Stato (43.095 kmq; 5.313.580 ab.) dell'Europa
centro-settentrionale. Comprende la maggior parte della penisola dello
Jütland e alcune centinaia di isole. Confina a Sud con la Germania, a Est
con il Mar Baltico, a Nord e a Ovest con il Mare del Nord. Capitale: Copenaghen.
Città principali: Abenra, Alborg, Arhus, Hillerod, Nikobing Falster,
Odense, Ribe, Ronne, Roskilde, Soro, Vejle, Viborg. Ordinamento: Monarchia
costituzionale. Moneta: corona danese. Lingua: danese; esistono minoranze
tedesche. Religione: protestante, con minoranze di musulmani e cattolici.
Popolazione: è costituita da una maggioranza di Danesi con esigue
minoranze di Tedeschi e Svedesi, Turchi e popolazioni provenienti dalla
ex-Jugoslavia.
GEOGRAFIA
Posta tra due mari (il
Baltico e quello del Nord) la
D. è
costituita dalla penisola dello Jütland, un territorio pianeggiante che si
estende verso Nord a partire dall'Europa continentale, e da numerose isole, 500
circa, tra le quali le principali sono Sjaelland, Fyn, Lolland, Falster e Morn;
esse sono situate in prevalenza tra la penisola dello Jütland e quella
scandinava e sono abitate stabilmente solo in minima parte. Gli stretti dello
Skagerrak, del Kattegat e dell'Oresund dividono il Paese dalla Norvegia e dalla
Svezia. Alla
D. appartengono anche le Faer Oer, situate tra l'Islanda e
la Gran Bretagna, e la Groenlandia, che dal punto di vista della geografia
fisica fa parte dell'America Settentrionale. Nel suo complesso il Paese
oltrepassa raramente i 100 m di altitudine; ciò è dovuto
all'azione erosiva esercitata dai ghiacciai nel corso delle ere geologiche. Le
coste presentano, nella parte dello Jütland rivolta verso il Mare del Nord,
lagune, bassifondi, scogli; a Est sono alte, articolate, con golfi e numerosi
porti. I fiumi di maggiore importanza sono lo Storå, lo Skiern e il Varde,
che sfociano tutti nel Mare del Nord, e il Gudená, navigabile in parte,
tributario del Kattegat. Al centro della penisola dello Jütland e
nell'isola Sjaelland si trovano alcuni laghi di modeste dimensioni, quali lo
Skanderborg So, il Mosso, l'Arreso, il Tisso. La
D. è
caratterizzata da un clima temperato fresco, più rigido nella parte che
si affaccia al Mar Baltico e più umido nella parte che si affaccia al
Mare del Nord. Solo una minima percentuale del suo territorio è occupata
da foreste.
Cartina della Danimarca
ECONOMIA
Le caratteristiche del clima e del suolo della
D. hanno favorito notevolmente lo sviluppo dell'agricoltura che, fino a
un passato non molto lontano, ha avuto un ruolo determinante nell'economia del
Paese. Oggi l'industria ha assunto il predominio, ma i livelli della
produttività agricola sono ancora elevati, grazie all'alto grado di
meccanizzazione raggiunto. Si coltivano frumento, orzo, segale, avena,
barbabietole da zucchero, patate, cipolle, frutta, piselli. I cereali vengono
spesso impiegati per l'alimentazione di bovini, suini, animali da cortile, che
costituiscono un ingente patrimonio. È importante anche la pesca, sia per
il consumo interno, sia per la produzione di olio e farina di pesce.
Poiché il Paese è carente di materie prime e di fonti energetiche
che lo rendano indipendente dalle importazioni, le industrie più
sviluppate sono le alimentari (produzione di burro, formaggi, salumi, carne,
conservazione del pesce, produzione di birra e zucchero), connesse
all'agricoltura e all'allevamento. Non mancano comunque le industrie
siderurgiche, metallurgiche, meccaniche, chimiche, tessili, del cemento.
Notevole lo sviluppo del turismo. I porti, tutti piuttosto attivi e ben
attrezzati, sono fondamentali per le comunicazioni all'interno del Paese e con
l'estero e per i commerci.
STORIA
Le popolazioni dell'Europa si trovarono per la
prima volta a contatto con gli abitanti della
D. verso il 120 a.C.,
quando i Cimbri e i Teutoni invasero la Gallia, dove sconfissero varie volte gli
eserciti romani. Gli uni e gli altri furono infine vinti da C. Mario, nel 102 e
nel 101 a.C. Le prime testimonianze scritte sulla storia della
D.
risalgono invece all'VIII sec. Il primo re di cui è documentata
l'esistenza, Goffredo, cadde vittima di una congiura di soldati in Germania,
mentre si accingeva a combattere contro Carlo Magno. A lui succedette re Aroldo
(IX sec.), che stipulò la pace con il Sacro Romano Impero e fu poi
spodestato in seguito ai contrasti sorti nel suo Paese. Accolto da Ludovico il
Pio, abbracciò la religione cattolica e, quando ebbe la
possibilità di tornare sul trono, affidò al monaco benedettino
Anscario l'incarico di convertire anche i suoi sudditi, senza però
ottenere un esito positivo. Solo con Aroldo II (m. 988) la religione cattolica
fu introdotta definitivamente nel Paese; con lui i Danesi si impadronirono
dell'Holstein e della Norvegia. Agli inizi dell'XI sec. essi sottomisero anche
l'Inghilterra, che tornò indipendente nel 1042, quando la
D. si
ritrovò divisa da lotte per il potere. Il Paese fu nuovamente unificato
da Valdemaro I il Grande nel 1157, ma i contrasti interni condussero a ulteriori
separazioni, fino a che, nel 1397, con l'Unione di Kalmar,
D., Norvegia e
Svezia (che riacquistò l'autonomia nel 1520) divennero un unico Regno. Re
Cristiano III (1536-1559) diffuse nel Paese il Luteranesimo, che divenne
religione di Stato. Nuove lotte per la riconquista della Svezia furono
intraprese da Federico II e Cristiano IV, che coinvolse la
D. anche nella
guerra dei Trent'anni e che, dopo varie sconfitte, con la Pace di Lubecca (1629)
dovette rinunciare a qualsiasi intervento in Germania. Attaccata e vinta anche
dalla Svezia, nel 1645 la
D. perse il dominio della penisola scandinava,
ma continuò a essere una grande potenza per tutto il XVIII sec. Nel 1807,
alleata di Napoleone, fu attaccata dagli Inglesi, ai quali nel 1814 dovette
cedere Helgoland; nello stesso anno fu privata anche della Norvegia, che
passò alla Svezia. Il tentativo di annessione dello Schleswig Holstein
portò la
D. a due guerre con la Prussia (1848-1850 e 1864), a
seguito delle quali dovette rinunciare all'impresa. Sebbene nel corso della
prima guerra mondiale non avesse mai abbandonato la neutralità, nel 1919
la
D. ottenne, con il Trattato di Versailles, che nello Schleswig si
svolgessero dei plebisciti, grazie ai quali le fu restituita la parte
settentrionale della regione. Nel 1940 il Paese fu occupato dai Tedeschi;
liberato solo nel maggio 1945, si trovò però in condizioni
migliori rispetto alle altre Nazioni europee, non avendo subito gravi danni ai
propri impianti produttivi. Nel 1949 la
D. aderì alla NATO,
schierandosi, in politica estera, con l'Occidente, pur mantenendo posizioni
prudenti nei confronti dell'Unione Sovietica e dei Paesi dell'Est. Nel 1953 fu
promulgata una nuova Costituzione, con la quale venne abrogata la legge salica:
alla morte di Federico IX (1972) poté così succedergli la figlia
Margherita II. I socialdemocratici, che fin dal 1924 costituivano la forza
politica principale della
D., continuarono, nel dopoguerra, a svolgere un
ruolo di primo piano nel Governo, ma la formazione di un polo alla loro sinistra
e l'indebolirsi dei radicali condussero il Paese all'instabilità:
soltanto nel 1945-47 e nel 1968-71 si costituirono coalizioni sostenute da una
maggioranza parlamentare. I socialdemocratici rimasero quasi sempre al potere
fino agli anni Settanta, ma alcuni contrasti su questioni di politica estera
(permanenza nella NATO e adesione alla CEE) impedirono loro di allearsi con i
socialisti popolari, che a partire dal 1960 ottennero successi sempre maggiori.
Le elezioni del 1973, anno dell'ingresso della
D. nella CEE, fecero
registrare la sconfitta delle forze politiche tradizionali e consentirono
l'ingresso in Parlamento di formazioni nuove, quali il Centro democratico, il
Partito cristiano popolare e il Partito del progresso, movimento di protesta
contro la burocrazia dello Stato e le tasse. La crisi internazionale rese
più gravi i problemi economici della
D., provocando un ulteriore
aumento delle tensioni interne e dell'instabilità: le isole Faer Oer, che
dal 1948 avevano ottenuto l'autonomia, rifiutarono di aderire alla CEE e la
Groenlandia ne uscì nel 1985, non appena conseguì anch'essa
l'autonomia. Nel 1982 salirono al potere i conservatori capeggiati da Schluter,
i quali, alleandosi con i liberali, i cristiano-popolari e il Centro
democratico, attuarono una politica di austerità che portò a un
decremento del tasso di inflazione. La coalizione di centro-destra fu
riconfermata nel 1984 e nel 1987, anche se fu messa in minoranza sulle questioni
riguardanti la difesa e la politica estera: nel 1984 il Parlamento bloccò
il pagamento alla NATO del contributo per l'installazione degli euromissili. Le
elezioni del 1990 segnarono una notevole crescita dei socialdemocratici; questo
fatto, insieme all'uscita dei radicali dalla compagine di Governo, costrinse
Schluter a cercare l'appoggio dei partiti di centro partendo da una posizione di
debolezza. Una nuova sconfitta si ebbe per i conservatori nel giugno 1992,
quando il trattato di Maastricht non fu approvato dal referendum popolare; solo
con il ritorno al potere dei socialdemocratici e una seconda consultazione,
indetta nel 1993 dal nuovo Governo di Poul Nyrup Rasmussen, venne sancita
l'adesione all'Unione Europea, che divenne effettiva dal gennaio
1995. Questi avvenimenti, insieme alla riforma fiscale e a programmi in favore
dell'occupazione e dell'istruzione, segnarono l'inizio della ripresa economica
della
D., anche se ne derivò inevitabilmente un aumento del debito
pubblico e dell'inflazione, con conseguente indebolimento della coalizione di
Governo, riconfermata di stretta misura dalle elezioni del 1994 e del 1998.
Nonostante la
D. fosse uno dei Paesi dell'Unione europea che meglio aveva rispettato i parametri fissati dal Trattato di Maastricht, con il referendum sull'integrazione europea del 28 settembre 2000 rifiutò l'adesione alla moneta unica europea. Le elezioni del 20 novembre 2001 decretarono la vittoria della coalizione formata dal Partito liberale, dal Partito conservatore e dal Partito del popolo danese (PPD); quest'ultima formazione, di estrema destra, diventò il terzo partito del Paese. Il leader liberale Anders Fogh Rasmussen venne nominato primo ministro. Sempre nel 2001 proseguì lo scontro tra il Governo di Copenaghen e le isole Faer Oer dove i separatisti, al governo dal 1998, puntano al raggiungimento dell'indipendenza.
ARTELe
prime testimonianze di un'architettura monumentale in
D. risalgono al X
sec. e sono costituite dai resti di un santuario pagano divenuto poi chiesa
cristiana, visibili a Jelling, da campi militari come quelli di Aggersborg e
Trelleborg, dalle chiese di San Ansgar a Hedeby e a Ribe. Nell'XI sec., quando
ormai la pietra aveva preso il posto del legno, maestri comacini costruirono il
duomo gotico di Lund. Il mattone, diffuso anch'esso dei maestri lombardi, venne
impiegato nel XII sec. per edificare il duomo gotico di Roskilde; qui, nella
Cappella dei Re Magi, sono conservati gli esempi più significativi della
pittura gotica danese. Nello stesso periodo sorsero parecchie chiese nei
villaggi, caratterizzate dalla tipica torre-portico. L'influsso dello stile
rinascimentale olandese portò alla nascita tra XVI e XVII sec. - quando
ormai, per effetto della Riforma, la committenza era non più
ecclesiastica, ma laica - dei castelli reali di Kronborg, Rosenborg e
Frederiksborg, rispettivamente a Helsingor, Copenaghen e nell'isola di
Sjaelland. Cristiano IV (1588-1648) fondò numerose città, dando un
grande impulso all'urbanistica, e cominciò la ricostruzione di
Copenaghen, che fu dotata di una nuova cinta muraria, vide sorgere le
fortificazioni di Christianshavn, i quartieri di Nyboder e Ny Skipperboder,
l'Arsenale, la Borsa, l'università. Al suo regno risalgono i castelli di
Frederiksborg (con le pitture di Van Mander e la fontana di De Vries) e di
Rosenborg. L'influsso olandese si protrasse anche nella seconda metà del
Seicento, assumendo la forma di un Barocco non eccessivamente elaborato, come
mostrano la chiesa di San Salvatore a Copenaghen e il palazzo di Charlottenborg
di Van Haven. Nel XVIII sec. tornò invece a prevalere l'influsso
italiano. Il rinnovamento edilizio voluto da Federico V venne realizzato da
Eigtved, artefice del complesso monumentale di Amalienborg. L'Ottocento vide il
predominio del Neoclassicismo sia in architettura (Hetsch, Malling), sia in
pittura (Hansen, Marstrand, Lundbye), sia in scultura (Bissen). Alla fine del
XIX sec. si aprì il periodo dell'eclettismo (Nyrop) e, in pittura,
dell'impressionismo (Philipsen). Gli anni tra le due guerre mondiali segnarono
dapprima un ritorno alla tradizione nazionale medioevale e neoclassica, poi, a
partire dagli anni Trenta, il prevalere del Funzionalismo. Dal secondo
dopoguerra si ebbe un'attenzione sempre maggiore per le esigenze ambientali e
sociali, che comportò un interesse crescente per l'urbanistica. In
pittura si succedettero le correnti del Cubismo (Lundstrom, Swane) e del
Surrealismo (Mortensen, Jacobsen, Heerup).
LETTERATURA
Le origini della letteratura danese sono da
ricercarsi nella tradizione orale delle ballate che narrano gesta d'eroi, amori
e imprese di cavalieri, migrazioni di popoli, storie fantastiche di gnomi. Il
primo testo scritto di cui abbiamo conoscenza è il poema di Bjarke,
risalente al X sec. Lo sviluppo di una vera e propria letteratura intesa come
forma d'arte si ebbe solo nel XII sec., quando il latino si affermò come
lingua della cultura e Saxo Gramaticus compose le
Gesta Danorum, in 16
libri, in cui alle vicende storiche si uniscono leggende, miti, frammenti di
canti epici. Accanto alle opere latine continuarono però a esistere poemi
cavallereschi e popolari in lingua danese. L'introduzione della Riforma, nel XVI
sec., fece registrare una nuova fase di sviluppo della prosa: intellettuali e
scienziati (ad esempio Tycho Brahe) continuarono a servirsi del latino, ma opere
come la traduzione in volgare della
Bibbia di Lutero, nota con la
denominazione di
Bibbia di Cristiano III, mostrano che la lingua danese
si stava evolvendo, fino a raggiungere la piena dignità letteraria nel
XVII sec. con scritti quali il
Libro di visitazioni del vescovo Peder
Palladius. Il Settecento fu per la
D. il secolo di Holberg, autore di
commedie, opere storiche, satiriche e giuridiche, che dominò con la sua
personalità. Con A. Oehlenschläger (1779-1850), che scrisse saggi
critici, ballate, liriche, saghe, tragedie e il poema nazionale
Alladin,
si affermò poi il Romanticismo, caratterizzato da elementi mistici,
fantastici ed emotivi e da scarsa attenzione alla forma. Nonostante le
trasformazioni subite, che condussero a una fusione di Romanticismo e Realismo
nelle opere di autori quali Moeller, Aarestrup e Andersen, le cui fiabe sono
note in tutto il mondo, il Romanticismo in
D. sopravvisse a lungo,
assumendo toni idilliaci; ad essa si oppose per primo il giornale "Corsaro",
diretto da M.A. Goldschmidt (1819-1887). La conseguenza di queste critiche fu il
moltiplicarsi, nella prosa, degli elementi realistici. G. Brandes, discepolo del
filosofo Kierkegaard, diffuse la teoria dell'arte per l'arte e il Naturalismo,
riscontrabile nei romanzi di H. Pontoppidan, H. Bang, K. Gjellerup. Al
Naturalismo succedette l'esperienza simbolista (J. Joergensen, V. Stuckenberg,
S. Claussen), seguita a sua volta dalla nascita di movimenti letterari
provinciali (Hjemstavn) o dalla diffusione di romanzi con una forte impronta di
carattere sociale (come quelli di Andersen-Nexo). Gli avvenimenti della prima
guerra mondiale suscitarono in alcuni poeti angoscia e smarrimento (Kristensen,
Helsted, Lange). Intanto proseguì l'esperienza del romanzo realista
(Scherfig, Klitgor, Herdal) e della letteratura politico-sociale (i drammi di
Abell). Con Frojchen anche la Groenlandia divenne, negli anni Trenta,
protagonista della letteratura. Gli anni dell'occupazione nazista furono segnati
dal coinvolgimento degli scrittori nella resistenza (un esempio per tutti
è il drammaturgo Kay Munk, fucilato nel 1944). Negli anni Cinquanta
fiorì poi un movimento modernista, che intendeva recuperare nella poesia
le tematiche originarie del Romanticismo inglese e tedesco (Sarvjg, Nielsen,
Jaeger). Il decennio successivo fu caratterizzato dalla tendenza
all'introspezione e dalla sperimentazione linguistica (Panduro, Rifbjerg, Holm,
Brandt, Madsen). Gli anni Settanta affrontarono nella letteratura le questioni
politiche proposte dai mass-media, anche in modo originale e anticonformista
(Holten). Gli anni Ottanta segnarono infine la riscoperta della natura e dei
legami tra l'uomo e il mondo che lo circonda (Lundbye, Michael,
Vad).