Tragedia di Voltaire, rappresentata nel 1730. Narra
l'episodio di Bruto Maggiore, console in Roma dopo la cacciata dell'ultimo re
Tarquinio il Superbo, il quale è costretto a giudicare i propri figli,
Tito e Tiberino, rei di alto tradimento verso la Repubblica recentemente
fondata. Combattuto tra il sentimento paterno e quello dell'amor patrio, Bruto
finirà col soffocare il primo e condannare a morte i figli. L'opera, pur
ricca di notevoli documentazioni storiche, non raggiunge però un vero e
proprio livello poetico.