Ant. - Colui che aveva le qualità proprie
della persona di corte, cioè nobiltà, gentilezza,
liberalità. ║ Che rivela gentilezza, garbato. ● Lett. -
Poesia c.: poesia in lingua volgare nata nelle corti meridionali della
Francia nel corso del XII sec., basata sulla metafora che associava l'amore del
poeta per la sua donna all'omaggio del cortigiano alla propria signora e
sovrana, dalla quale egli poteva sperare di ottenere solo il
beau
semblant (buona accoglienza). L'amore, tema pressoché unico di questa
produzione poetica, appariva regolato da norme di comportamento rigide ed era
finalizzato all'esaltazione e alla celebrazione di un essere perfetto, nel quale
erano riunite tutte le virtù. L'espressione dell'amore per la donna
richiedeva, da parte del poeta, l'impiego di un vocabolario raffinato e sublime
e l'adozione di uno stile alto, che si adeguasse anche nel metro e nella musica
all'oggetto cantato. Unica eccezione al tema amoroso fu quello politico,
trattato nei
sirventesi, una delle forme poetiche più
caratteristiche della lirica
c. All'uniformità dei temi la poesia
c. contrappose una grande varietà di generi (
albe, pastorelle,
canzoni, tenzoni) e di forme metriche. La poesia
c., che
adoperò in Francia la lingua d'oc, si diffuse velocemente, diventando
patrimonio comune di trovatori e trovieri. Il primo trovatore di cui si abbiano
notizie certe è Guglielmo IX d'Aquitania; seguirono numerosi poeti, fra i
quali si ricordano soprattutto, per gli alti risultati raggiunti, Jaufré
Rudel, Bernard de Ventadour, Giraut de Borneil, Marcabrun, Arnault Daniel,
Bertrand de Born, Peire Cardenal, Giraut Riquier. La poesia dei trovieri
fiorì in un periodo leggermente più tardo, ma diede importanti
risultati nelle opere di Chrétien de Troyes, Conon de Béthune,
Thibaut de Campagne, Rutebeuf, che si differenziarono dalla lirica francese
meridionale per un'impostazione più incline al realismo. La poesia
c. subì una forte battuta d'arresto in seguito alla crociata
contro gli Albigesi (1209-29), che segnò la fine di molte delle corti
meridionali in cui essa era fiorita e causò la dispersione dei trovatori
che in tali corti avevano operato. Nel frattempo, tuttavia, essa si era diffusa
in Spagna e in Italia, dove aveva segnato l'inizio di una grande stagione
letteraria. In Italia, in particolare, la poesia
c. contribuì
all'esperienza della Scuola Siciliana (così definita da Dante nel
De
Vulgari Eloquentia), sorta alla corte di Federico II e fiorita intorno alla
metà del Duecento. Poeti quali Giacomo da Lentini, Guido delle Colonne,
Stefano Protonotaro, Piero della Vigna, Giacomino Pugliese furono profondamente
influenzati dai modi della lirica
c. e contribuirono alla nascita della
scuola poetica del Dolce Stil Novo e della poesia dantesca. Tuttavia,
soprattutto nell'Italia settentrionale, alcuni trovatori adottarono, oltre alle
forme, anche la lingua d'origine della poesia
c., scrivendo in
provenzale; fra di essi Sordello di Mantova e Lanfranco Cigala. In Spagna tale
poesia esercitò un'influenza ancora più profonda e duratura: fra i
risultati poetici migliori si ricordano le composizioni di Alfonso X il Dotto e
il Canzoniere di Ajuda. In Germania, la lirica
c. fu coltivata dai
Minnesänger (cantori d'amore), fra i quali fu celebre soprattutto
Walther von der Vogelweide. Nella seconda metà del XIII sec., con
l'affermazione di una classe borghese, la nascita di organizzazioni comunali e
la diffusione del commercio, la lirica
c., pur trovando ancora epigoni di
valore come Adam de la Halle e Jean Bodel, si trasformò profondamente
fino ad assumere forme e contenuti del tutto nuovi che non avevano più
alcun legame con le esperienze precedenti. ║
Romanzo c.: genere
narrativo che si sviluppò nella Francia settentrionale, dapprima come
imitazione dei romanzi dell'antichità classica, poi con l'adozione delle
leggende bretoni (la cosiddetta materia di Bretagna: ciclo di re Artù,
Tristano e Isotta, ecc.). L'iniziatore del romanzo
c. fu Chrétien
de Troyes, autore di un perduto
Tristan, di
Erec et Enide,
Cligès,
Lancelot,
Perceval le Gallois e
Ivain. L'opera di Chrétien fu proseguita da Thomas, Béroul,
Marie de France. Si tratta di romanzi in versi, generalmente in ottenari, di
alcuni dei quali nel secolo successivo furono scritte anche versioni in prosa.
La maggior parte di tali romanzi, tuttavia, fu composta in versi anche nei
secoli seguenti. Nel corso del Duecento l'opera maggiore è rappresentata
dal
Roman de la rose, iniziato da Guillaume de Lorris e da lui lasciato
incompiuto, un vero e proprio trattato in versi e in forma allegorica sull'amore
c. Anche in Germania il romanzo
c. conobbe un momento di grande
fioritura, testimoniato soprattutto dall'opera di Hartmann von Aue (
Erec
e
Ivain), Gottfried von Strassburg, Wolfram von Eschenbach
(
Parzival). In Italia furono numerosi i rifacimenti, gli adattamenti, le
traduzioni di romanzi francesi (
Lancillotto del Lago,
Tavola
rotonda, ecc.), ma non si ebbe una produzione autonoma
rilevante.