Med. - Infezione provocata da specie batteriche appartenenti
al genere
brucella. La
b. colpisce l'uomo e molti animali erbivori
e si manifesta con febbre irregolare ad andamento ondulante, sudorazione
abbondante, brividi, astenia, anoressia. Gli animali si trasmettono il contagio
attraverso le secrezioni uterine, l'uomo mediante l'ingestione di latte o
latticini contaminati o a seguito del contatto diretto con animali infetti. Il
bacillo della
b., scoperto da sir David Bruce nel 1887, è di
dimensioni estremamente ridotte, di forma ovulare e scarsamente resistente al
calore, alla luce solare e ai comuni antisettici; il suo periodo di incubazione
oscilla dai cinque ai ventuno giorni durante i quali la malattia presenta una
sintomatologia estremamente varia. L'accertamento diagnostico diretto avviene
mediante l'isolamento di brucelle attraverso l'emocoltura; quello indiretto
utilizza la sieroagglutinazione di Wright o la reazione di fissazione del
complemento. Le prime terapie si basavano sulla somministrazione di vaccini
preparati con germi specifici della malattia, isolati dal sangue di animali. La
vaccinoterapia è oggi sostituita dagli antibiotici (streptomicina,
aureomicina, cloramfenicolo, terramicina) o, meglio ancora, dall'associazione
tra alcuni di essi. La prevenzione si fonda sul controllo degli allevamenti
bovini e ovini e sulla pastorizzazione del latte.