Cristianesimo
1   INTRODUZIONE
Affreschi della moschea di Kariye Camii, Istanbul
Il ciclo di affreschi della moschea di Kariye Camii, a Istanbul, venne composto fra il 1310 e il 1320. In questa scena, Cristo salva Adamo dall'inferno.
Bridgeman Art Library, London/New York

Cristianesimo La religione più diffusa nel mondo, con oltre un miliardo e 700 milioni di aderenti alle diverse confessioni.

2   LA FEDE CRISTIANA

Fondamento della fede di tutte le Chiese cristiane è il riferimento costante alla persona del Cristo, morto e risorto per la salvezza dell’umanità. In Gesù di Nazareth, che ha predicato, guarito, perdonato, annunciato la vicinanza del Padre, accettato liberamente la morte sulla croce ed è resuscitato dai morti, i cristiani riconoscono il Figlio stesso di Dio.

Nella vicenda di Gesù, attestata dal Nuovo Testamento e in particolare dai Vangeli, si manifesta l’amore di Dio che vuole incontrare l’uomo partecipando alla sua storia (vedi Incarnazione): di fronte al peccato e al rifiuto, Gesù resta coerente alla sua logica di amore, fino ad accettare la croce. “Dio è amore” proclamano i cristiani, e la “passione” con la quale Dio ha amato il mondo attraverso il Figlio è esperienza storica che si manifesta nella croce di Gesù.

2.1   La Trinità

Dio, per manifestare il suo amore, ha creato l’universo ponendo come vertice e sigillo della sua azione creatrice l’umanità, destinata fin da principio alla salvezza e all’incontro diretto con il Padre nella persona di Gesù. In Gesù gli uomini diventano a loro volta “figli di Dio” ricevendo il battesimo “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, come affermano tutti i simboli della fede cristiana. Dio si rivela come Padre, Figlio e Spirito, e l’uomo è chiamato a partecipare alla stessa vita trinitaria.

2.2   L’Eucaristia e la Chiesa

Se il battesimo, riservato originariamente agli adulti ma poi amministrato ai fanciulli, costituisce fin dai primordi del cristianesimo la cerimonia di iniziazione alla fede, l’Eucaristia, o cena del Signore, è indubbiamente il rito principale, che richiama il gesto di Gesù nell’Ultima Cena e le sue parole: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”.

Proprio l’interpretazione di queste parole è tuttora motivo di divisione fra le confessioni cristiane: alcune di esse, come il cattolicesimo, sostengono la presenza reale del Cristo nelle specie del pane e del vino; altre, di matrice protestante, parlano generalmente di presenza simbolica. Parimenti non esiste una prospettiva univoca concernente il concetto fondamentale di “Chiesa“, vocabolo di origine greca che designa l’assemblea di quanti si trovano uniti dalla fede comune in Gesù: se per la tradizione cattolica Cristo è il fondatore di una Chiesa basata sull’autorità dei successori degli apostoli (vedi Successione apostolica), e quindi necessariamente legata a un principio gerarchico, la dottrina protestante tende idealmente a concepire la comunità come libera convocazione dei credenti.

Se, inoltre, alle rivendicazioni storiche della Chiesa cattolica, che si pone tradizionalmente come unica Chiesa legittima legata direttamente al fondatore, fa riscontro la tendenza di alcune comunità protestanti a proclamarsi eredi dell’unica Chiesa pura e autentica, la situazione contemporanea conosce in misura sempre maggiore l’abbandono di una tale prospettiva esclusivistica da parte di esponenti delle diverse confessioni, nell’ambito di un movimento ecumenico il cui fine ultimo è la ricerca dell’unità fra tutti i cristiani.

3   IL CRISTIANESIMO E LA STORIA

Incentrata fin dalle origini sul rito eucaristico e sulla lettura della Parola di Dio, la liturgia cristiana ha assunto nei secoli forme articolate e complesse, tuttora visibili nel patrimonio rituale delle Chiese, differente a seconda delle diverse confessioni.

La vita spirituale cristiana, attraverso la quale ogni singolo credente è chiamato a fare esperienza personale di Cristo, comprende molteplici espressioni cultuali e individuali: la preghiera alimenta costantemente l’adesione della fede al Risorto. Nel “giorno del Signore”, la domenica, la comunità cristiana si raduna per celebrarne la memoria.

La fede in Cristo, come rivelazione dell’amore del Padre, fonda per i cristiani il comandamento dell’amore per i fratelli. Questo amore si declina nella storia e nelle diverse condizioni e situazioni in cui il cristiano si trova a operare.

Il rispetto per ogni persona, della sua vita e della sua dignità, è principio fondamentale e irrinunciabile, così come è dovere fondamentale del credente operare per la giustizia e la pace, basando la propria azione sulla speranza cristiana. Tale speranza non è fuga nell’aldilà, ma certezza che la resurrezione di Cristo è principio di salvezza per l’umanità intera.

Questa fede permette al cristiano di credere, nonostante le smentite della storia, che l’ultima parola non sia dell’ingiustizia e della prepotenza. Il riconoscimento che comunque tale speranza trovi giustificazione in Dio fa sì che non si possano mai identificare “regno di Dio” e realizzazioni storiche: la parusia, ovvero il ritorno di Cristo sulla terra, anche nel suo aspetto di giudizio e di definitiva sconfitta del male e del peccato, appartiene alla libera iniziativa di Dio, imprevedibile e incalcolabile.

4   LE ORIGINI
Espansione del cristianesimo
Nel corso del suo primo millennio la religione cristiana conobbe una rapida diffusione: gli eserciti di Roma e di Costantinopoli la impiantarono nei nuovi territori di conquista; personaggi carismatici come sant'Agostino di Canterbury, san Colombano, san Bonifacio e i santi Cirillo e Metodio si spinsero in luoghi sconosciuti per portarvi il messaggio cristiano.
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Le informazioni in nostro possesso circa la vita e il messaggio di Gesù sono contenute nei testi del Nuovo Testamento, che furono scritti dagli appartenenti alle prime comunità cristiane allo scopo di diffondere la fede. Proprio questo carattere dei documenti neotestamentari, concepiti in primo luogo come attestazione di fede in colui che si rivelò Figlio di Dio attraverso la sua morte e resurrezione, rende complessa una ricostruzione precisa, dal punto di vista storico, della vita di Cristo: gli episodi salienti di questa vicenda sono stati riletti dalla comunità primitiva alla luce della fede stessa, per mezzo di procedimenti articolati e complessi che la moderna critica biblica si è sforzata di determinare. Oggi comunque gli studi critici si orientano a riconoscere la possibilità di ricostruire nelle sue linee essenziali la predicazione e la vicenda storica di Gesù.

Sede della prima comunità cristiana fu, fino alla sua distruzione a opera dell’esercito romano nel 70 d.C., la città di Gerusalemme. Qui il gruppo dei discepoli di Cristo era considerato una delle correnti dell’ebraismo prima che i rapporti con la religione, da cui lo stesso Cristo aveva preso le mosse, si facessero oltremodo complessi: i cristiani, infatti, non esitarono a vedere nella vicenda del loro Maestro il compimento delle promesse che Dio aveva fatto al popolo ebraico, secondo quanto attestavano quei libri che costituivano la Bibbia ebraica e che saranno integralmente riconosciuti dalla nuova Chiesa come Antico Testamento. La comunità cristiana, dunque, si considerò l’erede privilegiata della tradizione religiosa del popolo ebraico.

4.1   San Paolo

La disputa sulla persona di Gesù allontanò così sempre di più i cristiani dal resto del popolo ebraico, e il solco divenne incolmabile quando la comunità cristiana decise, soprattutto per impulso di Paolo di Tarso, di rivolgere la sua azione di proselitismo ai cosiddetti “gentili“, ovvero ai pagani; questi ultimi, non provenienti dalla radice dell’ebraismo, erano destinati a divenire la componente preponderante della Chiesa.

Le lettere di Paolo costituiscono il primo importante tentativo di tratteggiare un sistema teologico del cristianesimo e, insieme ad altri scritti, forniscono importanti notizie circa l’organizzazione delle prime comunità, che erano amministrate da “presbiteri”, cioè dagli anziani, sotto la supervisione di un vescovo.

4.2   I primi concili
Gozzoli: Sant'Agostino
Negli anni della sua giovinezza Agostino si dedicò all'insegnamento della retorica e della filosofia nella scuola di Roma: così lo raffigura Benozzo Gozzoli in questo affresco della chiesa di Sant'Agostino, a San Gimignano. In seguito, divenuto vescovo di Ippona, Agostino lottò contro le dottrine eretiche dei donatisti e dei pelagiani, elaborando le sue dottrine sul peccato originale, la grazia divina e la predestinazione. Le sue opere, dalle Confessioni alla Città di Dio, segnano tappe fondamentali della meditazione cristiana e della riflessione filosofica occidentale.
Nimatallah/Agenzia LUISA RICCIARINI—MILANO

L’impegno a definire i contenuti fondamentali della fede divenne predominante nel II e III secolo, soprattutto a motivo delle controversie sorte in relazione alla persona del Cristo, la cui natura veniva concepita da alcune correnti, poi dichiarate eretiche, come unicamente divina oppure unicamente umana: si giunse così ai primi concili ecumenici, fra i quali quelli di Nicea nel 325 e di Calcedonia nel 451, che formularono ufficialmente la dottrina della Trinità e della duplice natura, umana e divina, di Gesù, elaborando quello che per secoli sarà il linguaggio della teologia cristiana. Questo linguaggio ispirerà le opere di un grande pensatore come sant’Agostino.

4.3   Dalle persecuzioni all’editto di Costantino

Per quanto riguarda invece i suoi rapporti con le autorità politiche, il cristianesimo, dapprima riconosciuto come setta ebraica nell’ambito dell’impero romano, incontrò ben presto (già prima della morte di Nerone nel 68 d.C.) l’ostilità degli imperatori. Si verificarono così periodi di persecuzione e numerosi cristiani dovettero affrontare la morte pur di non rinnegare le loro convinzioni, andando a costituire la schiera, da sempre oggetto di venerazione della Chiesa, dei martiri, testimoni supremi della fede.

Il fallimento sostanziale del tentativo, condotto in particolare da alcuni imperatori come Diocleziano, di sradicare il cristianesimo attraverso la persecuzione sistematica, portò di fatto a una sua diffusione ancor più massiccia, come già aveva intuito Tertulliano, autore della celebre definizione secondo la quale il sangue dei martiri sarebbe stato seme per la Chiesa: si arrivò così all’accettazione della nuova fede da parte delle autorità e alla promulgazione dell’editto di Costantino.

4.4   Il monachesimo

Nell’anno 313 il cristianesimo risultava ufficialmente una delle religioni dell’impero romano, fatto che determinò una sempre maggiore contiguità al potere politico e preparò la strada al successivo editto dell’imperatore Teodosio, con il quale la fede predicata dai cristiani divenne l’unica religione accettata dall’impero. Se la Chiesa ottenne in tal modo indubbi privilegi, divenendo effettivamente anche una forza politica, rimase vivo in molti fedeli il desiderio di un ritorno alla purezza della vita religiosa delle origini; questa propensione assunse indubbiamente un ruolo di rilievo nella diffusione della pratica del monachesimo.

La pratica dell’ascetismo monastico si diffuse nelle regioni orientali dell’impero romano, prima di approdare in Occidente: proprio i monaci saranno in Europa i principali protagonisti dell’evangelizzazione di numerosi popoli celtici e germanici e notevole sarà anche la loro attività di trasmissione della cultura antica.

5   IL CRISTIANESIMO ORIENTALE

Fra le iniziative di Costantino non è certo da trascurare il trasferimento, nel 330, della capitale dell’impero da Roma a Bisanzio, da lui ribattezzata Costantinopoli: se il cristianesimo orientale si caratterizzò immediatamente per la tendenza a mantenersi indipendente dalla sede di Roma, alla quale le Chiese d’Occidente riconoscevano ormai più o meno ufficialmente una posizione di primato, appare evidente anche la sua propensione a sottomettersi al volere degli imperatori, secondo la logica che passerà alla storia come “cesaropapismo“ e che trova la sua attestazione simbolica nella dedicazione, nel 538, della chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli da parte dell’imperatore Giustiniano.

Buona parte dei territori orientali dell’impero che avevano visto la diffusione del cristianesimo finì, fra il VII e l’VIII secolo, sotto il dominio dell’Islam; Costantinopoli rimase l’ultimo baluardo della fede cristiana in Oriente fino al 1453, anno in cui venne conquistata dai turchi ottomani.

5.1   Lo scisma greco
Le religioni del mondo
 
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L’evoluzione autonoma della Chiesa di Costantinopoli e il suo progressivo allontanamento dalla comunione con la sede romana ebbero come sbocco finale lo scisma del 1054, con la reciproca scomunica fra i delegati papali e il patriarca orientale e la nascita di quelle Chiese che si diffonderanno in Oriente con il nome di Chiese ortodosse; fallito ogni tentativo di riconciliazione, Costantinopoli venne saccheggiata nel 1204 dall’esercito dei crociati, partiti dall’Europa apparentemente con l’intento di liberare i luoghi santi della Palestina dal dominio islamico.

Motivo di controversia fra Roma e Costantinopoli fu anche la cristianizzazione dei popoli slavi, alcuni dei quali – polacchi, moravi, cechi, slovacchi, croati e sloveni – entrati allora nell’orbita del cristianesimo occidentale, sono ancora oggi in maggioranza cattolici. I russi invece, fin dall’epoca della conversione al cristianesimo del Principato di Kiev, ereditarono la visione culturale e religiosa di Costantinopoli, entrando a far parte della Chiesa ortodossa assieme ai popoli balcanici – serbi, bosniaci, macedoni, bulgari, rumeni e albanesi – e ai greci, anche se a molti di essi, in seguito alle invasioni dei turchi ottomani, fu imposta la religione islamica.

6   IL PAPATO E L’IMPERO
Antichi patriarcati
Gli antichi patriarcati erano i nuclei della Chiesa ortodossa: a Costantinopoli, Alessandria, Damasco e Gerusalemme risiedevano i patriarchi e si svolgevano grandi consessi religiosi. Oggi un ruolo di particolare prestigio è attribuito al patriarcato di Costantinopoli, l'attuale Istanbul, che fu il centro della cristianità orientale per molti secoli. Eredi di una gloriosa tradizione storica sono anche i patriarcati di Alessandria d'Egitto, di Gerusalemme e di Antiochia, con sede a Damasco, in Siria, a cui fanno capo i cristiani ortodossi di lingua araba che vivono in Siria, Libano e Iraq.
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Con il trasferimento della capitale dell’impero romano a Costantinopoli, la figura del vescovo di Roma acquisì in misura sempre maggiore il ruolo prestigioso attribuitogli in Europa occidentale, in quanto capo della Chiesa ritenuto in continuità con il ministero di san Pietro. Questo privilegio sarebbe stato definito “primato” del papa, caposaldo della tradizione del cattolicesimo, e si sarebbe arricchito di connotazioni politiche dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente, avvenuta nell’anno 476 sotto la spinta delle cosiddette “invasioni barbariche”: fu proprio l’attività missionaria che faceva capo alla sede romana a rendere possibile l’incontro dei popoli germanici con il cristianesimo, spesso a seguito della conversione di un sovrano, come nel caso del re dei franchi Clodoveo.

Nell’anno 800 il papa Leone III incoronò Carlo Magno imperatore del Sacro romano impero. La lingua latina divenne così il veicolo fondamentale della trasmissione del messaggio cristiano e nel contempo della cultura antica: tutti i popoli d’Europa entrarono nel corso dell’Alto Medioevo nella sfera di influenza della Chiesa di Roma, che intorno all’anno Mille aveva consolidato la propria struttura organizzativa, imperniata sulla figura dei vescovi e degli abati dei monasteri.

L’edificio dell’impero cristiano, che si reggeva sull’equilibrio – codificato anche a livello dottrinale – fra il potere politico dell’imperatore e l’autorità spirituale del papa, corse il rischio di crollare con il sorgere, nel 1075, di una controversia, nota come lotta per le investiture, fra il papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV: il sovrano rivendicava il diritto, fino ad allora riservato al papa, di nominare, con la cerimonia dell’investitura appunto, i vescovi. Una tale presa di posizione diviene comprensibile se si pensa al ruolo che i dignitari ecclesiastici avevano assunto nell’ambito del sistema feudale, amministrando direttamente vaste proprietà terriere ed equiparandosi così alla nobiltà locale, sulla quale l’imperatore desiderava esercitare la sua autorità.

Enrico IV finì comunque col sottomettersi, nel 1077, all’autorità del papa e il dissidio fu formalmente ricomposto, anche se sarebbe riaffiorato a più riprese, per poi culminare nella conquista di Roma da parte dell’imperatore nel 1084. Ai complessi rapporti fra papato e impero vanno ricondotte anche le spedizioni militari volte a riconquistare al dominio cristiano i luoghi santi di Palestina caduti nelle mani dei musulmani: le crociate, intraprese a partire dal 1095, portarono alla fondazione di un regno latino di Gerusalemme, destinato tuttavia a crollare nel giro di un secolo.

I secoli del Basso Medioevo furono caratterizzati, con la nascita della filosofia scolastica, da un’eccezionale fioritura in campo speculativo e dall’elaborazione di sistemi teologici estremamente dotti e raffinati, che beneficiarono delle opere di Aristotele attraverso traduzioni latine eseguite su versioni arabe.

Le nuove potenzialità acquisite in campo teologico e dottrinale, tuttavia, non risparmiarono alla Chiesa cattolica un periodo buio, culminato con il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone fra il 1309 e il 1377, a cui fece seguito il cosiddetto scisma d’Occidente, epoca in cui la Chiesa conobbe, fino al 1417, la presenza di due – e talora anche tre – figure che rivendicavano contemporaneamente il diritto a essere riconosciuti come papi.

7   RIFORMA E CONTRORIFORMA

Per quanto la Chiesa occidentale avesse conosciuto in diverse occasioni movimenti che si proponevano una riforma morale dell’istituzione ecclesiastica, nulla lasciava presagire l’esplodere della Riforma che portò, nel XVI secolo, alla nascita delle Chiese protestanti separate dalla sede romana: la scomunica comminata da papa Leone X al monaco Martin Lutero convinse quest’ultimo a costituire una comunità religiosa autonoma, che poté diffondersi in Germania grazie al sostegno dei prìncipi locali, procedendo così di pari passo con l’emergere di un sentimento nazionale.

Sulla strada di Lutero si incamminarono altri riformatori come Calvino e Zwingli, fondatori di Chiese che fioriranno fino ai nostri giorni, a differenza di altre comunità religiose sorte in quel periodo, ad esempio gli ugonotti francesi, che videro prima riconoscere (con l’editto di Nantes del 1598) e poi revocare (nel 1685) i propri diritti.

La necessità di limitare la diffusione del protestantesimo, riconoscendo comunque alcune istanze riformatrici, spinse la gerarchia cattolica a impegnarsi, con i lavori del concilio di Trento (1545-1563), nell’elaborazione di un piano di riorganizzazione dottrinale, liturgica e pastorale, che costituirà il motivo ispiratore dell’azione del cattolicesimo nell’epoca immediatamente successiva alla Riforma, caratterizzata dalla cosiddetta Controriforma e dall’attività del nuovo ordine religioso dei gesuiti.

In Inghilterra la controversia che oppose il re Enrico VIII al papato costituì il momento culminante della lunga vicenda dei rapporti fra potere ecclesiastico e potere politico, ed ebbe come conseguenza la nascita dell’anglicanesimo, con una Chiesa che rimaneva idealmente cattolica nella sua visione teologica, pur nel distacco dalla comunione con il papa e nell’assorbimento, via via sempre più marcato, di alcuni elementi tipici del protestantesimo. Le istanze di rinnovamento, emerse ben presto anche all’interno della Chiesa di Inghilterra, trovarono espressione nel fenomeno del puritanesimo, i cui ideali di rigore etico ebbero in seguito numerosi sostenitori soprattutto in America.

8   LA MODERNITÀ
Giovanni XXIII
Asceso al soglio pontificio nel 1958, Angelo Roncalli si dimostrò figura di grande rilievo nella storia della Chiesa cattolica, per lo spessore culturale e dottrinale e per il coraggio innovativo. Giovanni XXIII, infatti, non solo diede voce con le sue encicliche (Mater et magistra, 1961; Pacem in terris, 1963, ecc.) alle istanze di giustizia sociale, di dialogo interconfessionale e con il mondo moderno già vive nel clero e tra i fedeli, ma ne esaltò la legittimità e necessità convocando il Concilio Vaticano II.
Filici/Fotocronache Olympia

In termini di estrema sintesi la storia del cristianesimo dal XVII secolo in poi può essere identificata con l’evoluzione dei rapporti delle diverse Chiese con quei movimenti concepiti inizialmente come alternativi alla stessa visione religiosa della vita. Se la controversia con la scienza ebbe i suoi momenti significativi con la condanna di Galileo Galilei da parte dell’Inquisizione cattolica e con la resistenza, diffusa soprattutto in ambito protestante, alla teoria dell’evoluzionismo, ritenuta incompatibile con la dottrina biblica della creazione, entrambe le confessioni, unite in un primo momento nella condanna della prospettiva razionalistica dell’illuminismo, dovettero accettare, seppure con tempi e atteggiamenti diversi, i risultati della critica biblica. Esse dovettero così confrontarsi con i criteri elaborati dalle moderne scienze storiche e critiche per interpretare i testi sacri e ricostruire le origini del cristianesimo.

Concilio Vaticano II
Un'immagine delle cerimonie che si svolsero in occasione del Concilio Vaticano II. Destinato a diventare il simbolo del rinnovamento e della modernizzazione in seno al cattolicesimo, il ventunesimo concilio ecumenico della Chiesa fu convocato da papa Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959, e si protrasse dal 1962 al 1965.
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L’attuale riflessione teologica, superate le diffidenze e gli estremismi metodologici di certo razionalismo, ha ormai ampiamente utilizzato e riconosciuto i risultati della critica biblica e storica avviando un fecondo confronto con le varie espressioni del pensiero contemporaneo.

Le Chiese cristiane hanno dovuto pure affrontare in una nuova prospettiva il problema del rapporto con la dimensione politica, accettando in diversa misura il principio della separazione fra Chiesa e Stato e il riconoscimento dei diritti delle minoranze religiose presenti nei diversi paesi. Se il carattere antireligioso dell’ideologia marxista è stato ribadito con forza a più riprese dalle diverse confessioni, spesso perseguitate nei paesi dove hanno preso il potere i regimi comunisti, l’appello alla giustizia sociale è divenuto indubbiamente parte integrante dell’azione dei diversi gruppi cristiani, nonostante il dissidio, talora piuttosto netto, fra le posizioni estremamente conservatrici degli uni e le istanze progressiste degli altri.

Fenomeno senza dubbio rilevante è lo sviluppo del movimento ecumenico, che ha avviato efficacemente il dialogo fra le diverse confessioni, ponendosi il fine ideale di raggiungere l’unità dei cristiani, secondo una prospettiva che anche la Chiesa cattolica ha fatto propria con il Concilio Vaticano II, vero momento di svolta per il cattolicesimo contemporaneo. Un cenno merita sicuramente l’attività delle missioni che, sia da parte dei cattolici sia da parte dei protestanti, hanno portato, soprattutto negli ultimi due secoli, alla diffusione del cristianesimo in tutto il mondo.