Generale e uomo politico peruviano. Militare di carriera,
venne alla ribalta della storia peruviana dopo la proclamazione
dell'indipendenza, quando, fallito il disegno di Simon Bolivar di creare una
confederazione tra Perù, Bolivia e Colombia, si scatenò la lotta
per il potere tra gruppi militari rivali fra i quali
C. si
destreggiò abilmente, appoggiando ora l'uno ora l'altro (fu ministro
della guerra col presidente Gamarra), finché abbattuto (1844) il
dittatore Vivanco, ebbe il sopravvento sui suoi rivali e poté assumere la
presidenza della Repubblica (1845-51). Conservatore convinto,
C., si
impegnò tuttavia in un'opera di pacificazione nazionale e di risanamento
economico, seguendo un indirizzo moderatamente liberale che lo portò, tra
l'altro, ad abolire la schiavitù. Sostituito nel 1851 dal generale J.
Rufino Echenique,
C. ritornò al potere con un colpo di stato nel
1854 e nel 1858 fu rieletto presidente, proseguendo sulla via già
precedentemente tracciata, sino allo scadere del suo secondo mandato
presidenziale nel 1862. Eletto presidente del Senato nel 1865, aderì
all'insurrezione promossa da M. Prado nel 1866 contro il presidente Pezet. Ma
nel 1867 partecipò al tentativo di
golpe contro lo stesso Prado e
morì mentre era in marcia verso Arica (Tarapaca 1797 - Tiviliche, Arica,
1867).