Mus. - Di coro, relativo al coro. ║ Canto liturgico
della Chiesa luterana che si sviluppò, in sostituzione del canto
gregoriano, a partire dalla Riforma. Lutero scrisse molti
c.,
caratterizzati dall'andamento strofico, dall'uso della lingua volgare e
dall'impiego di forme musicali semplici; queste composizioni, realizzate con
l'intento di permettere ai fedeli una partecipazione più consapevole,
furono pubblicate in Germania a partire dal 1523, con la collaborazione dei
musicisti J. Walther e K. Rupff. I
c. di Lutero ebbero ampia diffusione
e, nel rispetto della tradizione tedesca del canto polifonico, furono
armonizzati a quattro parti ed eseguiti in forma di inni durante le
celebrazioni. Nel corso del XVII sec. la produzione di
c. si
arricchì di nuove opere le quali, in parte riprendevano e rielaboravano
le composizioni esistenti, in parte inserivano elementi e forme innovative nel
tessuto della tradizione. Tra i musicisti che più si distinsero in questo
genere ricordiamo J.P. Sweelinck, S. Scheidt, J. Pachelbel, i quali composero
brani organistici fondati su motivi tematici noti, attraversati da un'ampia
gamma di variazioni, improvvisazioni, parafrasi. Bach, successivamente,
realizzò una serie di composizioni per organo (preludi, fantasie,
variazioni su
c.), basati su inni luterani. Queste composizioni, in cui
il materiale melodico fu elaborato strumentalmente, la padronanza della tecnica
compositiva raggiunse esiti che non trovarono eguali nei secoli successivi.
● Lett. -
Poesia c.: nome tradizionale di una sezione della lirica
greca, contrapposta alla lirica monodica (a una voce), legata alla musica e
cantata da un coro. Collegata a feste religiose e alle maggiori
solennità, la
c. si distingueva in inni, encomi, epinici (ovvero i
canti in onore dei vincitori delle Olimpiadi), epitalami, imenei (canti delle
cerimonie nuziali), treni (componimenti a carattere funebre). La lirica corale
ebbe un periodo di grande splendore con Pindaro, Bacchilide e Simonide nel V
sec. a.C.