Commedia in tre atti di Luigi Pirandello, rappresentata nel
1920. Fulvia Gelli, che la depravazione del marito ha contaminata e corrotta,
abbandona la propria casa e la figlia Livia, e va d'amante in amante, scendendo
tutti i gradini dell'abiezione, finché non tenta di uccidersi. È
il marito, valente chirurgo, a operarla e a salvarla; durante la convalescenza
di lei, è ripreso dal desiderio della sua carne e la rende incinta.
Fulvia sarà quindi costretta a tornare alla casa del marito; ma,
poiché Livia crede che la propria madre sia morta, dovrà tornarvi
con altro nome, e in qualità di seconda moglie del dottor Gelli. Qui
comincia il consueto sdoppiamento pirandelliano: assistiamo perciò al
caso della donna che è al tempo medesimo se stessa e un'altra. Livia
è istintivamente ostile alla equivoca signora che ha usurpato il posto di
sua madre e lo scontro tra le due donne, a poco a poco, si renderà
inevitabile: Francesca (è questo il nome preso da Fulvia) non resiste
più, e un giorno rivela alla figlia tutta la verità, fuggendo poi
col suo bambino e con un fedele amante che è venuto a cercarla. In questa
commedia si pone l'accento sull'impossibilità di evasione d'ogni creatura
umana dalla prigione del costume e delle convenzioni sociali.