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Bultmann, Rudolf.

Teologo protestante tedesco. Dopo avere effettuato i propri studi a Tubinga, Marburgo e Berlino, insegnò Teologia a Breslavia (1916-20), Giessen (1920-21) e successivamente, per trent'anni, Storia del Cristianesimo e del Nuovo Testamento a Marburgo (1921-1951), università di cui divenne professore emerito dal 1951. Notevole importanza ha avuto la sua opera di esegeta, che era fondata su un'interpretazione filosofico-esistenziale del Vangelo. Esponente della Scuola storica delle Forme, B. ha legato il proprio nome soprattutto alla tematica della demitizzazione del Nuovo Testamento. Viene messa in discussione, da vari decenni, la sua interpretazione delle origini e della natura del Cristianesimo: secondo B., i lineamenti della figura del Cristo sfuggirebbero completamente allo storico. A chi chiede in che modo oggi sia possibile capire il messaggio cristiano, egli risponde che tale messaggio viene reso in modo assolutamente incomprensibile dalla riproduzione narrativa del Nuovo Testamento. Il messaggio di Cristo sarebbe stato formulato storicamente nel quadro di uno schema mitico ambientale, per cui l'uomo moderno ha il compito di demitizzare il Nuovo Testamento. Gli avvenimenti storici di cui parlano i Vangeli sono del tutto anacronistici: infatti la mentalità degli uomini moderni ha subito forti interferenze da parte della scienza. Gli uomini quindi non possono credere né nella Resurrezione, né nell'Assunzione, in quanto entrambe non sono più in grado di fare affidamento sulla coscienza, che si trova a essere sconvolta dai successi della scienza. Con la parola "demitizzazione" B. intende designare un procedimento ermeneutico che si prefigge di esaminare testi ed espressioni mitologiche in funzione degli elementi di realtà in essi contenuti: infatti punto di partenza è il presupposto che il mito parli sì di realtà, ma lo faccia in maniera inadeguata. B., nonostante affermazioni di questo tipo, crede fermamente nella rivelazione divina di Cristo e soprattutto nella sua morte: Gesù infatti sacrificò se stesso per salvare gli altri e il suo sacrificio divenne "vita". Anche al cristiano viene concessa questa possibilità, e cioè poter rinunciare alla propria vita e a se stesso: "credere alla croce vuol dire caricarsela sulle spalle", in quanto la croce non rappresenta un mito, ma costituisce la realtà del prezzo della vita. Tra le sue opere principali vanno ricordate: Storia della tradizione sinottica, 1921; Gesù, 1926; Credere e comprendere, 1933; Il Vangelo di Giovanni, 1941; Rivelazione e avvenimento salutare, 1941; Il Cristianesimo primitivo nell'ambito delle religioni antiche, 1949; Teologia del Nuovo Testamento, 1953; L'interpretazione del Nuovo Testamento, 1955; Storia ed escatologia, 1957 (Wiefelstede, Oldenburgo 1884-1976).