(da
brahmano). Le scuole e le sette religiose non
eterodosse dell'India, che si rifanno cioè direttamente
all'autorità dei brahmani, fatto che implica la mediazione della antica
tradizione vedica e della successiva letteratura ortodossa. Nel termine
B. sono compresi anche gli ordinamenti politici e sociali derivati dalle
caste sacerdotali. Il
B. è da considerare la religione propria
dell'India, perché le altre correnti religiose sorte in territorio
indiano, anche se nel pieno rispetto della base brahmanica, si pongono come
riforme o reazioni. Verso l'800-600 a.C. circa si impone la supremazia della
casta dei brahmani, il ritualismo vedico viene via via sostituito da interessi
metafisici prima ignoti, credenze e culti prevedici cominciano ad appartenere,
in epoca cristiana, al
B. Contemporaneamente nascono i
darsana, i
primi sistemi filosofici, prima trasmessi oralmente e poi per iscritto in forma
di precetti (
sutra), accompagnati da commentari. Questa produzione,
anonima o meno, costituisce un'incessante produzione letteraria, dal II sec. ad
oggi, espressa con modalità diversissime, ma all'interno della quale si
possono distinguere due correnti di pensiero: una tradizionalista e una teista.
Il
B. si diffuse anche fuori dai confini dell'India, toccando soprattutto
i Paesi dell'Asia sud-orientale. La realizzazione del divino, ottenuta
attraverso la liberazione (
moksa), è l'obiettivo principale; il
moksa si raggiunge o con lo yoga, cioè tramite ascesi fisica e
spirituale, o con il
bhakti, cioè la contemplazione mistica:
entrambe queste strade portano al
jnana, ossia alla conoscenza. Seguendo
alla perfezione le norme religiose e rituali si raggiunge il
brahman,
potere mistico capace di avere la meglio sulla potenza degli dei stessi. Secondo
la dottrina escatologica originaria, dopo la morte i buoni andavano in cielo,
mentre i cattivi precipitavano nell'abisso; per evitare la seconda morte,
causata nell'oltretomba dal fatto che si è esaurito il merito accumulato
in vita, il fedele deve adoperarsi in sacrifici e opere buone. Questa è
la premessa legata alla dottrina della trasmigrazione delle anime. La vita non
è più un periodo limitato tra una nascita e una morte, ma una
linea che non ha principio né fine, formata da tanti segmenti di cui
ognuno è un'esistenza. La vita è dunque un continuo scorrere.
Forza determinante è il
Karma, cioè la potenza trascendente
di quanto ogni individuo compie. Ogni nostro atto produce una specie di
sedimento che accompagna l'anima determinando le fasi del suo trasmigrare; e,
solo quando esso è completamente consumato, l'anima conclude la serie
indefinita del suo divenire, raggiungendo lo stato assoluto, la liberazione
(
nirvana). Questo indirizzo filosofico si venne formando nell'età
delle Upanisad, contrapponendosi al rigido e astratto ritualismo sacerdotale del
primitivo
B., e venne chiamato
via della conoscenza. Nel
B.
gli dei (
deva) rientrano in una gerarchia, all'interno della quale le tre
divinità principali sono rappresentate da Brahma, Visnu e Siva. Anche gli
dei, come gli uomini, subiscono la metempsicosi e muoiono alla fine del mondo e
vivono in cielo o sulla cima di montagne inaccessibili. I riti mutano con il
variare delle sette. Importanza rilevante hanno le formule e le litanie sacre.
La vita dei seguaci del
B. è scandita da riti solenni, che li
accompagnano dalla nascita fino alla morte. Il
B. è una religione
professata da più di 190.000.000 di persone.