Filosofo e poeta italiano. Di famiglia molto povera, a
quattordici anni entrò nell'ordine domenicano, dove poté
continuare gli studi assumendo il nome di Tommaso, al posto del suo nome di
battesimo, che era Giovanni Domenico. In breve tempo, i suoi attacchi alla
filosofia aristotelica e la sua adesione alle idee di Telesio (
Philosophia
sensibus demonstrata, 1591) gli crearono i primi contrasti con le
autorità ecclesiastiche e l'apertura di alcuni processi a suo carico da
parte del tribunale dell'Inquisizione. Assolto, ma guardato con sospetto e
fortemente avversato, cercò invano di ottenere una cattedra stabile in
uno dei vari centri culturali italiani, finché, dopo aver subito un
quarto processo ed essere rimasto per qualche tempo in carcere a Roma (1595),
nel 1599 fu arrestato, sotto l'accusa di aver preparato una rivolta contro gli
spagnoli in Calabria, e fu tenuto prigioniero per ben ventisette anni a Napoli e
per altri due a Roma nel carcere del Sant'Uffizio. E fu nel corso di quegli anni
che scrisse le sue opere di maggior rilievo. Ritornato in libertà nel
1629, nonostante la protezione di papa Urbano VIII, nel 1634, per sottrarsi alle
persecuzioni del Governo spagnolo che ne aveva chiesto l'estradizione, fu
costretto a lasciare clandestinamente Roma e a rifugiarsi a Parigi, dove
curò la pubblicazione delle sue opere senza riuscire peraltro a portare a
termine l'impresa per il sopraggiungere della morte. La sua opera principale
è la
Philosophia realis che si compone di varie parti, scritte in
periodi diversi:
Fisiologia, Epilogum magnum, Aforismi politici, Civitas
solis, Quaestiones. L'opera fu sottoposta a revisione definitiva tra il 1620
e il 1637. Il suo pensiero, che si richiamava alle concezioni di B. Telesio e di
G. B. Della Porta, mirava alla formulazione di una spiegazione razionale
dell'universo, inteso quale molteplicità di soggetti unificati dalla
comune capacità di sentire (
De sensu rerum).
C. considera
la sensazione un atto di coscienza per mezzo del quale lo spirito acquista
consapevolezza della realtà esterna e compie una distinzione tra
sensus abditus (autocoscienza, senso interno, mediante il quale si ha
consapevolezza di se stessi) e
sensus additus (percezione, senso esterno,
proprio degli organi sensoriali, mediante il quale si percepiscono gli oggetti
esterni). Il
sensus, nel suo complesso, rappresenta l'unità
organica di tutto il reale e si manifesta come
potestas (forza),
sapientia (conoscenza) e
amor (inclinazione). Conoscere per
C. significa sentire_. Quale che sia l'oggetto della conoscenza, l'uomo
non può conoscere che se stesso, mentre gli rimane sconosciuta la
realtà nella sua essenza. Tuttavia, poiché l'uomo è un
microcosmo, nella cui mente si raccoglie la totalità dell'
essere,
ed è dotato di
potestas, sapientia, amor, la conoscenza della
propria natura umana equivale alla conoscenza della realtà nella sua
totalità. Con ciò
C. pone il problema della duplice
realtà e precorre in questo senso la concezione cartesiana. La concezione
etica del
C. presuppone in ogni essere un'esigenza originaria di
conservazione (
amor abditus) che nell'uomo tende a trasformarsi e a
sublimarsi da egoismo in virtù. Analoga trasformazione avviene nella
religione in cui l'amore originario unisce le creature al creatore. Data la
comune aspirazione degli uomini a elevarsi sino a Dio, la vita politica e
sociale deve favorire tale elevazione.
C. giunge così,
dall'iniziale proposta di un Impero universale retto dal Papa e concepito come
un'incarnazione della ragione (
Monarchia di Spagna, 1601), alla
concezione di uno Stato perfetto, delineato nella platonica "Città del
Sole" (
Civitas Solis, 1602), in cui vige un sistema di rigorosa
uguaglianza, sorretto dalla scienza e dalla religione naturale, e in cui il
lavoro materiale è nobilitato e la cultura è l'unico titolo di
distinzione che crea la gerarchia sociale. Si tratta di uno dei più noti
"romanzi di Stato" del XVI e XVII sec., comunemente designati come "utopie", e
che presentano un modello di società ideale che può definirsi
comunista. Molto importante è anche la produzione poetica di
C.,
rimasta praticamente sconosciuta sino al secolo scorso, che ne fa il massimo
poeta italiano del XVII sec. Tra le opere citiamo:
Monarchia di Spagna
(1501);
De sensu rerum et magia (1604);
Monarchia Messiae (1605);
Antiveneti (1606);
Atheismus triumphatus (1605-07);
Philosophia
rationalis (1613);
Apologia pro Galilaeo, matematico fiorentino
(1625) (Stilo di Calabria 1568 - Parigi 1639).