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Chen Tu-hsiu.

Uomo politico cinese, primo segretario del PCC. Venuto a contatto con la nuova cultura occidentale nel corso di un soggiorno di studio in Francia, fu tra i promotori del movimento culturale cinese detto della "Nuova Ondata". Centro di discussione delle nuove idee divenne l'università di Pechino, della quale era rettore Ts'ai Yuan-pei, che a C. affidò la direzione della facoltà di Lettere. Oltre che attraverso le sue lezioni, le nuove idee cominciarono a diffondersi tra la gioventù studentesca attraverso una serie di articoli da lui pubblicati sul mensile "Gioventù" in cui attaccava la tradizione confuciana, considerandola il fondamento ideologico del dispotismo e schierandosi a favore dell'occidentalizzazione senza riserve. Nel 1920, insieme con Li Ta-chao, C. abbracciò apertamente il marxismo-leninismo, ponendo le basi per la costituzione del partito comunista cinese fondato nel luglio 1921 da un'assemblea di dodici delegati che lo acclamò presidente. Al successivo congresso (1922) assunse la segreteria e la presidenza dell'ufficio politico. Confermato al 3° congresso riunitosi a Canton nel giugno 1923, continuò a sostenere l'unità d'azione con la sinistra del Kuo-min-tang, il movimento nazionalista cinese, e rimase alla segreteria sino all'agosto del 1927, quando venne fatta cadere su di lui la colpa degli errori del PCC e la sua linea fu condannata come "deviazionismo di destra". I suoi errori erano da imputarsi al fatto di essere egli soprattutto un teorico. Il suo scarso senso politico lo portò, infatti, ad operare scelte che si sarebbero dimostrate fallimentari. Egli partiva dalla tesi del marxismo classico, secondo cui la sovrastruttura delle società, vale a dire i rapporti sociali, giuridici, politici, dipendono dalla base economica, per cui, per mutare la sovrastruttura è necessario che si verifichi un cambiamento della struttura. Data l'esiguità e la debolezza della classe operaia cinese, essa, non poteva assumere la direzione della rivoluzione nella sua fase iniziale, quella "borghese", per cui la guida della rivoluzione doveva essere lasciata per il momento al rappresentante politico della borghesia, il Kuo-min-tang. Il PCC venne così a trovarsi del tutto impreparato quando l'ala destra del Kuo-min-tang scatenò nel 1927 una feroce repressione anticomunista. Divenuto il capo riconosciuto della "destra" del partito, C. nel settembre del 1929 presiedette a Shanghai una riunione del gruppo che si opponeva alla linea adottata dal congresso di Mosca del 1928. Espulso immediatamente dal PCC, insieme con altri dissidenti, diede vita a un raggruppamento trotzchista. Fatto prigioniero dal Kuo-min-tang nel 1932, fu liberato nel 1937, ma ormai dimenticato trascorse gli ultimi anni nell'ombra (Huaining, Anhwei 1880-1942).