Commedia di Plauto, derivata da un modello greco non
pervenutoci. Ha per argomento le avventure di due fratelli, Tindaro e
Filopolemo. Il primo è stato rapito, bambino, da uno schiavo e venduto
nell'Elide; l'altro è anche lui in schiavitù come prigioniero di
guerra degli Elei. Il padre, Egione, fa di tutto per riscattare Filopolemo e,
quando si avvede che l'inganno di un suo schiavo può danneggiare il suo
piano, incrudelisce sull'infelice. La commedia si conclude con la liberazione di
Filopolemo e con la rivelazione che lo schiavo punito è proprio il
perduto Tindaro. Così, nello stesso giorno Egione può
riabbracciare i suoi due figli. In quest'opera Plauto non fa sfoggio dei suoi
consueti lazzi buffoneschi o delle sue trovate sceniche, ma si compiace di un
linguaggio pacato e umano che prelude a Terenzio.