Fisiologo italiano. Scrisse numerosi trattati di medicina,
raccolti postumi nell'
Opera omnia medica et chirurgica (1660).
Scoprì l'apertura che nel feto fa comunicare tra loro i due atri del
cuore (chiamata
forame del B.) e il vaso anastomotico tra il ramo
sinistro dell'arteria polmonare e l'aorta (chiamato
dotto di B.). Il
forame e il dotto si obliterano prima funzionalmente poi anatomicamente, subito
dopo la nascita. La loro persistenza determina cardiopatie congenite (Asti
1530-1574 circa). ║
Dotto di B.: dotto arterioso che mette in
comunicazione l'arteria polmonare con l'arteria aorta. Esso è derivato
dal IV arco aortico di sinistra e costituisce una delle vie attraverso cui si
possono mescolare il sangue venoso e quello arterioso. Il
d. di B.
è sempre presente negli anfibi e nei rettili inferiori, nei quali la
circolazione polmonare non è in grado di contenere l'intera
quantità di sangue proveniente dal cuore destro. Nei rettili superiori
(ad esempio, nei coccodrilli), negli uccelli e nei mammiferi (uomo compreso) si
riscontra nel periodo fetale, allorché i polmoni, ancora privi di
attività funzionale, ricevono solo la quantità di sangue
necessaria al loro nutrimento: il
d. di B. ha, perciò, la funzione
di deviare verso l'aorta parte del sangue che dal cuore destro giunge
nell'arteria polmonare. Dopo la nascita, non appena inizia l'attività
funzionale del polmone, si instaura un equilibrio tra grande e piccolo circolo,
cessa il flusso sanguigno attraverso il dotto che, ormai inutile, si oblitera
trasformandosi in
legamento arterioso di B. ║
Foro di B.:
nel feto, mette in comunicazione l'atrio destro con quello sinistro e, in
condizioni normali, si chiude alla nascita.