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Buonarroti, Filippo.

Rivoluzionario e teorico italiano del socialismo. Toscano di nascita, di origini aristocratiche, discendeva dalla famiglia di Michelangelo. Dopo avere studiato Legge all'università di Pisa, si dedicò alla politica, facendo propaganda negli anni che precedettero la Rivoluzione francese. Nel 1798 venne esiliato in Corsica, dove fondò "L'Amico della libertà italiana". Amico e protetto di Saliceti, si recò da lui a Parigi, dove si affiancò al filone giacobino. Nel 1793 ottenne la cittadinanza francese e dalla capitale francese diresse un'intensa attività rivoluzionaria. Seguace di Robespierre, venne incarcerato alla sua caduta e chiuso in prigione a Parigi per oltre un anno. Durante la permanenza in carcere fece la conoscenza di Babeuf, legandosi a lui con un rapporto di stretta amicizia e facendone proprie le idee comuniste. Una volta uscito di prigione, assunse la carica di presidente del Club del Pantheon, di tendenza neogiacobina e partecipò alla cospirazione babuvista del febbraio 1796, nota con il nome di Congiura degli Eguali. In seguito alla scoperta della congiura venne arrestato, processato davanti alla corte di Vendôme, condannato a essere deportato e poi internato a Cherbourg e successivamente a Oléron. Liberato grazie al diretto intervento di Bonaparte e su raccomandazione di Saliceti, B. non volle sottostare a compromessi con il regime e nel 1806 andò a Ginevra, dove visse sino al 1823. Qui fondò anche la Società dei Filadelfi. Dietro le insistenti pressioni dei governi conservatori, venne espulso anche dalla Svizzera e riparò a Bruxelles (1823-30). B. continuò a dedicarsi a un'attività cospirativa, attraverso le società segrete che lui stesso aveva fondato oppure ristrutturato. Dopo la rivoluzione del luglio 1830 fece ritorno a Parigi: da qui esercitò un'influenza, in senso comunistico, sull'ala sinistra del movimento repubblicano francese e cercò addirittura di guidare l'azione risorgimentale italiana, entrando in forte contrasto con quella di Mazzini. Durante la rivoluzione parigina del 1830 tentò di suscitare un movimento insurrezionale, invadendo la Savoia e il Piemonte. B rimase fedele per tutta la vita all'ideale babuvista ed ebbe una notevole influenza sui rivoluzionari, tra cui Blanqui, i quali intendevano attuare il comunismo attraverso la rivoluzione sociale e la dittatura del proletariato. Inoltre si adoperò, sulla base della concezione cospirativa babuvista, per fondare una società i cui appartenenti avrebbero dovuto costituire un'élite di rivoluzionari addestrati (sublimi maestri perfetti) e volti ad attuare una rivoluzione europea, utilizzando la massoneria come paravento per i loro scopi. Grazie al suo tenace lavoro di propaganda, le idee e i metodi di cospirazione babuvisti ebbero larga diffusione. La Cospirazione degli Eguali divenne per i rivoluzionari francesi un'eroica leggenda repubblicana e la sua opera Cospiration pour l'Egalité, dite de Babeuf (La Cospirazione degli Eguali, detta di Babeuf, 1828) costituì il libro di testo dei rivoluzionari europei, soprattutto di quanti, richiamandosi a Babeuf, sostenevano idee di uguaglianza reale e credevano di poter raggiungere l'emancipazione del popolo soltanto attraverso il comunismo (Pisa 1761 - Parigi 1837).