Luoghi di segregazione di massa istituiti per la prima volta
in ampia scala dal regime nazista. In precedenza erano stati usati dagli Inglesi
nel corso del conflitto con i Boeri, in Russia dopo il 1917 per il controllo
degli elementi controrivoluzionari, in Spagna nel corso della guerra civile. Fu
però la Germania di Hitler che istituzionalizzò l'uso dei
c. di
c., che divennero un elemento organico della strategia politica del nazismo.
La loro istituzione risale al 1933, anno dell'ascesa al potere di Hitler. La
politica del gruppo dirigente del nazismo si diresse immediatamente verso
l'eliminazione dalla vita politica e sociale di tutti quegli elementi che
avrebbero potuto rappresentare un'opposizione più o meno valida. Si
procedette innanzitutto verso individui che venivano colpiti per la loro fede
politica: comunisti, socialisti, socialdemocratici. Successivamente, in coerenza
con le dottrine razziste del regime nazista, vennero colpiti gruppi etnici
minoritari come gli ebrei, gli zingari e altri. Il provvedimento di internamento
nei campi scattò successivamente anche per quegli esponenti delle
religioni cattolica e protestante che avevano denunciato la brutalità del
nuovo regime. L'uso dei campi si generalizzò gradatamente fino all'inizio
del secondo conflitto mondiale nel corso del quale essi vennero a ospitare tutti
i prigionieri di guerra francesi, inglesi, russi e, dopo il 1943, italiani,
oltre agli appartenenti ai movimenti di resistenza e a quanti venivano deportati
in Germania per il lavoro forzato. Gli obiettivi perseguiti dai nazisti con
l'istituzione dei
c. di c. erano molteplici: in primo luogo, come si
è visto, l'eliminazione degli elementi dell'opposizione politica; quindi
la strutturazione di un'immensa riserva di manodopera non qualificata che
richiedeva solo il puro costo della sussistenza fisica dei soggetti;
l'applicazione, su corpi di individui viventi, di una serie di esperimenti
pseudoscientifici riguardanti la resistenza del corpo umano al caldo, al freddo
o ad altre condizioni anormali. Ultimo, ma non meno importante, era il tentativo
di formare con i guardiani dei campi (che dal 1936 vennero affidati alle S.S.
agli ordini diretti di Himmler) un nuovo tipo di militari pronti a obbedire agli
ordini più spietati, e ai quali veniva inculcato il concetto
dell'assoluta superiorità della razza germanica nei confronti di tutte le
altre. A tali elementi, nella concezione nazista del futuro ordine europeo,
sarebbe stato affidato il compito di esercitare con la violenza il controllo su
tutte le popolazioni che sarebbero entrate a far parte dei territori controllati
dal terzo Reich. I campi nazisti più importanti, localizzati in Polonia,
Germania e Austria, furono quelli di Auschwitz, Birkenau, Treblinka, Dachau,
Buchenwald, Bergen-Belsen, Ravensbruck, Mauthausen. L'organizzazione interna dei
campi prevedeva innanzitutto il loro totale isolamento dal mondo esterno. I
diversi distaccamenti di cui ogni campo era formato venivano cinti da filo
spinato e solitamente costruiti in zone dal clima malsano. Ogni campo era
formato da una sorta di struttura a raggiera: al centro si trovava il piazzale
nel quale si radunavano ogni mattina i detenuti per l'appello e dove avvenivano
le punizioni e le sentenze capitali. Il servizio di sorveglianza era affidato
alle S.S. che avevano l'incarico di schedare i prigionieri, mantenere in
efficienza i servizi logistici e far rispettare rigorosamente l'ordine interno.
Il regime di assoluto terrore e di distruzione della personalità che
veniva operato sugli internati permetteva un rapporto estremamente alto fra SS
addette alla sorveglianza e numero dei prigionieri. Solitamente tre o
quattrocento S.S. erano sufficienti per tenere sotto controllo un campo con
migliaia di prigionieri. Le S.S. erano tuttavia adibite solo ai compiti
più importanti; l'amministrazione quotidiana del campo era affidata a
gruppi di internati scelti per il loro particolare servilismo o attraverso altri
meccanismi di selezione. In questo modo le S.S. ottenevano di dividere i
prigionieri fra loro, di poter esercitare una sorveglianza continua e diretta e
di far risaltare ulteriormente la loro superiorità come individui
intoccabili e inavvicinabili. La pena per chi si ribellasse contro una S.S. era
invariabilmente la morte. I servizi cui erano adibiti questi detenuti erano
quelli di assegnazione dei posti ai nuovi internati, di risoluzione dei
contrasti interni, di schedatura e di esecuzione degli appelli di presenza. In
cambio di questi servizi i detenuti che ne erano incaricati ricevevano un regime
alimentare migliore e altri trattamenti di favore. Il lavoro nei campi era
organizzato in modo tale che un individuo di media robustezza non potesse
svolgerlo per più di tre mesi senza risentirne irrimediabilmente nella
salute. La media resistenza era di circa sei mesi; trascorso questo periodo la
denutrizione e la fatica fisica portavano alla morte. Le attività
lavorative avevano inizio alle prime luci dell'alba. I detenuti si recavano
incolonnati sul luogo di lavoro. Non era infrequente che un'orchestra
accompagnasse gli internati sul lavoro e che li "intrattenesse" poi mentre
faticavano. Anche in questo caso la sorveglianza diretta era affidata a gruppi
di detenuti, che si mostrarono spesso più crudeli e brutali delle
medesime S.S. nell'esercitare il loro diritto di vita e di morte su quelli che
erano loro sottoposti. In numerosi campi si vennero a formare, specialmente nel
corso della guerra, dei comitati di resistenza che, sebbene ostacolati dalla
durissima repressione nazista e dalla tendenza degli internati ad abbandonarsi
alla loro sorte, riuscirono in diversi casi ad organizzare attività quali
il passaggio di notizie sull'andamento degli eventi bellici, riunioni politiche
clandestine e tentativi di evasione. Tuttavia queste minime forme di
solidarietà organizzata non poterono impedire ai nazisti di portare
avanti il loro progetto: l'eliminazione fisica di tutti i gruppi di potenziali
oppositori al regime. Calcoli precisi non è stato possibile farne ma
è verosimile che all'interno dei vari campi organizzati dal 1933 in
avanti trovarono la morte non meno di dieci milioni di persone, circa la
metà delle quali era costituita da ebrei. La rapidità con cui
avanzavano le truppe alleate negli ultimi giorni di guerra impedì ai
tedeschi di cancellare completamente le tracce dei loro stermini di massa. Oggi
i luoghi dove sorsero i campi sono luogo di pellegrinaggio per la
gioventù tedesca e per quella di tutto il mondo.