Dinastia franca. Succedette ai Merovingi nel 751, anno in
cui, nella Dieta di Soisson, fu deposto l'ultimo re merovingio Childerico III e
ricevette la corona reale Pipino il Breve. Negli anni che seguirono, e in
particolare nel cinquantennio compreso tra il 775 e l'825, la dinastia
carolingia, con Pipino il Breve prima e con Carlo Magno poi, riuscì a
realizzare nel mondo occidentale una sintesi compiuta tra l'eredità
latina e l'apporto germanico, il cui elemento unificatore fu rappresentato dalla
Chiesa. Il papato vide infatti nei re carolingi i difensori della
cristianità: ogni conquista militare si accompagnava a un'opera di
evangelizzazione e, all'interno del Regno, anche l'amministrazione delle
città era affidata ai vescovi. Con Carlo Magno tale "regno della
cristianità" giunse a lambire, a Oriente, le sponde del fiume Elba,
mentre a Occidente si fermò ai Pirenei. Quando, la notte di Natale
dell'anno 800, Carlo Magno fu incoronato imperatore dalle mani del papa,
sembrò rinascere, almeno in Occidente, l'ideale universalistico imperiale
e, con esso, quello dell'unità cristiana. Anche le arti e le lettere
conobbero in questo periodo una grande fioritura (
rinascimento
carolingio): nella nuova cultura, promossa da Carlo Magno e dai suoi
successori, in particolare da Carlo il Calvo, confluirono la tradizione romana,
valori propri della civiltà anglosassone e le nozioni tecniche bizantine.
Fu però una cultura "d'élite", che si irradiò da
Aquisgrana, sede della corte, e rimase limitata a una ristretta cerchia
monastica: i monaci di Tours, Saint-Denis, Lione, Magonza, Fulda, San Gallo,
Milano copiavano i testi biblici e virgiliani illustrandoli con miniature nelle
quali i richiami alla pittura antica si fondevano con elementi geometrici
tipicamente irlandesi. Nacque e si affermò, tra l'altro, la
scrittura
carolina, che perdurò fino al XII sec., quando fu sostituita da
quella gotica, e finalmente, grazie alle miniere d'argento della Germania da lui
conquistata, Carlo Magno poté dare all'Europa occidentale una moneta
propria. Tuttavia l'organizzazione di governo messa a punto dai
C. era
piuttosto debole: essi avevano "germanizzato" troppo velocemente l'Occidente e
non erano riusciti a creare un'amministrazione burocratica efficiente e autonoma
dal potere militare e da quello ecclesiastico. In questa situazione, più
l'Impero si estendeva, più si indeboliva; anche i vescovi si trovarono
sempre più impegnati in attività militari e politiche e
gradualmente la società carolingia scivolò verso il sistema
feudale. Dall'esterno, poi, l'espansionismo normanno e arabo e gli attacchi di
Ungari e Bretoni minarono alle fondamenta il fragile equilibrio del mondo
carolingio, il quale finì per crollare, travolto da lotte dinastiche e
particolarismi politici. Nell'875, Carlo il Calvo riuscì ancora una volta
a cingere la corona imperiale e suo nipote, Carlo il Grosso, unificò
quell'Impero che era andato smembrandosi in seguito alle dispute territoriali
che avevano opposto i figli di Ludovico il Pio, ma ormai il processo di
degenerazione dell'Impero era irreversibile e nell'887 Carlo il Grosso venne
deposto. Con lui cessò di esistere l'Impero carolingio, e le sue terre
vennero nuovamente suddivise, dando luogo ai Regni di Germania, Francia, Italia,
Lorena, Borgogna, Aquitania. In Francia i
C. resistettero fino al 987,
quando salì al trono Ugo Capeto, con il quale ebbe inizio quella dinastia
dei Capetingi che avrebbe regnato ininterrottamente fino alla Rivoluzione
Francese.