Organismo legislativo del regno inglese composto da
rappresentanti eletti dal popolo. Le elezioni, tenute a suffragio universale, si
svolgono ogni cinque anni, a meno che particolari circostanze politiche non
impongano lo scioglimento del Parlamento prima della data fissata e la
fissazione di elezioni anticipate. Il numero degli eletti è stato fissato
nel 1955 a 630 eletti, ciascuno dei quali rappresenta una circoscrizione
elettorale con all'incirca 59.000 elettori. L'organizzazione interna dei comuni
prevede l'elezione, da parte dei suoi membri, di uno
speaker, con
funzioni corrispondenti a quelle dei nostri presidenti della Camera o del
Senato. Secondo il tradizionale sistema bipartitico inglese le forze
parlamentari sono divise in due gruppi di maggioranza e di opposizione. Il capo
del partito di opposizione è altresì titolare di uno stipendio
statale per l'importanza della funzione che ricopre. Ogni gruppo parlamentare
è guidato da un capogruppo che ha il compito di far rispettare il
regolamento, di diffondere l'ordine del giorno dei lavori e di far rispettare la
disciplina di partito ai deputati. Ogni seduta viene preceduta da una breve
preghiera pronunciata dal cappellano della Camera. Nel corso dei lavori i
ministri vengono chiamati a rispondere a vari quesiti sull'attività di
governo e, dopo questa fase, si passa alla discussione vera e propria
riguardante i provvedimenti di legge. Ogni discussione si conclude con una
votazione per appello nominale che sancisce il passaggio o la bocciatura dei
vari provvedimenti di legge. In caso di disaccordo con le attività del
governo, la
C. dei C. ha la facoltà di esprimere il proprio parere
negativo con una mozione di censura. I principali compiti della
C. dei C.
consistono nel controllo sull'operato del governo, sulla gestione delle finanze
statali e nella discussione del bilancio. Contrariamente a quanto avviene nel
Parlamento italiano, solo il governo inglese ha la facoltà di elaborare
progetti di legge e la
C. dei C. ha la facoltà di accettarli o di
respingerli, oltre a quella di proporre emendamenti su punti di importanza
giudicata non sostanziale. In caso di approvazione da parte dei comuni, i
progetti di legge vengono inviati alla Camera dei Lord che ha la facoltà,
in caso di parere negativo, di sospendere l'esecuzione del progetto di legge per
la durata di un anno. In caso di parere negativo da parte dei comuni, i progetti
di legge vengono rinviati in commissione per subire le necessarie modifiche. Una
volta che sia stato definitivamente accettato dai due rami del Parlamento, il
progetto di legge riceve la sanzione reale e diviene legge ufficiale dello
Stato. ║ Per quanto riguarda le sue origini, notiamo innanzitutto come
esse derivano dalla consuetudine secondo la quale, a partire dal XIII sec., i re
inglesi convocavano, assieme ai baroni feudali, anche alcuni rappresentanti
della nascente borghesia, che avevano l'incarico di presentare petizioni al
sovrano e di prendere ufficialmente atto delle sue decisioni. Il peso politico
di questi rappresentanti crebbe considerevolmente nel corso della guerra dei
Cento anni, durante la quale si rese indispensabile alla Corona il ricorso alla
borghesia cittadina per far fronte alle ingenti spese che comportava il
mantenimento del corpo di spedizione inglese in Francia. Dal controllo che i
rappresentanti dei ceti borghesi pretesero di esercitare sulle somme che
venivano prestate al re deriva una delle attuali prerogative della
C. dei
C. Successivamente l'importanza della borghesia crebbe con il decadere di
quella dell'aristocrazia feudale. Nel corso del XIV sec. i rappresentanti del
nuovo ceto in ascesa pretesero e ottennero dal re la chiamata in giudizio di
alcuni consiglieri reali colpevoli di malversazioni. Alla nuova forza acquisita
dalla
C. dei C. si appoggiarono i Tudor per imporre il loro definitivo
dominio sull'aristocrazia. L'accordo fra monarchia e ceto borghese si ruppe con
gli Stuart, le cui mire assolutistiche portarono dapprima a fortissimi contrasti
fra Corona e Parlamento (che venne più volte sciolto da Carlo I Stuart) e
infine allo scoppio della guerra civile nel 1642. La vittoria di Cromwell e, in
un secondo tempo, la restaurazione della monarchia, portarono ad un'effettiva
parificazione di diritti e di prerogative fra la
C. dei C. e quella dei
Lord. Nel 1689, dopo un periodo di vacanza del trono, il Parlamento si rese
abbastanza forte per imporre ai nuovi regnanti una dichiarazione dei diritti che
sanciva le basi del nuovo ordinamento costituzionale e limitava fortemente il
potere reale. L'evoluzione della Gran Bretagna verso un regime di carattere
costituzionale fu favorita dalla formazione di partiti politici quali i
Whigs e i
Tories che, accentrando il dibattito politico al loro
interno, spinsero la Corona a riconoscere in via ufficiosa i comuni come
interlocutori della politica del governo. Successivamente, per tutto il periodo
che va dall'inizio del XVIII sec. fino al Congresso di Vienna (1815),
l'importanza dei comuni come luogo decisionale della politica inglese venne
gradatamente aumentando, malgrado numerosi casi di degenerazione dovuti a
fenomeni di clientelismo e di corruzione. Nella prima metà del XIX sec.
si rese necessaria una riforma della legge elettorale che allargasse le basi del
consenso popolare e permettesse di inserire nuovi ceti all'interno degli
organismi rappresentativi. Vennero allargate le circoscrizioni elettorali, venne
esteso considerevolmente il diritto di voto aumentando il numero di coloro che
entravano a far parte del corpo elettorale. Si venne quindi a determinare, anche
in conseguenza della rivoluzione industriale, una nuova divisione politica fra
conservatori e
liberali, esponenti i primi dell'aristocrazia
latifondista, rappresentanti i secondi della nuova borghesia industriale e
finanziaria. Erano tuttavia ancora escluse dal diritto alla
rappresentatività politica le classi popolari che, impossibilitate ad
avere propri deputati in Parlamento, reagirono organizzandosi autonomamente nel
movimento "cartista", con il quale rivendicavano una serie di riforme che ne
migliorassero il tenore di vita. Conseguenza di questo movimento fu l'estensione
del diritto di voto agli operai urbani (1867) e, successivamente, anche agli
esponenti del mondo contadino. Nel 1918 venne definito il principio del
suffragio universale e nel 1925, dopo una lunga e spesso aspra battaglia, le
donne ottennero diritti civili uguali a quelli degli uomini. Dopo le riforme del
1911, la
C. dei C. è praticamente l'unico organo che detenga un
effettivo potere politico, dopo che il principio della rappresentanza per gruppi
sociali è stato sostituito dal principio che stabilisce "un voto per ogni
uomo" e con il quale sono praticamente state negate le antiche prerogative della
Camera dei Lord, oggi attiva solo con funzioni puramente nominali.