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Comune, La.

Nome dato al governo municipale di Parigi dal 1789 al 1795, e al potere rivoluzionario che si installò a Parigi con l'insurrezione del 1871. La prima C. fu sino al 1792 una normale amministrazione municipale; da quell'anno le sezioni di Parigi sostituirono i precedenti amministratori con dei commissari, divenendo un organo di terroristi repubblicani, che spesso esercitarono poteri sovrani anche fuori del territorio cittadino. Il suo potere effettivo cessò nel 1794, allorché si rivelò incapace di sostenere Robespierre contro la Convenzione. ║ La seconda C. iniziò il 18 marzo 1871 dopo l'umiliazione nazionale di Sedan, i quattro mesi d'assedio imposti a Parigi dall'esercito prussiano, il fallimento del Governo di difesa nazionale di L. Gambetta e dopo la trionfale sfilata delle truppe tedesche lungo gli Champs-Elysées. Si trattò di una protesta contro la nuova Assemblea nazionale da poco eletta e contro il governo provvisorio di A. Thiers, favorevole alla pace con la Prussia e all'instaurazione di un regime conservatore in sostituzione del Secondo Impero di Napoleone III. L'iniziativa della rivolta, che ricordava la grande Rivoluzione del 1793 e quella del 1848, venne assunta dalle poche migliaia di seguaci del vecchio rivoluzionario A. Blanqui. Ad essi si erano alleati i dottrinari giacobini capeggiati da C. Deleschluze e F. Pyat, che avevano fatto esperienza di opposizione clandestina durante il Secondo Impero. Inoltre avevano aderito diversi gruppi socialisti che si rifacevano a Saint-Simon, Fourier, L. Blanc e soprattutto a Proudhon, la cui teoria anarchica della società accordava una netta preminenza all'azione delle autonomie comunali. Data la diversa collocazione ideologica, ciascun gruppo dava un diverso significato alla parola d'ordine della rivolta, La Comune. Nel governo rivoluzionario, nato da un compromesso tra le varie tendenze, erano presenti (su 92 rappresentanti, di cui circa la metà radicali e giacobini borghesi) anche due marxisti, E. Vailland, ministro degli Interni, e L. Frankel che manteneva i contatti con Marx. Tuttavia non si trattò nell'insieme di un movimento marxista. La C. infatti si legava, assai più che alla Prima Internazionale di recente istituzione, alla tradizione rivoluzionaria francese, ed era l'espressione di un orgoglio nazionale umiliato, decisamente antitedesco. Tra l'altro, fu decretata la socializzazione delle aziende abbandonate dagli imprenditori, e fu lanciato un appello ai contadini in cui li si invitava ad associarsi al proletariato urbano contro lo sfruttamento padronale. Dopo due mesi le forze nazionali di Thiers ristabilirono l'ordine. La battaglia fu condotta da entrambe le parti con estrema violenza: i comunardi diedero alle fiamme alcuni edifici pubblici, fucilarono vari ostaggi, tra cui l'arcivescovo di Parigi. Dall'altra parte, le truppe nazionali eseguirono atroci rappresaglie, uccidendo migliaia di comunardi e facendone prigionieri altrettanti. L'eccezionale importanza storica e politica della C. non mancò di essere colta da Marx, che nell'aprile 1871 osservava: "la lotta della classe operaia contro la classe capitalistica e il suo Stato è entrata, grazie alla lotta di Parigi, in una nuova fase. Qualunque sia il risultato immediato, un nuovo punto di importanza storica universale è stato conquistato". Nella sua critica Marx si appoggiava all'analisi del contesto internazionale e sul lavoro teorico condotto nel 18 brumaio. Anche le correnti anarchiche furono tra le prime a dare un'interpretazione della C. sul piano dell'analisi critica. Il pensiero di M. Bakunin, che aveva visto nella C. una sollevazione contro il dispotismo dello Stato e della borghesia, fu approfondito da P. Kropotkin che ne dette un'interpretazione di tipo "comunista". Secondo il punto di vista teorico del comunismo anarchico, la C. non poteva essere che un primo abbozzo, dato che "essa non osò lanciarsi interamente sulla via della rivoluzione economica, non si dichiarò francamente socialista, non procedette né all'espropriazione dei capitali, né all'organizzazione del lavoro... Essa non spezzò neppure la tradizione dello Stato, del governo rappresentativo...". Nel 1891, Engels riprendeva e sviluppava il nucleo centrale dell'interpretazione data da Marx e alla quale si rifece poi anche Lenin che, nella sua concezione rivoluzionaria, non mancò di richiamarsi all'esperienza della dittatura del proletariato come si era configurata nella C. L'esperienza della C. alimentò la tradizione rivoluzionaria dei decenni successivi, contribuì allo sviluppo del pensiero socialista e alla diffusione del concetto di "lotta di classe". Successivamente si ebbero vari tentativi rivoluzionari e insurrezionali che, direttamente o indirettamente, si ispiravano alla C. parigina. Così, quando le insurrezioni dei lavoratori venivano soffocate nel sangue, dopo una temporanea presa del potere, il nome di "Comune" fu, di volta in volta, ripreso e assunto per distinguere quelle sollevazioni popolari che non riuscivano a risolversi in una matura e vittoriosa rivoluzione sociale. Si ricordano in particolare la C. di Canton del 1927 e la C. di Vienna del 1934.