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Bohr, Niels.

Fisico danese. Insegnò nell'università di Copenaghen e fu insignito del premio Nobel per la fisica nel 1922, per i suoi studi sulla costituzione dell'atomo. Durante la seconda guerra mondiale si rifugiò negli Stati Uniti. Fu uno dei primi scienziati a chiedere il controllo internazionale delle armi nucleari (Copenaghen 1885-1962). ║ Atomo di B.: teoria quantistica dell'atomo, che B. sviluppò per la prima volta nel 1913 per risolvere le gravi difficoltà sollevate dall'atomo di Rutherford (V.) e perfezionata in seguito da Sommerfeld (V.). La teoria in questione poggia sui seguenti principi: 1) gli elettroni non possono muoversi che su certe orbite determinanti una sequenza discontinua; 2) quando descrive una di queste orbite, l'elettrone non irradia: il fenomeno di emissione o assorbimento di energia avviene soltanto per il brusco passaggio da un'orbita a un'altra; 3) durante la transizione c'è emissione di un "quanto" di energia raggiante uguale alla differenza di energia tra lo stato stazionario iniziale e lo stato stazionario finale. Se ne deduce la seguente proposizione nota sotto il nome di legge delle frequenze di B.: la frequenza della riga spettrale emessa nella transizione che conduce l'atomo da uno stato stazionario A a uno stato stazionario B, è uguale al quoziente per la costante n di Planck della differenza tra l'energia dello stato A e quella dello stato B. Per la legge delle frequenze i termini spettrali di un atomo sono uguali alle energie dei suoi stati stazionari divise per h e il principio di combinazione viene così interpretato (De Broglie). Matematicamente la legge può così esprimersi: f = A-B/h. Per ciò che concerne l'energia liberata o assorbita dall'elettrone il suo valore è espresso dall'equazione: W = hv, dove W rappresenta il valore dell'energia, v la frequenza della radiazione, h la costante di Planck, cioè 6,62 per 10 elevato a 27 erg secondo. Albert Bouzat scrive in proposito: "Poiché il moto dell'elettrone sulla sua orbita non diminuisce, ogni orbita corrisponde a un livello di energia misurato dal lavoro che bisognerebbe spendere per estrarre dall'atomo un elettrone posto su quell'orbita. Questo lavoro è molto più grande per gli elettroni vicini al nucleo che per quelli esterni. Per gli elettroni degli strati vicini al nucleo, esso è tanto più grande quanti più strati avvolgono lo strato in questione, cioè quanto più il numero atomico dell'elemento è elevato. Così per gli elettroni esterni, l'energia di estrazione non è che di qualche centinaio di elettroni-volt per un elettrone degli strati profondi del carbonio o dell'ossigeno, ed è infine di 100.000 elettroni-volt per gli elettroni più vicini del piombo o del mercurio". Le formule della teoria di B. mostrano facilmente che le frequenze degli spettri dei raggi X devono variare da un elemento all'altro come il quadrato del numero atomico, almeno in una prima e grossolana approssimazione, giustificando così la legge di Moseley.