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Daladier, Edouard.

Uomo politico francese. Professore di Storia, nel 1919 fu eletto deputato per il Partito radical-socialista e fu ministro nei vari Governi costituiti a partire dal 1924 (Colonie, Guerra, Istruzione, Lavori pubblici). Presidente del Consiglio dal gennaio all'ottobre 1933, cercò di ristabilire l'equilibrio del Bilancio, ma le sue proposte di riforma finanziaria furono avversate dalle sinistre comunista e socialista che provocarono la caduta del Governo. Successivamente fu ministro della Guerra e nel 1934 nuovamente a capo di un Governo che cadde pochi giorni dopo essere stato costituito, a causa della situazione di instabilità e dei disordini conseguenti agli scandali dell'affare Staviski. Vicepresidente e ministro della Difesa nel Governo di unità popolare presieduto da Léon Blum (1936-38), nel 1938 costituì un nuovo Governo che rimase in carica sino al 1940. Durante questi due anni di acute crisi e di guerra vennero promulgati quattro decreti che, nel loro complesso, affidavano il potere legislativo all'esecutivo. Come capo del Governo francese, D. fu uno degli autori degli accordi di Monaco (settembre 1938); si assunse poi la responsabilità della dichiarazione di guerra alla Germania (3 settembre 1939). Ministro della Difesa nel Governo Reynaud e poi degli Esteri (giugno 1940), fu sottoposto a processo dal Governo fascista di Vichy e deportato in Germania, dove rimase sino alla fine della guerra. Deputato nel febbraio 1946 alla Costituente e, dal novembre successivo, membro dell'Assemblea Nazionale, nel 1957 fu nominato presidente del RGR (Rassemblement des Gauches Républicaines), il raggruppamento delle sinistre non comuniste, e nel 1958 si pronunciò contro la Costituzione gollista (Carpentras 1884 - Parigi 1970).