Archeologo italiano. Insegnò nelle università
di Cagliari, Pisa, Groninga (Olanda), Firenze e Roma. Fondò nel 1935 la
rivista "La Critica d'arte" per affermare i valori della genesi dell'opera
artistica e della personalità dell'artista al di là dell'esame
filologico e archeologico come puro dato scientifico, e su questa direttiva si
tenne per comporre quello che è considerato il suo maggior testo, la
Storicità dell'arte classica (1943). Suo preciso intento di
storico e di critico fu sempre quello di dimostrare come il linguaggio artistico
sia indissolubilmente legato al particolare fenomeno storico di una
società civile, ponendosi cioè dal punto di vista di coloro che
producevano determinate opere, per cercare di comprendere quali elementi di
cultura e di costume, quali sentimenti, razionali e irrazionali, concorressero a
determinare il significato e l'espressione delle opere stesse. Tra gli altri
scritti:
Sovana (1929),
Policleto (1938),
Organicità e
astrazione (1956),
Archeologia e cultura (1961),
Roma. L'arte
romana nel centro del potere (1970). Dal 1945 al 1947 fu direttore generale
delle Antichità e Belle Arti. Fu presidente dell'Istituto Antonio
Gramsci, centro di studi storici sul marxismo (Siena 1900 - Roma
1975).