D. furono quelli del
pensiero nietzscheano (
Nietzsche e la filosofia, 1962) che a suo parere
aveva posto le domande determinanti la crisi del sapere contemporaneo, o
l'interpretazione della
Recherche di Proust (
Proust e i segni,
1962), il cui oggetto non sarebbe a suo parere la memoria ma la conoscenza. Di
notevole interesse, poi, è risultata la sua critica a Freud e alla
psicoanalisi, in particolare relativa alle teorie dell'inconscio e del
desiderio. La concezione fruediana, riassunta nel complesso di Edipo, è
vista come strumento di pressione e di controllo dell'individuo cui bisogna
opporre un comportamento schizofrenico, inteso come gioco di mutazioni e
processo di liberazione dagli schemi imposti dal potere economico. Si ricorda a
questo proposito
Capitalismo e schizofrenia. L'Anti-Edipo (1972). Fra le
altre opere:
Empirismo e soggettività (1953),
La filosofia
critica di Kant (1963),
Logica del senso (1969) (Parigi
1925-1995).