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Clarke, Samuel.

Teologo e filosofo inglese. Pastore anglicano e cappellano della regina Anna, si preoccupò di ricondurre la Chiesa anglicana alla purezza dei primi tempi, finendo col far proprie le tesi della dottrina "ariana" secondo cui il Verbo, intermediario tra Dio e il mondo, non è Dio, poiché è simile, ma non uguale al padre, negando così la dottrina cristologica ortodossa e quella della Trinità e dell'Incarnazione. Nella sua opera, La dottrina della scrittura sulla Trinità (1718) riconobbe solo la coeternità del Figlio di Dio, testimoniata dalla Bibbia, e con la consustanzialità sancita dal concilio di Nicea, proponendone l'eliminazione dalla liturgia. La sua influenza fu notevole tra gli anglicani e ancor più tra i presbiteriani. Nell'ambito più propriamente speculativo cercò di dimostrare con argomentazioni filosofiche l'esistenza di Dio e, insieme, la libertà dell'uomo, considerando la ragione come la suprema guida della condotta umana, in polemica con Spinoza, Hobbes, Locke. Accettò e sostenne inoltre l'idea di Newton, secondo cui l'universo è il sensorium nel quale Dio percepisce i corpi materiali, idea che ampliò e difese in un vivace carteggio con Leibniz. Tra gli scritti: Discorso sull'esistenza e sugli attributi di Dio (1705); Gli obblighi della religione naturale e la verità e certezza della rivoluzione cristiana (1705) (Norwich 1675 - Londra 1729).