Regista cinematografico italiano. Laureato in Giurisprudenza
e autore di poesie in dialetto romanesco, come critico cinematografico del
quotidiano "L'impero"
B. si batté, verso il 1925, per un
rinnovamento del nostro cinema. Fondata la cooperativa cinematografica
"Augustus" nel 1929 girò il suo primo film,
Sole, ambientato nelle
paludi pontine e formalmente ispirato alla esperienza del cinema sovietico. Nel
1930 diede modo a Petrolini, con
Nerone, di ripetere sullo schermo i
numeri più fortunati del suo repertorio. Nel 1933 girò
1860, che narrava le vicende di un "picciotto" unitosi alla spedizione
garibaldina.
Vecchia guardia, del 1935, era un'apologia degli squadristi
fascisti. Da quell'anno, abbandonati i temi contemporanei,
B. si volse
verso i film in costume, spettacolari affreschi di avventura, d'amore e di
guerra, per esprimere in chiave favolistica o pseudostorica il suo messaggio di
fratellanza e di pace. Nacquero così non pochi film ambiziosi, come
Ettore Fieramosca (1938), in cui la disfida di Barletta costituisce un
vero pezzo d'antologia per l'immaginifico stile ariostesco, e
Un'avventura di
Salvator Rosa (1939), ricco d'umore picaresco.
Quattro passi tra le
nuvole, del 1942, è da non pochi critici annoverato tra quelle
esperienze di punta, che, come
Ossessione di Visconti e
I bambini ci
guardano di De Sica, preludevano alla nascita di un nuovo cinema italiano
sotto il segno del realismo. Troppo folto di simboli e di sottintesi ideologici
si presentava invece, nel 1948, il film
Fabiola, imponente e
spettacolare. Tipicamente zavattiniano il film
Prima comunione del 1950,
imperniato sull'affannosa ricerca di un vestitino bianco destinato a una piccola
comunicanda e smarrito proprio il giorno in cui doveva essere indossato. Nel
1952 usciva
Altri tempi, vario di tono e di umore e basato sulla formula
del film a episodi: formula che ricomparve due anni dopo in
Tempi nostri.
Un'altra formula lanciata da
B. fu quella della rivista-sexy, da lui
lanciata sullo schermo nel 1959 con
Europa di notte. Tentò anche
la via del film inchiesta con
Io amo, tu ami... (1961), per poi
proseguire in tono moralistico il suo discorso sull'egoismo borghese con
Io,
io, io... e gli altri (1965); nel 1967 dirige
La ragazza del bersagliere
e nel 1969
Simon Bolivar. Per la televisione ha curato
Storia
dell'emigrazione (1972) e
L'arte di far ridere (1974). Tra il 1934 e
il 1947
B. è stato anche regista teatrale (Roma 1900-1987).