Romanzo di Pearl S. Buck, pubblicato nel 1931. La trama
dell'opera è ambientata in Cina e narra di un povero contadino, Wang
Lung, che decide di prendere moglie per avere una compagna e procurare
così assistenza al suo vecchio padre, con il quale vive in uno stato di
triste solitudine. Wang Lung sposa quindi O-Lan, sottraendola alla condizione di
schiavitù imposta da un'antica e potente famiglia della città.
O-Lan si dimostra laboriosa, è di poche parole, alleva con amore i figli
e riesce a ridare al marito nuova energia e solerzia nel lavoro. La situazione
generale della casa migliora in quanto subentra qualche piccolo agio, in breve
vengono accumulate risorse economiche e i due coniugi sono finalmente in grado
di comperarsi un pezzo di terra da coltivare in proprio. Intanto nascono altri
figli, ma la tanto auspicata prosperità non si verifica: presto infatti
uno stato di perdurante siccità e la conseguente carestia mettono lo
sfortunato Wang Lung di fronte a un bivio, e cioè vendere il terreno, o
emigrare al Sud in cerca di lavoro. Wang Lung si appiglia a quest'ultima
prospettiva e per qualche tempo cerca di provvedere al sostentamento proprio e
della sua famiglia dandosi da fare in ogni modo e con sforzi enormi, adattandosi
anche ai mestieri più avvilenti e mal remunerati. Un giorno sopraggiunge
una insperata fortuna che riesce a trarlo dalla penosa situazione: infatti
mentre si trova all'interno della casa di un ricco signore in seguito alla
sommossa di povera gente, scopre il nascondiglio del padrone del palazzo, che
gli offre una somma enorme purché gli salvi la vita. Grazie a quel
denaro, Wang Lung ritorna alla sua terra e l'antica agiatezza viene
ripristinata. Ormai tutte le insidie della natura non riescono più ad
avere il sopravvento: né maltempo, né inondazioni, né
cavallette sono in grado di scuotere la sua salda posizione, ma è la
stessa ricchezza che corrompe e rammollisce il contadino. O-Lan, dopo aver
subito l'affronto della convivenza con una concubina, Loto, che Wang Lung ha
conosciuto in una casa da the, non tarda a morire. La perdita della moglie
richiama Wang Lung al senso della realtà e pur cedendo al desiderio dei
figli di abitare nel palazzo degli Howang, ormai decaduti, rivolge ormai sempre
il suo pensiero alla terra dalla quale ebbe le prime gioie e le più pure
emozioni. Questo senso di nostalgia non viene cancellato dalla ricchezza delle
sue stanze, dagli agi nei quali trascorre la vita, o dalle carezze di Fior di
Pesco, la soave e fragile creatura ch'egli ama e protegge e che illumina la sua
vecchiaia. Così Wang Lung si avvicina alla morte e intuendo che i figli,
in attesa dell'eredità, esprimono un freddo distacco da quella sua sana
passione, dà loro un'ultima raccomandazione prima di morire: "Non vendete
la terra" e ciò costituirà la sua estrema preoccupazione. Il
romanzo fa parte di una trilogia nella quale la scrittrice, proseguendo in
Figli e in
Famiglia dispersa il racconto delle vicende degli eredi
di Wang Lung, dà prova di una profonda conoscenza della vita
cinese.