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Cicuta.

Bot. - Nome generico per indicare diverse piante erbacee velenose appartenenti alla famiglia delle Ombrellifere. Le più comuni sono: c. eonium maculatum o c. maggiore, la c. aglina o minore e la c. acquatica o virosa. La c. minore è molto simile al comune prezzemolo. Strofinando le foglie si avverte un odore sgradevole simile a quello dell'urina di gatto. La c. contiene vari alcaloidi, tra cui la coniina o cicutina, che è il più importante; la metilconina, la conidrina, la pseudoconidrina. La c. maggiore e il suo principale alcaloide erano usati in medicina come antispastici. Si utilizzava il seme da cui si ricavava la cicutina. Sulla pelle esercita un'azione irritante vivissima. In caso di assorbimento, si riscontrano gravi sintomi, e cioè vertigini, languore, progressiva diminuzione di sensibilità e di motilità; se la dose assorbita è forte, si hanno tremito, collasso, tachicardia, dispnea e, in un secondo momento rallentamento del cuore e del respiro. Il cervello rimane lucidissimo. La morte può avvenire per paralisi rapida del centro respiratorio. La c. acquatica è più piccola della c. maggiore si trova solo nei luoghi umidi o paludosi. Dalle foglie emana un odore caratteristico simile a quello del sedano. In tutte le parti della pianta scorre un latice giallastro acre e velenosissimo. • St. - Usata dai Greci come pianta medicinale, la c. fu utilizzata come veleno per i condannati a morte ad Atene, sotto il governo dei Trenta. La ingerirono e perirono il filosofo Socrate, Focione e Filopemene.