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Bracciantato.

La categoria e la condizione del contadino generico che viene assunto da una azienda agricola saltuariamente e a tempo determinato per breve durata. Fanno parte del b. i contadini che non hanno a disposizione un posto di salariato fisso, i proprietari di piccoli terreni che hanno l'esigenza di integrare il bilancio familiare con un lavoro avventizio, l'operaio disoccupato, ecc. Il fenomeno del b. ha avuto origine e soprattutto si è protratto per tutta una serie di motivi: per un aumento costante e continuo della massa contadina, aumento a cui non è mai corrisposta una analoga crescita delle possibilità di lavoro per la popolazione rurale; per l'inadeguatezza dei capitali impiegati rispetto alle grandi trasformazioni fondiarie, necessarie per porre l'agricoltura in condizioni di razionalizzazione e ammodernamento; per la carenza di un piano di sviluppo zootecnico; a causa del perdurare, nelle zone interessate, di industrie stagionali (per es. zuccheriere, conserviere); per una elevata disoccupazione industriale. In Italia le regioni che utilizzano maggiormente il b. sono l'Emilia, il Veneto, la Sicilia, le Puglie e, all'interno del Piemonte, le zone del novarese e del vercellese. Una condizione di precarietà del lavoro bracciante provoca, annualmente, una perdita del 35%, come minimo, delle giornate lavorative. Gli studiosi hanno pensato, per arginare e risolvere la questione, una serie di soluzioni: innanzitutto propongono che il lavoro sia distribuito in maniera più efficiente tramite un regime di promiscuità delle colture; che il bracciante risieda direttamente nel podere, partecipi al prodotto e venga costituita la piccola proprietà. Ipotesi di questo tipo richiedono però un impiego massiccio di capitale, fatto che presuppone quindi un diretto intervento dello Stato e un'adeguata riforma agraria. In effetti il 21 ottobre 1950 è stata approvata una legge che ha operato, almeno in parte, in questo senso, dal momento che ha istituito gradi di riforma e ha incrementato la piccola proprietà. La legge 15 settembre 1964 ha poi portato a migliorie delle condizioni del coltivatore diretto e dell'affittuario: infatti numerosi braccianti sono entrati a far parte del novero dei salariati fissi o hanno avuto a disposizione un piccolo appezzamento di terra. Questi fatti hanno lievemente migliorato la situazione ma non l'hanno certamente risolta. Negli anni Settanta le condizioni del lavoro bracciantile si sono ancora mosse verso notevoli miglioramenti, per una serie di interventi quali il riconoscimento della contrattazione collettiva, la parificazione del trattamento di previdenza e assistenza con quello dell'industria e l'eliminazione del mercato di piazza in seguito alla riforma del collocamento.