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Colins, Jean Hippolyte barone di.

Pensatore politico francese di origine belga. Appartenente a una nobile famiglia belga, discendente da Carlo il Temerario, a diciassette anni fu mandato a studiare a Parigi, ma anziché frequentare il Politecnico si arruolò nell'esercito francese come soldato semplice. Promosso successivamente ufficiale, nel 1815, poco prima della definitiva sconfitta di Napoleone, raggiunse il grado di colonnello. Fedele a Napoleone, rifiutò la promozione a generale offertagli dai restauratori borbonici e si recò in America dove elaborò un ingegnoso piano per liberare l'ex imperatore per mezzo di un sottomarino o di una mongolfiera. Gli studi condotti a questo scopo gli valsero l'ammissione all'Accademia scientifica di Filadelfia e, durante il soggiorno in questa città, conseguì anche una laurea in medicina. Trasferitosi all'Avana si dedicò alla gestione di una tenuta agricola e alla professione medica. La rivolta parigina del luglio 1830 lo richiamò in Francia dove cercò di organizzare una congiura bonapartista ma, dopo la morte del giovane figlio di Napoleone (Napoleone II), abbandonò la politica attiva per dedicarsi a ricerche di economia politica e all'elaborazione della sua dottrina politico-filosofica che egli definiva "socialismo razionale" e che si rifaceva in parte a Saint-Simon e a Comte. La sua attività teorica subì un'interruzione in seguito alla rivoluzione del 1848, nel corso della quale venne arrestato e rischiò di venire fucilato dai soldati del generale Cavaignac. Nonostante il suo ardente bonapartismo, rimase ai margini della vita politica durante il regime di Napoleone III, che non ne apprezzava le idee socialiste. Esse non mancarono tuttavia di avere un certo seguito e il suo principale divulgatore belga fu Louis de Potter. Assertore di una dottrina filosofica insieme atea e antimaterialista, affermava l'eternità e indistruttibilità dell'anima individuale, non creata da un essere superiore e destinata a reincarnarsi in una serie di corpi in questo mondo e negli infiniti mondi di cui l'universo è composto. Il suo utopismo si rivela soprattutto nella teoria della storia. Egli distingue due epoche storiche alle quali seguirà una terza in cui l'uomo entrerà finalmente nel regno della vera libertà e felicità. Nella prima di queste epoche, gli uomini ignoravano l'esistenza di un diritto e non conoscevano altra norma che la legge imposta dai forti ai deboli. Poiché il dominio di questa legge comportava una continua minaccia di disordine, i forti credettero necessario assicurarsi l'obbedienza spontanea dei deboli, senza doverla imporre con la forza bruta. Fu questa l'origine sociale della religione, attraverso cui "la forza si trasforma in diritto e l'obbedienza in dovere". Attraverso fasi successive di sviluppo, l'umanità è giunta al punto critico in cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, conformemente a quell'anarchia che va sotto il nome di "leggi dell'economia politica". Una situazione siffatta è del tutto incompatibile col mantenimento dell'ordine, essenziale per la sopravvivenza della società. I poveri giungono a comprendere che la loro miseria è frutto del sistema della proprietà e così comincia l'era delle rivoluzioni: i poveri si ribellano e, grazie alla loro forza numerica, riescono a vincere. La pura e semplice vittoria dei poveri non risolve però nulla: essa non fa che stabilire un diverso, ma altrettanto instabile, dominio dei più forti, così le rivoluzioni si succedono in una catena interminabile. È possibile porre fine a questa catena solo ponendo fine al pauperismo tanto materiale che intellettuale e ciò sarà possibile solo se il compito verrà assunto da un autocrate illuminato che collettivizzi la proprietà, mettendo i mezzi di produzione a disposizione della collettività, così da "abolire, insieme, borghesia e proletariato, lasciando in vita una sola classe, l'umanità". Tra le molte opere: Memoria sull'economia rurale (1813); Il patto sociale (1834); Che cos'è la scienza sociale (4 volumi, 1851-54); L'economia politica; origine delle rivoluzioni e delle utopie socialiste (3 volumi, 1856); Società nuova e sua necessità (2 volumi, 1856); Della sovranità (2 volumi, 1857); Scienza sociale (5 volumi, 1857); La giustizia nella scienza fuori dalla Chiesa e dalla Rivoluzione (3 volumi postumi, 1861) (Bruxelles 1783 - Parigi 1859).