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Blasetti, Alessandro.

Regista cinematografico italiano. Laureato in Giurisprudenza e autore di poesie in dialetto romanesco, come critico cinematografico del quotidiano "L'impero" B. si batté, verso il 1925, per un rinnovamento del nostro cinema. Fondata la cooperativa cinematografica "Augustus" nel 1929 girò il suo primo film, Sole, ambientato nelle paludi pontine e formalmente ispirato alla esperienza del cinema sovietico. Nel 1930 diede modo a Petrolini, con Nerone, di ripetere sullo schermo i numeri più fortunati del suo repertorio. Nel 1933 girò 1860, che narrava le vicende di un "picciotto" unitosi alla spedizione garibaldina. Vecchia guardia, del 1935, era un'apologia degli squadristi fascisti. Da quell'anno, abbandonati i temi contemporanei, B. si volse verso i film in costume, spettacolari affreschi di avventura, d'amore e di guerra, per esprimere in chiave favolistica o pseudostorica il suo messaggio di fratellanza e di pace. Nacquero così non pochi film ambiziosi, come Ettore Fieramosca (1938), in cui la disfida di Barletta costituisce un vero pezzo d'antologia per l'immaginifico stile ariostesco, e Un'avventura di Salvator Rosa (1939), ricco d'umore picaresco. Quattro passi tra le nuvole, del 1942, è da non pochi critici annoverato tra quelle esperienze di punta, che, come Ossessione di Visconti e I bambini ci guardano di De Sica, preludevano alla nascita di un nuovo cinema italiano sotto il segno del realismo. Troppo folto di simboli e di sottintesi ideologici si presentava invece, nel 1948, il film Fabiola, imponente e spettacolare. Tipicamente zavattiniano il film Prima comunione del 1950, imperniato sull'affannosa ricerca di un vestitino bianco destinato a una piccola comunicanda e smarrito proprio il giorno in cui doveva essere indossato. Nel 1952 usciva Altri tempi, vario di tono e di umore e basato sulla formula del film a episodi: formula che ricomparve due anni dopo in Tempi nostri. Un'altra formula lanciata da B. fu quella della rivista-sexy, da lui lanciata sullo schermo nel 1959 con Europa di notte. Tentò anche la via del film inchiesta con Io amo, tu ami... (1961), per poi proseguire in tono moralistico il suo discorso sull'egoismo borghese con Io, io, io... e gli altri (1965); nel 1967 dirige La ragazza del bersagliere e nel 1969 Simon Bolivar. Per la televisione ha curato Storia dell'emigrazione (1972) e L'arte di far ridere (1974). Tra il 1934 e il 1947 B. è stato anche regista teatrale (Roma 1900-1987).