Antischiavista e filantropo inglese. Fondatore nel 1787 del
primo comitato per l'abolizione del commercio degli schiavi. Potendo contare
sull'appoggio di alcuni parlamentari, promosse alla Camera dei Comuni una
discussione sull'argomento. Non si limitò a svolgere una propaganda
generica e puramente umanitaria contro la schiavitù, ma condusse
approfondite ricerche, adottando tutta una serie di nuovi metodi. Andò in
giro per l'Inghilterra, misurando navi, esaminando documenti e interrogando
innumerevoli marinai per poter portare informazioni esatte e documentate davanti
alle varie commissioni parlamentari e davanti all'opinione pubblica. Lo
affiancavano come collaboratori un gruppo di evangelici, appartenenti alla
"setta di Clapham" e il suo portavoce parlamentare era l'influente William
Wilberforce. L'abolizione fu discussa per la prima volta ai Comuni del 1788,
portando all'approvazione della Legge Dolben (
Dolben's Act) che fissava
il numero di schiavi che una nave poteva trasportare. Nel 1789 si recò a
Parigi per fare pressioni sul governo francese, riuscendo ad ottenere l'appoggio
di La Fayette. Nel 1792, dietro le pressioni sue e del gruppo degli
antischiavisti che a lui facevano capo, i Comuni approvarono in via di principio
l'abolizione, entro quattro anni, del commercio degli schiavi. La battaglia non
era però ancora vinta e la decisione finale fu ritardata dagli impegni
militari della Gran Bretagna, così che l'abolizione del commercio degli
schiavi divenne legge solo nel 1807. Della sua battaglia riferì ne
La
storia dell'abolizione della tratta dei negri africani (1808) (Wisberch 1760
- Ipswich 1846).