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LA DIVINA COMMEDIA di Dante Alighieri (INFERNO) - CANTO XIX

O Simon mago, o miseri seguaci
che le cose di Dio, che di bontate
deon essere spose, e voi rapaci (3)

per oro e per argento avolterate,
or convien che per voi suoni la tromba,
però che ne la terza bolgia state. (6)

Già eravamo, a la seguente tomba,
montati de lo scoglio in quella parte
ch'a punto sovra mezzo 'l fosso piomba. (9)

O somma sapïenza, quanta è l'arte
che mostri in cielo, in terra e nel mal mondo,
e quanto giusto tua virtù comparte! (12)

Io vidi per le coste e per lo fondo
piena la pietra livida di fóri,
d'un largo tutti e ciascun era tondo. (15)

Non mi parean men ampi né maggiori
che que' che son nel mio bel San Giovanni,
fatti per loco d'i battezzatori; (18)

l'un de li quali, ancor non è molt' anni,
rupp' io per un che dentro v'annegava:
e questo sia suggel ch'ogn' omo sganni. (21)

Fuor de la bocca a ciascun soperchiava
d'un peccator li piedi e de le gambe
infino al grosso, e l'altro dentro stava. (24)

Le piante erano a tutti accese intrambe;
per che sì forte guizzavan le giunte,
che spezzate averien ritorte e strambe. (27)

Qual suole il fiammeggiar de le cose unte
muoversi pur su per la strema buccia,
tal era lì dai calcagni a le punte. (30)

«Chi è colui, maestro, che si cruccia
guizzando più che li altri suoi consorti»,
diss' io, «e cui più roggia fiamma succia?». (33)

Ed elli a me: «Se tu vuo' ch'i' ti porti
là giù per quella ripa che più giace,
da lui saprai di sé e de' suoi torti». (36)

E io: «Tanto m'è bel, quanto a te piace:
tu se' segnore, e sai ch'i' non mi parto
dal tuo volere, e sai quel che si tace». (39)

Allor venimmo in su l'argine quarto;
volgemmo e discendemmo a mano stanca
là giù nel fondo foracchiato e arto. (42)

Lo buon maestro ancor de la sua anca
non mi dipuose, sì mi giunse al rotto
di quel che si piangeva con la zanca. (45)

«O qual che se' che 'l di sù tien di sotto,
anima trista come pal commessa»,
comincia' io a dir, «se puoi, fa motto». (48)

Io stava come 'l frate che confessa
lo perfido assessin, che, poi ch'è fitto,
richiama lui per che la morte cessa. (51)

Ed el gridò: «Se' tu già costì ritto,
se' tu già costì ritto, Bonifazio?
Di parecchi anni mi mentì lo scritto. (54)

Se' tu sì tosto di quell' aver sazio
per lo qual non temesti tòrre a 'nganno
la bella donna, e poi di farne strazio?». (57)

Tal mi fec' io, quai son color che stanno,
per non intender ciò ch'è lor risposto,
quasi scornati, e risponder non sanno. (60)

Allor Virgilio disse: «Dilli tosto:
"Non son colui, non son colui che credi"»;
e io rispuosi come a me fu imposto. (63)

Per che lo spirto tutti storse i piedi;
poi, sospirando e con voce di pianto,
mi disse: «Dunque che a me richiedi? (66)

Se di saper ch'i' sia ti cal cotanto,
che tu abbi però la ripa corsa,
sappi ch'i' fui vestito del gran manto; (69)

e veramente fui figliuol de l'orsa,
cupido sì per avanzar li orsatti,
che sù l'avere e qui me misi in borsa. (72)

Di sotto al capo mio son li altri tratti
che precedetter me simoneggiando,
per le fessure de la pietra piatti. (75)

Là giù cascherò io altresì quando
verrà colui ch'i' credea che tu fossi,
allor ch'i' feci 'l sùbito dimando. (78)

Ma più è 'l tempo già che i piè mi cossi
e ch'i' son stato così sottosopra,
ch'el non starà piantato coi piè rossi: (81)

ché dopo lui verrà di più laida opra,
di ver ponente, un pastor sanza legge,
tal che convien che lui e me ricuopra. (84)

Nuovo Iasón sarà, di cui si legge
ne' Maccabei; e come a quel fu molle
suo re, così fia lui chi Francia regge». (87)

Io non so s'i' mi fui qui troppo folle,
ch'i' pur rispuosi lui a questo metro:
«Deh, or mi dì: quanto tesoro volle (90)

Nostro Segnore in prima da san Pietro
ch'ei ponesse le chiavi in sua balìa?
Certo non chiese se non "Viemmi retro" (93)

Né Pier né li altri tolsero a Matia
oro od argento, quando fu sortito
al loco che perdé l'anima ria. (96)

Però ti sta, ché tu se' ben punito;
e guarda ben la mal tolta moneta
ch'esser ti fece contra Carlo ardito. (99)

E se non fosse ch'ancor lo mi vieta
la reverenza de le somme chiavi
che tu tenesti ne la vita lieta, (102)

io userei parole ancor più gravi;
ché la vostra avarizia il mondo attrista,
calcando i buoni e sollevando i pravi. (105)

Di voi pastor s'accorse il Vangelista,
quando colei che siede sopra l'acque
puttaneggiar coi regi a lui fu vista; (108)

quella che con le sette teste nacque,
e da le diece corna ebbe argomento,
fin che virtute al suo marito piacque. (111)

Fatto v'avete dio d'oro e d'argento;
e che altro è da voi a l'idolatre,
se non ch'elli uno, e voi ne orate cento? (114)

Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
non la tua conversion, ma quella dote
che da te prese il primo ricco patre!». (117)

E mentr' io li cantava cotai note,
o ira o coscïenza che 'l mordesse,
forte spingava con ambo le piote. (120)

I' credo ben ch'al mio duca piacesse,
con sì contenta labbia sempre attese
lo suon de le parole vere espresse. (123)

Però con ambo le braccia mi prese;
e poi che tutto su mi s'ebbe al petto,
rimontò per la via onde discese. (126)

Né si stancò d'avermi a sé distretto,
sì men portò sovra 'l colmo de l'arco
che dal quarto al quinto argine è tragetto. (129)

Quivi soavemente spuose il carco,
soave per lo scoglio sconcio ed erto
che sarebbe a le capre duro varco.
Indi un altro vallon mi fu scoperto. (133)
Inferno, c. XIX, vv. 49-51

NOTE AL CANTO XIX



(1) Simon Mago: del borgo di Gitton in Samaria, discepolo del taumaturgo Dositeo, facea anch'egli prodigj, e il popolo lo dicea Virtù di Dio. Fattosi battezzare dal diacono Filippo, volle comprare da san Pietro la grazia dello Spirito Santo, ma fu ributtato e maledetto. Di qua il nome di simonia a denotare il traffico delle cose sacre. Atti, VIII: «Quum vidisset autem Simon, quia per impositionem manus Apostolorum daretur Spiritus Sanctus, obtulit eis pecuniam - Dicens: Date et mihi hanc potestatem, ut cuicunque imposuero manus, accipiat Spiritum Sanctum. Petrus autem dixit ad eum: - Pecunia tua tecum sit in perditionem, quoniam donum Dei existimasti pecunia possideri»; seguaci: di Simone.
(2-5) che di bontate - deon essere spose: «che alla bontà dèon esser congiunte, che ai buoni debbon esser date» (L.); bontate: «holiness: santità» (Lf.); voi rapaci: altri: e voi rapaci; avolterate: prostituite; suoni la tromba: «si parli, si dica epicamente, altamente» (L.).
(7-9) a la seguente tomba, - montati: altri: a la seguente tomba (bolgia) - montati de lo, ecc. Lo Strocchi: «Tomba: tumulo, monticello; b. l.: tumba». Il Parenti: «prominenza»; de lo scoglio: dello scoglioso ponte; sovra mezzo il fosso piomba: sovrasta a piombo, perpendicolarmente, al mezzo del fosso. «Qui surplombe exactement le milieu de la fosse» (Ls.). «Hangs plumb» (Lf.).
(10-12) quanta è l'arte, ecc.: come accortamente provvedi al reggimento delle cose celesti, terrene ed infernali; mal mondo: l'Inferno; giusto: giustamente; comparte: distribuisce il bene e il male, i premj e le pene. «Et combien sont justes les dispensations de ta puissance» (Ls.).
(13-15) per le coste: «Si vede che gli argini delle bolgie non cadono a piombo, ma sono a scarpa o inclinati per modo che danno, sebbene malagevolmente, accesso al fondo» (F.); livida: nericcia; d'un largo tutti: tutti d'egual grandezza e rotondi.
(18-21) battezzatori: «Erano a similitudine di quelli quattro pozzetti, i quali nel tempio del Battista Giovanni sono intorno alla fonte posta nel mezzo del tempio, fatti perché vi stiano i preti che battezzano, e siano più presso all'acqua (ove battezzavano per immersione)». Così il Landino, al cui tempo erano ancora in piè. «Ma nel 1576 il Battistero fu demolito, essendo cessato l'antico costume di non battezzare, fuori del caso di necessità, che nel sabato santo e nella vigilia di Pentecoste; il che adducendo gran folla, s'era provveduto che i battezzanti fosser sicuri da ogni calca e spingimento» (Lanèo). Il Dionisi legge: «di battezzatorj: luoghi da battezzare, tenendo che in quei pozzetti stesse acqua per amministrare il battesimo, se non altro, fuori dei tempi solenni»; rupp'io: «Intervenne che, essendo più fanciulli nel tempio di San Giovanni, e scherzando, siccome è di lor costume, uno cadde in un de' pozzi doppio (cioè colle gambe rivolte alla vita), e non se ne potendo per altra via cavare, vi s'abbatté Dante, e di sua mano ruppe il pozzo, e scampò il fanciullo» (Landino). Benv. rifiorisce il racconto: «Et breviter nullo sciente aut potente succurrere puero periclitanti, supervenit Dantes, qui tunc erat de prioribus regentibus. Qui subito viso puero clamare caepit: Ah quid facitis, gens ignara! Portetur una securis. Et continuo portata securi, Dantes propriis manibus percussit lapidem, qui de marmore erat, et faciliter fregit. Ex quo puer quasi reviviscens a mortuis, liber evasit»; v'annegava: vi soffogava. Il Buti: «per qualche fanciullo che vi s'era rinchiuso dentro, sì che vi spasimava; o perché v'era acqua - trapelatavi dalla fonte»; e questo sia suggel: e questo testimonii ch'io nol feci per violare le cose sagre, e purghi l'inganno natone nella mente d'alcuni; cb'ogn'uomo sganni: «che credesse che fosse stato altrimenti» (B.).
(22-24) bocca: orifizio; a ciascun: foro; soperchiava: soperchiavano, avanzavano; al grosso: alle polpe; e l'altro: il resto del corpo; supplizio condegno a quelli il cui occhio pur mira a terra, spregiando il cielo.
(25-26) accese: dalle fiamme; intrambe: tutt'e due le piante; guizzavan: «vibravano, brandivano. Passav.: "Guizzar le lance"» (Ces.). Il Lanèo: «sgambettavano»; le giunte: i colli de' piedi. «Tbe joints so violently quivered» (Lf.).
(27) ritorte: legami; propr. di vermene attorcigliate. Il Blanc: «strambe: legami fatti di ginestra di Spagna». Il Lanèo: «di giunchi attrecciati. Fannosi in Barberia, e viene legati con essi li boldroni e il corame minuto di quelle parti».
(28-33) Qual suole il fiammeggiar, ecc.: il Cesari: «quelle fiamme scorrevano a fior di pelle, come la fiamma che lambe l'olio rimaso sopra carta o roba unta, senza intaccar la sostanza»; dai calcagni a le punte delle dita, vale a dire per tutta la pianta de' piedi; guizzando: agitando i piedi; consorti: di pena; più roggia: più ardente, come di colui ch'era di maggior degnità e più reo; succia: dissecca ed arde.
(35-39) cbe più giace: «ch'è più bassa dell'altra, perché più prossima al centro di Malebolge. Inf., XXIV, 37» (F.). «Che è più piana» (B.); torti: peccati; m'è bel: «piacevole» (B.); sai quel cbe si tace: «li pensieri dentro» (B.). Inf., XVI, 120: ma per entro i pensier miran col senno.
(40-42) Allor venimmo: Dante portato da Virgilio; in su l'argine quarto: che separa la terza bolgia dalla quarta; stanca: sinistra. Il B.: «a mano manca, che è meno abile che la ritta»; foracchiato: pieno di fori contenenti peccatori; arto: «stretto, pel pendio delle coste» (F.).
(43-45) anca: «l'osso che è tra il fianco e la coscia, sopra cui lo portava» (V.); non mi dipuose: il B.: «Non mi dispuose, non mi pose giù a terra, anzi mi tenne in su l'anca infino che fummo al buco di colui che guizzava così, come è detto»; sì piangeva: «facea segno di dolore con la zanca, o gamba; solo modo ch'avean di esprimerlo» (Bl.). Altri: si piangea: si dolea, se plaignait. O risponde al lat. plangere. Ov.: «Plangitur ac trepidans adstringit vincula motu»; (l'augello preso al laccio) si dibatte. Il Frat.: «sì pingeva: spingea, spingava».
(46-48) qual che: qualunque; che 'l di su, ecc.: lo capo che de' stare di sopra tieni di sotto, ove denno stare li piedi; commessa: piantata. Il Buti: «fitta come si ficca il palo. Ché 'l palo v'è il più sottile di sotto, e tanto si ficca, quanto bene si ferma»; fa motto: parla.
(49-51) Io stava, ecc.: Accenna al supplizio detto del propagginare, nel quale i rei, a modo di viti, si ficcavano col capo in giù in buche scavate a tal effetto, e si soffocavano col gettarvi entro della terra. Ora come il frate per udire la confessione del reo, posto a tal pena, dovea abbassare l'orecchio alla buca, e così Dante per udir quel dannato; assessin: «è colui che uccide altrui per danari et è comunemente condannato in ogni luogo del mondo a tal pena, cioè trapiantato in terra» (B.). «Per giustizia e legge municipale così si sotterra in Firenze vivo» (O.); richiama lui: cioè lo frate ancora, e dice che ha ancora a dire; per che la morte cessa: «indugia in quel chiamarlo e mostrar ch'abbia a dir altro» (B.); la morte cessa: resta sospesa: lasciando in quello i giustizieri di gettar terra.
(52-54) el el gridò: l'anima di Niccolò III; Di parecchi anni mi mentì lo scritto: Avea preveduto, per quella facoltà che Dio dona ai dannati (Inf., X, 100), che Bonifacio VIII dovesse morire alcuni anni dopo (nel 1303 come seguì), e questo è lo scritto, e non gl'indovinamenti dell'abate Gioachino, come intese l'Anonimo fiorentino, o altro simile; onde stupiva che fosse giunto prima.
(55-57) aver: ricchezze; torre a 'nganno: impossessarti con frode di, ecc. Allude ai maneggi di Bonifazio con Carlo II re di Napoli, contro Celestino V. «Quand son prédécesseur, Célestin V, mourut, il lui fit avec joie - dicono i Benedettini nell'Arte di verificare le date - des funérailles pompeuses, et ordonna que l'Eglise célébrerait sa mémoire le jour de sa mort. C'est ainsi que, dans le paganisme, des tyrans ont mis quelquefois au rang des dieux leurs maîtres, qu'ils avaient fait mourir après les avoir détrônés, V. Inf., III, 59»; la bella donna (la Chiesa): «non habentem - scrive san Paolo - maculam aut rugam aut aliquid hujusmodi (Ephes., V, 27)». Il Buti: «ogni papa è come marito della Chiesa, e la Chiesa è a lui come sua sposa»; farne strazio: «perocché non la tenne a modo di donna, o di sposa, ma in avolterio la concedette alli re della terra ed alli prelati, lasciandola puttaneggiare» (O.). Straziarla col mal governo. «Aliqui tamen dicunt quod potest intelligi de quadam comitissa Margarita (una giovane de' Colonnesi; Anonimo fiorentino), quam Bonifacius tradidit cuidam nepoti suo» (Benv.).
(64) storse i piedi: «per dispetto d'essersi ingannato» (F.). «Per vergogna d'aver parlato ad altro che a complice suo» (T.).
(68-72) la ripa: tra l'alto dell'argine e quel fondo; gran manto pontificio; orsa: stemma degli Orsini, per la famiglia medesima; per avanzar li orsatti: figli dell'orsa; per mandar innanzi quelli di sua famiglia. Benv.: «Fuit primus, in cujus curia palam committeretur simonia per suos attinentes»; che su: nel mondo imborsai l'avere, e qui me in questa buca.
(73-78) Di sotto al capo mio, ecc.: «tirati giù per la fessura della pietra, cioè pel foro medesimo, in cui son io ora piantato, sono piatti, stanno distesi, non capofitti come me, ecc.; appiattati» (B.). B. B.: «schiacciati lungo lo stretto foro della pietra». «Flattened along the fissure of the rock» (Lf.); colui: Bonifazio; 'l subito dimando: l'improvvisa domanda.
(79-84) Ma più è 'l tempo, ecc: «Fingendo D. questo suo viaggio nel 1300, eran già venti anni che Niccolò (morto nel 1280) stava confitto; e tra la morte di Bonifazio VIII e quella di Clemente V (morto nel 1314), che è quel pastor che dice che verrà... di ver ponente, cioè di Guascogna, ch'è al ponente di Roma, corsero appena undici anni. Ond'è vero che era più tempo che egli se ne stava così riversato, che non vi sarebbe stato dopo di lui Bonifazio» (L.); dopo: al supplizio, non al triregno; essendo a Bonifazio succeduto Benedetto XI, che pontificò pochi mesi; sanza legge: «illegittimo, perché non eletto secondo legge» (Strocchi). L'Ottimo commento: «nulla legge razionale userà, ma viverà come bestia». «Il Petr., de' Tedeschi: "popol senza legge"» (T.); tal che convien che lui e me ricopra: «litteralmente quanto al buco, allegoricamente quanto all'infamia, ch'elli avrà tanta infamia per le sue piggiori opere, che non si dirà più di Nicolao né di Bonifazio» (B.).
(85-87) Nuovo Iason, ecc.: paragona Clemente V, eletto per favore di Filippo il Bello, al quale avea promesso, tra l'altre cose, trasferir la sede pontificia in Francia e l'estinzione dell'ordine dei Templari, a Iasone, fatto per favore d'Antioco sommo sacerdote; molle: «flessibile» (B.). Macc., II, 4: «Sed post Seleuci vitae excessum, cum suscepisset regnum Antiochus, qui Nobilis appellabatur, ambiebat Jason frater Oniae summum sacerdotium. - Adito rege, promittens ei argenti talenta trecenta sexaginta, et ex reditibus aliis talenta octoginta: - super haec promittebat et alia centum quinquaginta, si potestati ejus concederetur gymnasium et ephebiam sibi constituere... Quod cum rex annuisset, et obtinuisset principatum, statim ad gentilem ritum contribules suos transferre coepit». Clemente V. Il guascone Bertrand de Got, vescovo di Comminges, poi arcivescovo di Bordeaux, vedi in G. Villani, VIII, 80, il contratto in sei punti stretto col re di Francia, perché gli facesse conseguire il papato. Di lui, V. Le Clerc: «Lorsqu'il se justifiait de substituer ses propres choix aux libres élections du clergé, il se bornait à dire: C'est que jusqu'à présent on ne savait pas être pape... Un abbé de l'abbaye bénédectine de la Seauve majeure, au diocèse de Bordeaux, Gaillard de la Chassaigne, qui dut son titre, en 1311, à la nonination directe du souverain pontife, donna le premier, du moins en France, l'exemple d'ajouter à la formule: Dei gratia, les mots et apostolicae sedis». G. V., IX, 59: «Nell'anno 1314, dì 20 aprile, morì papa Clemente. Questi fu uomo molto cupido di moneta e simoniaco, che ogni beneficio per danari s'avea in sua corte, e fu lussurioso. E lasciò i nipoti e suo lignaggio con grandissimo e innumerabile tesoro, e dicesi che, essendo morto uno suo nipote cardinale, cui egli molto amava, costrinse uno grande maestro di negromanzia che sapesse che dell'anima del nipote fosse. Il detto maestro, fatte sue arti, uno cappellano del papa molto sicuro fece portare a' dimonia, i quali il menarono allo 'nferno, e mostrargli visibilemente uno palazzo, iv'entro uno letto di fuoco ardente, nel quale era l'anima del detto suo nipote, dicendogli che per la sua simonia era così giudicato. E vide fare un altro palazzo alla 'ncontra, il quale gli fu detto si facea per papa Clemente; e così rapportò al papa, il quale mai poi non fu allegro, e poco vivette appresso: e morto lui, e lasciatolo la notte in una chiesa con grande luminara, s'accese e arse la cassa, e 'l corpo suo dalla cintola in giù».
(88-96) folle: ardito; metro: modo, tenore; in prima, ecc.: prima di porre; Viemmi retro: «Sequere me» (Jo., XXI); Né Pier né li altri apostoli; fu sortito: per sorte fu posto; l'anima ria: Giuda. Atti, I: «Et statuerunt duos, Joseph, et Mathiam, - Et orantes, dixerunt: Tu, Domine, qui corda nosti omnium, ostende, quem elegeris ex his duobus unum, - Accipere locum ministerii hujus et apostolatus, de quo praevaricatus est Judas, ut ahiret in locum suum. - Et dederunt sortes eis, et cecidit sors super Mathiam, et annumeratus est cum undecim Apostolis».
(97-99) Però ti sta: resta nel tormento; ben: giustamente; e guarda ben: custodisci bene; ironicamente; contra Carlo ardito: iI Lanèo: «Che ti fece presuntuoso a domandare allo re Carlo una sua figliuola (R. Mal.: nipote) per uno di casa tua, che non volle assentire: onde l'ira». «Fu corrotto per pecunia da messer Gian di Procida, trattatore della ribellione di Sicilia; ond'elli assentì alla detta ribellione, e del detto assentimento scrisse lettere alli congiurati, ma non le bollò con papale bolla» (O.). Benv.: «Quia licet Nicolaus optaret destructionem Caroli, tamen non fuisset ausus dare operam proditioni Siciliae, nisi electuarium auri confortasset debile cor suum».
(100-104) ancor: quantunque sii nell'Inferno; più gravi: «plus rudes» (Ls.); attrista: il Parenti: «immalvagisce».
(105-111) Di voi pastor, ecc.: «Ce fut vous pasteurs qu'eut sous les yeux l'Evangéliste» (Ls.). Apoc., XVII: «Quando udii: Vieni, e mostrerotti la dannazione della gran meretrice, che siede sopra le molte acque, colla quale fornicarono i regi et coloro che abitano la terra inebriarono del vino del suo bordellaggio; et trassemi in ispirito nel diserto: et vidi una femmina sedere sopra la bestia sanguinea, piena di nomi di bestemmie, la quale avea sette teste e dieci corna, e la femmina era in porpore, e in cocco e in oro, pietre preziose e margherite, avendo un vaso d'oro in mano, pieno d'abominazioni e di sozzure di sue fornicazioni, e nella sua fronte era scritto: Mistero. Io sono la grande Babilonia, madre delle fornicazioni e delle abominazioni della terra. E vidi questa femmina ebbra del sangue de' Santi e di quello de' Martiri». Similmente il Petr. nell'Epist. sine titulo XVIII. «Dante interpreta con libertà le allegorie de' libri sacri. Alla donna che siede sopra molte acque (Roma, o meglio il papato), egli dà teste e corna, quando nell'Apocalisse si assegnano alla bestia. Noi crediamo che le sette teste siano i sette sacramenti, e le dieci corna i dieci comandamenti, e che la buona amministrazione di quelli, e la giusta osservanza di questi acquistino alla Chiesa l'argomento di sua verità e purezza. L'altra esposizione, rimessa in campo dal Fraticelli, che le sette teste significhino i sette colli di Roma, e le dieci corna i popoli vinti da Roma (il determinato per l'indeterminato), ha questo di buono che s'accorda al tutto con la spiegazione che dà di queste imagini l'Apocalisse» (Bl.).
(112-114) fatto v'avete, ecc.: Simulacrorum servitus, dice l'avarizia anche san Paolo (Ad Coloss., III, 5); e che altro, ecc.: e che divario è da voi agl'idolatri, se non ch'essi n'adorano uno e voi cento? Il Lanèo: «Ogni denaio è vostro idolo e adoratelo, e per lui vi pensate avere vita. Idolatre è anche sing. Lat.: idolatres e idolatra».
(115-117) Ahi, Costantin, di quanto mal, ecc.: intende, giusta la credenza che si aveva a' suoi tempi, che Costantino donasse Roma a san Silvestro (V. Par., XX, 55 e segg.), che però chiama il primo ricco padre. L'Anonimo fiorentino: «Costantino, quando dotò la Chiesa, mise veleno nell'animo de' suoi pastori».
(120) spingava, ecc.: «guizzava fortemente con amendu' le piante, che tenea fuori del buco» (B.). Altri: springava. Ditt., IV, 4: «Dal capo alle piote».
(121-123) piacesse: il mio dire; contenta labbia: «vista ridente» (Lanèo); vere espresse: «empreintes de vérité» (Ls.).
(125-129) e poi che tutto su, ecc.: «arrecato sul petto» (B.); a sé distretto: «abbracciandomi» (B.). «Serré contre soi» (Ls.); sì, ecc.: altri: sì o sin men portò; tragetto: passaggio.
(130-132) Quivi: sul colmo del ponte; soavemente: «pianamente» (B.); soave: soavemente. Altri lo fa aggettivo; sconcio ed erto: «disagiato e alto tanto, che sarebbe duro passaggio eziandio a le capre, ecc. La capra è animale che volentieri va pascendo sopra la penna de' monti, e molto agevolmente monta» (B.).
(133) Indi: dal colmo dell'arco quarto; un altro vallon: la quarta bolgia; mi fu scoperto: «che prima nol vedea» (B.).