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Che fare?.

Titolo tra una delle più famose e più dibattute opere teoriche di N. Lenin. Il saggio fu pubblicato nel 1902 nella rivista "Iskra" e in esso Lenin enunciava la sua concezione del partito, sostenendo che "un piccolo nucleo compatto, formato di lavoratori fidati, esperti e rigidi, con agenti responsabili, e legato da tutte le norme di uno stretto segreto alle organizzazioni rivoluzionarie, può, con l'aiuto di vaste masse e senza un elaborato complesso di norme, compiere tutte le funzioni di un'organizzazione operaia". Egli affermava che per i militanti del movimento rivoluzionario russo il solo principio organizzativo serio doveva essere: "rigorosa clandestinità, scelta minuziosa degli iscritti, preparazione di rivoluzionari di professione". Questo saggio di Lenin venne attaccato da pressoché tutti i maggiori teorici del marxismo, sia russi che occidentali. Tra gli altri, Plechanov, il fondatore del primo partito marxista russo, sostenne che Lenin tradiva il marxismo e non aveva capito "né Kautsky, né Engels, né Marx". Trotzkij lo accusò di giacobinismo e altri teorici russi di voler trasformare il partito in setta. Particolarmente approfondita fu la critica condotta da Kautsky e soprattutto da Rosa Luxemburg.