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Calzatura.

Tutto ciò che serve a rivestire il piede per proteggerlo e soprattutto per evitare il contatto della pianta del piede con il suolo, ovvero scarpe di qualsiasi tipo. • St. - Alle c. ricorsero gli antichi già in epoche lontanissime. Le loro caratteristiche sono sempre dipese dalle condizioni climatiche e dai tipi di terreno su cui venivano utilizzate. Nell'Egitto protostorico si portavano sandali intrecciati con foglie di palma o di papiro e sandali molto leggeri indossavano anche gli Assiri, i Babilonesi, i Fenici, gli Ebrei. C. di cuoio erano in uso presso i Medi e i Persiani mentre i Greci adoperarono in un primo tempo delle semplici suole di legno variamente fissate al piede con dei legacci. Più tardi si servirono anch'essi di sandali e poi di scarpe e infine di stivaletti. Fra i tipi più noti citiamo la cnémide dei guerrieri, il coturno degli attori, il socco dei comici, il phoecasium dei sacerdoti, e così via. I Romani copiarono le c. usate dagli Etruschi e cioè la solea, anch'esso un tipo di sandalo, il pero, una specie di stivaletto, la caliga usata dai soldati, l'ocrea dei gladiatori e il porporino pilus dei magistrati. Germani e Goti avevano calzari di giunco o di corteccia che ricoprivano il piede; le c. dei Franchi erano di cuoio, allacciate sul davanti. Dal VI al VII sec. in Spagna furono di moda pantofole intessute di giunchi. Assai rozze erano le c. dei Longobardi, mentre quelle dei Bizantini erano ornatissime. In Italia, sotto la protezione di San Crispino, sorsero nel Medioevo le prime Corporazioni dei calzolai. A poco a poco la maniera di calzare divenne moda soggetta al capriccio dei tempi e dei luoghi, evolvendosi fino a giungere alle forme moderne. Verso la fine del XVI sec. fecero la loro comparsa i veri e propri tacchi, oltre che le suole sagomate. Vennero anche creati e sempre perfezionati modelli particolari dedicati a specifiche attività dell'uomo: è il caso, per esempio, degli scarponi chiodati per gli alpinisti, degli stivaloni a gambale altissimo per pesca o per la caccia in palude, delle scarpe "a racchetta" per camminare sulla neve, delle scarpette leggerissime per atleti o da ginnastica, dei sandali da spiaggia, delle scarpe invernali foderate di pelo, e così via. • Tecn. - Le c. vengono generalmente fabbricate in serie, in appositi stabilimenti, ma a prezzi più elevati è possibile ottenere anche c. prodotte artigianalmente o a mano. Materie prime nella fabbricazione di c. sono i pellami di vario genere (vitello, capretto, coccodrillo, ecc.) e il cuoio; inoltre vengono impiegati filati, materiali sintetici e derivati del cuoio, gomma, fibbie e così via. Il pellame serve per la realizzazione della tomaia, la parte superiore della c., mentre con il cuoio si realizza la suola, che, assieme al tacco, costituisce il fondo della c. Le dimensioni delle c. sono espresse in lunghezza e in larghezza. Per quanto riguarda la lunghezza, essa viene in genere espressa in punti francesi (2/3 di cm), più raramente in punti inglesi (1/3 di pollice) o in centimetri. La larghezza (sviluppo del collo e della pianta del piede) viene espressa con i numeri romani da 1 a 6. Esistono diversi metodi di fabbricazione delle c. I più noti sono Goodyear, Blake e Ago. Nel Goodyear fondo e tomaia vengono cuciti insieme tramite il guardolo, una striscia di cuoio che sporge dal bordo di circa 1 cm, mentre nel metodo Blake il guardolo non viene utilizzato. Con il metodo Ago il fondo viene incollato alla tomaia. Il settore calzaturiero italiano è particolarmente apprezzato anche all'estero per qualità e design, tanto che esso figura ai primi posti tra le esportazioni. Rinomate per l'industria della c. sono le zone di Vigevano, Parabiago, Varese, Stra, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli.