Tribuno e riformatore di Roma. Di modesta condizione,
divenne capopopolo; iniziò la sua attività pubblica come
ambasciatore del popolo romano presso la sede papale di Avignone, ove conobbe il
Petrarca, che divenne un suo fervido sostenitore. In tale occasione espose la
situazione di Roma, rovinata dalla superbia dei magnati, e riuscì a farsi
nominare notaio della Camera urbana. Con l'appoggio del vicario papale fece
eleggere sé e i suoi alleati al parlamento romano, tribuni di pace,
giustizia e libertà e liberatori della sacra repubblica romana.
Cercò alleanze nel resto dell'Italia e tentò d'attuare il sogno di
una risorta Roma capitale del mondo. Nel 1347 proclamò gli Italiani
cittadini romani e aventi diritto di eleggere l'imperatore, e chiamò se
stesso
tribuno augusto. La sua costruzione, fondata sull'appoggio di
alcuni Comuni e sull'aiuto di Lodovico il Bavaro, crollò subito. Infatti
i Comuni italiani, gelosi della loro autonomia, non accolsero il suo invito di
mandare rappresentanti per eleggere l'imperatore; i nobili si riorganizzarono e
il papa ordinò di procedere contro di lui. Scomunicato e fuggiasco, si
rifugiò in Abruzzo; qui riprese forza e fede in se stesso e nella sua
missione. Nel 1350 si recò a Praga, dall'imperatore Carlo IV; ma
l'arcivescovo di Praga lo fece imprigionare e poi trasferire ad Avignone per il
processo che tuttavia si concluse con l'assoluzione (1353). Innocenzo VI volle
servirsi di
C. di R. quale rappresentante del popolo romano e contro i
nobili, ma
C. di R., abusando del suo potere, compì errori e atti
arbitrari e violenti. Venne trucidato durante un tumulto popolare (Roma 1313 o
1314-1354).