Critico e filologo italiano. Fu professore di Lingue
e letterature neolatine presso l'università di Genova dal 1891 e di
Letteratura francese e spagnola a Roma dal 1905. Scoppiata la prima guerra
mondiale, si schierò contro gli interventisti ma, entrata l'Italia in
guerra, abbandonò volontariamente la cattedra per prestare servizio
militare; dalla sua esperienza di combattente nacquero poi i
Taccuini di
guerra. Entrato nel 1907 nella direzione della rivista "La Cultura", vi
rimase fino al 1913; solo qualche anno più tardi, nel 1921, la rivista
ricomparve con la sua esclusiva direzione, imponendosi come una delle più
prestigiose e autorevoli riviste della cultura italiana, accanto a "La Critica"
di B. Croce. La posizione critica di
D. si distinse per l'acuta
sensibilità ai problemi linguistici e stilistici, ai quali dedicò
particolare attenzione, pur avvertendo il pericolo dell'estrema specializzazione
e del tecnicismo, ai quali oppose sempre un ideale di cultura concretamente
legato alla storia e alle vicende umane. Nelle prime opere
D.
affrontò questioni filologiche, curando edizioni di testi provenzali e
italiani antichi (
Sul canzoniere di Chiaro Davanzati, 1898) e degli
scritti di C. Colombo (1892-94), al quale dedicò anche la biografia
C.
Colombo nella leggenda e nella storia (1892). In seguito si volse allo
studio delle letterature moderne tedesca (
G. Hauptmann e l'opera sua
letteraria, 1899); francese (
Saggi di letteratura francese, 1920);
spagnola (
Cervantes reazionario, 1924). Profonda e accurata fu la sua
conoscenza della letteratura italiana, alla quale contribuì con scritti
fondamentali, quali:
Manzoni e gli storici liberali francesi della
Restaurazione (1926),
Saggi sulla forma poetica italiana
dell'Ottocento (1929), nei quali adottò un tipo di indagine critica
particolarmente attenta agli elementi formali ed espressivi e aperta ai principi
dell'estetica crociana (Casalincontrada, Chieti 1863 - Roma 1928).