Commedia in cinque atti in versi e in prosa di William
Shakespeare, rappresentata nel 1594. Il dramma è preceduto da un prologo,
che per la sua ingegnosa arguzia avrebbe meritato uno sviluppo maggiore: il
calderaio Sly, raccolto in stato di ubriachezza da un Lord, è portato al
suo castello, dove - al risveglio - viene trattato come se fosse un gentiluomo
che, dopo un lungo periodo d'incoscienza, abbia riacquistato l'uso della
ragione. Ma la bizzarra situazione serve all'autore solo come cornice narrativa:
Sly, infatti, è obbligato ad ascoltare il dramma, cui si riferisce il
titolo della commedia di Shakespeare, che per lui è stato scritto da una
compagnia di guitti. Si tratta dunque di una tipica situazione metateatrale,
ovvero di una commedia nella commedia. La commedia narra il caso di Caterina,
ragazza indomita e caparbia, figlia maggiore di un ricco signore di Padova, che,
a causa del suo brutto carattere, non riuscirebbe a trovar marito, se non ci si
mettessero i corteggiatori della sorella Bianca, destinata a sposarsi solo dopo
il matrimonio di Caterina. Sarà Petruccio, nobiluomo di Verona, il
predestinato marito: ed egli, che è accorto, freddo e malizioso,
acconsente a sposare la diabolica fanciulla ritenendo di conoscere il metodo per
ricondurla alla ragione. Sottoponendo Caterina a umiliazioni e smacchi d'ogni
genere, privandola di cibo e sonno con il pretesto che le vivande non siano
degne di lei e che il letto sia malfatto, impedendole con stratagemmi d'ogni
genere di vestirsi con eleganza, finirà con l'obbligarla a piegarsi
totalmente alla sua volontà. Con la completa sottomissione della
"bisbetica", si chiude questa mirabile farsa, la cui comicità
irresistibile non nuoce all'approfondimento psicologico e all'impeccabile
disegno dei tipi.