Grammatico e letterato italiano. Insegnante di
poesia latina a Bologna sino al 1323, in seguito passò a Cesena, tornando
a Bologna nel 1326, anno dal quale non si hanno più sue notizie
documentate. È autore di un
Diaffonus, raccolta di cinque epistole
poetiche scambiate con un altrimenti sconosciuto Nunzio da Tolentino; scrisse
inoltre un commento alle
Metamorfosi di Ovidio. La sua fama è
legata ai versi (un'epistola e un'egloga), scritti nel 1319-21, con i quali
invitò Dante ad abbandonare la poesia in volgare e a cantare in latino i
fatti della storia più recente e lo sollecitò a recarsi a Bologna;
Dante a sua volta rispose con due egloghe. Un'altra egloga indirizzò ad
Albertino Mussato, del quale condivideva l'amore per la poesia classica e la
concezione di una letteratura nobilmente alta, ispirata al culto degli antichi;
alla morte di Dante compose un epitaffio in versi che ebbe l'approvazione di
Boccaccio (Bologna secc. XIII-XIV).