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Cuoio.

Pelle di animale trasformata, mediante processi di concia, in una sostanza imputrescibile e di lunghissima conservazione. Detto derma o corio, è il secondo degli strati che costituiscono la pelle degli animali; diventa c. dopo essere stato liberato dall'epidermide, dai peli, dalle fibre muscolari e dal carniccio. Le pelli grezze vengono lavorate dai conciatori attraverso tecniche svariate che danno pellami con caratteristiche diverse. I pellami forti (o pesanti) vengono impiegati per le scarpe (sia per la suola che per le tomaie) e per le cinture. I pellami molli (o leggeri), più morbidi e fini, ottenuti con conce vegetali e miste, vengono utilizzati nell'abbigliamento e in pelletteria; ne esistono vari tipi. ║ C. bulgaro o di Russia: conciato al vegetale, ha un odore caratteristico dovuto all'uso di tannini particolari (olio etereo presente nella corteccia della betulla). ║ C. cilindrato: lucidato e cilindrato, è utilizzato per il confezionamento delle suole delle scarpe. ║ C. in crosta: c. conciato ed essiccato. ║ C. grasso: conciato al vegetale, è utilizzato per la fabbricazione di valigie e calzature. ║ C. marocchino: ottenuto dal montone, è particolarmente morbido e utilizzato per fodere e abbigliamento. ║ C. maschereccio: conciato con allume e trattato con grassi, oli e sego, è impiegato nella confezione di articoli di selleria. ║ C. scamosciato: prodotto con concia all'olio, è utilizzato nei guantifici. ║ C. verniciato: c. ricoperto con opportune vernici. ║ C. zigrino: c. al quale, con determinate presse a caldo, si fornisce una grana speciale; è usato per lavori di fantasia. ║ Si producono anche c. artificiali attraverso combinazioni diverse di scarti di pelle, di carta, di composti di caucciù, di acetato di cellulosa. ● Anat. - C. capelluto: la cute della volta cranica, ricoperta normalmente dai capelli. ● Mineral. - C. di monte: varietà di asbesto che si presenta sotto forma di lamine flessibili, costituite da fibre del minerale fittamente intrecciate. ● Arte - Nell'ambito delle arti decorative, il c. ebbe sempre un ruolo importante. Venne utilizzato fin dai tempi antichi nell'arredamento: già nel XIV sec., grazie alla sua solidità e durata, veniva unito al legno in cassepanche, sedie, seggioloni. Venne impiegato per la prima volta a scopo decorativo nel Rinascimento, in particolare dagli Arabi che introdussero tale usanza in Europa insegnandola agli Spagnoli: le superfici in c. furono rivestite con incisioni e intagli, in genere di tipo geometrico. Famosi furono i c. d'oro, cosiddetti perché colorati e martellati su fondo dorato, prodotti inizialmente a Córdoba: erano incisi, sbalzati, pirografati (cioè incisi a fuoco), impressi a secco, decorati in oro, lavorati a mosaico (decorazione consistente nell'applicazione di pelli scamite sottilissime di differente colore, successivamente contornate, in oro, a piccoli ferri.). Dalla Spagna tale uso passò in Italia (Napoli, Venezia), dove nel corso del Rinascimento il c. venne utilizzato per addobbi, per rilegature e custodie. L'impiego del c. nella rilegatura dei libri costituì fin dai tempi del manoscritto un'arte a sé stante. Nel XVIII sec. venne usato il cosiddetto c. marocchino (c. di capra conciato con galla e colorito dalla parte del fiore) per ricoprire scrivanie, cofanetti preziosi e anche mobili in genere.