Rivoluzionario e uomo politico francese.
Appartenente a una famiglia della media borghesia, conseguì la laurea in
Legge a Reims e dal 1787 esercitò l'avvocatura a Parigi. Fu presidente
del distretto dei Cordiglieri a Parigi (1789) e nel luglio del 1790 fondò
il club omonimo. Membro della Comune rivoluzionaria nel gennaio 1790 e del
Direttorio del dipartimento di Parigi nel 1791, dopo la fuga del re a Versailles
(1791), si pose a capo di una sollevazione popolare che auspicava una
trasformazione dello Stato in senso repubblicano. L'agitazione culminò
nella cosiddetta strage del Campo di Marte (17 luglio 1791), ordinata da La
Fayette e in seguito alla quale D. dovette rifugiarsi in Inghilterra. Tornato a
Parigi, nel dicembre 1791 fu nominato secondo sostituto procuratore della Comune
di Parigi. Protagonista del moto popolare che il 10 agosto 1792 con l'assalto
alla Tuileries abbatté la Monarchia, venne nominato ministro della
Giustizia e fu il massimo artefice della resistenza nazionale e rivoluzionaria
che salvò la Repubblica. Protagonista dell'azione rivoluzionaria fino
all'ottobre 1792, fece adottare dal Governo alcuni provvedimenti straordinari
come le visite domiciliari per la requisizione delle armi, l'invio in provincia
di commissari incaricati di incrementare lo spirito patriottico e di arruolare
uomini, l'arresto di circa 3.000 persone sospette nella capitale. Non promosse
ma tollerò i massacri del 3 settembre 1792. In politica estera
D.
si prodigò per la neutralità dell'Inghilterra, con la quale
avviò negoziati e cercò di staccare la Prussia dall'Austria.
Eletto deputato alla Convenzione (6 settembre 1792), rinunciò alla carica
ministeriale. Cercando di salvare l'unità delle forze repubblicane si
pose in un primo tempo come mediatore tra le varie fazioni, in particolare tra
Girondini e Montagnardi. Tuttavia, le sue proposte di concludere la Rivoluzione,
di costituire un Governo di unità nazionale e di condurre trattative di
pace furono respinte. Le accuse che gli furono mosse dai Girondini di aver
stornato fondi del ministero (200.000 franchi francesi) lo spinsero ad
avvicinarsi al gruppo dei Montagnardi. Dopo aver segretamente tentato di salvare
la vita di Luigi XVI, rendendosi conto che la sua condanna a morte avrebbe
accentuato la reazione europea contro la Francia rivoluzionaria, si
allineò con la maggioranza e votò la condanna del re e
l'istituzione del Tribunale rivoluzionario e del Comitato di Salute Pubblica.
Sostenitore della guerra di propaganda e dell'insurrezione generale dei popoli
contro tutti i re del mondo, ideò una leva di 300.000 uomini guidati da
Dumouriez e reclamò l'annessione del Belgio. Considerata, in seguito, la
posizione critica della Francia, decise di adottare una politica mirante al
conseguimento di accordi diplomatici, cercando invano di porre fine alla lunga
serie di disfatte francesi e di smembrare segretamente la Coalizione, trattando
separatamente con Londra, Berlino e Torino. Il 13 aprile 1793 fece approvare
dalla Convenzione la non ingerenza francese negli affari interni dei Paesi
stranieri. Il suo atteggiamento contraddittorio, il tradimento di Dumouriez, che
sconfitto si rifugiò presso i nemici, e il coinvolgimento nel fallimento
della Compagnia delle Indie, gli alienarono il favore popolare. Dopo
l'espulsione dei Girondini dalla Convenzione, la sua influenza cominciò a
declinare e
D. venne escluso dal nuovo Comitato di Salute Pubblica
(luglio 1793). Da quel momento, quello che era stato il più influente
capo della Rivoluzione andò progressivamente staccandosi dall'ala
rivoluzionaria. Dopo essersi alleato con Robespierre contro la Gironda,
nell'autunno del 1793 divenne capo dell'opposizione moderata degli Indulgenti.
Il gruppo, tuttavia, venne compromesso dall'affarismo e dalla corruzione di
molti suoi membri. Robespierre, che si era servito della fazione degli
Indulgenti per contrastare quella guidata da Hébert, contrattaccò
una volta eliminato il suo nemico. Arrestato il 30 marzo 1794, in seguito alle
accuse di cospirazione mossegli da Saint-Just,
D. fu ghigliottinato il 5
aprile, dopo un processo sommario (Arcis-sur Aube 1759 - Parigi
1794).
Ritratto di Georges-Jacques Danton