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Berneri, Camillo.

Saggista politico e anarchico italiano. Entrato giovanissimo nelle file del Partito Socialista a Reggio Emilia, ne uscì a diciott'anni nel 1915, dissentendo dall'atteggiamento incerto assunto dai socialisti sul problema della guerra. Nel 1916 aderì al movimento anarchico e accolse con grande entusiasmo la rivoluzione bolscevica del 1917, anche se più tardi prese le distanze dal regime comunista, ritenendolo troppo autoritario e burocratico. Richiamato alle armi e assegnato alla Scuola Ufficiali di Modena, ne fu espulso quando venne accertata la sua militanza politica e inviato al fronte nel 1918. In occasione dello sciopero generale del luglio 1919, fu confinato all'isola di Pianosa dove rimase alcuni mesi. Riprese gli studi e conseguita la laurea in Filosofia all'università di Firenze nel 1921, insegnò per qualche tempo a Camerino e iniziò un'intensa attività pubblicistica, collaborando a vari periodici libertari: "Umanità Nova" di cui era stato uno dei fondatori nel 1920; "La Rivolta" di Firenze; "L'Avvenire anarchico" di Pisa; "Volontà" di Ancona, sotto lo pseudonimo di Camillo da Lodi. Tra i più attivi intellettuali antifascisti, mantenne stretti rapporti col gruppo fiorentino del "Non Mollare", raccolto intorno a Gaetano Salvemini, occupandosi della distribuzione del giornale in Umbria e nelle Marche. Nel maggio 1926 lasciò clandestinamente l'Italia, rifugiandosi in Francia, dove fu poi raggiunto dalla moglie e dalle figlie. Scoppiata la guerra civile spagnola, fu tra i primi a correre in aiuto dei compagni in lotta contro il Fascismo. A Barcellona fondò e diresse il giornale "Lotta di Classe", sostenendo le tesi della stretta connessione tra guerra e rivoluzione, tesi sostenute anche nella Lettera aperta a Federica Montseny (aprile 1937), la dirigente anarchica che faceva parte del governo di Largo Caballero come ministro della Sanità. La sua azione propagandistica e i suoi attacchi contro il comunismo sovietico, di cui si rifiutava, tra l'altro, di riconoscere la funzione direttiva nel movimento operaio internazionale, accusandolo di aver tradito gli ideali della Rivoluzione d'Ottobre, gli causarono presto forti inimicizie. Fu vittima di intimidazioni e minacce e perfino il governo catalano subì notevoli pressioni affinché fosse fatta cessare la sua attività pubblicistica, definita "provocatoria" e "disgregatrice". Il 4 maggio 1937 egli venne prelevato dalla sua abitazione da un gruppo di poliziotti insieme con l'altro anarchico Francesco Barbieri. Nella notte seguente, i cadaveri dei due uomini furono rinvenuti per strada, crivellati da colpi di arma da fuoco. Il giornale comunista di lingua italiana "Il Grido del popolo", che veniva pubblicato a Parigi, scrisse che B. era stato "giustiziato" nel corso della rivolta anarco-trozkista contro la rivoluzione democratica, alla quale nessun antifascista poteva "negare il diritto di legittima difesa". La sua morte sollevò tuttavia larghe proteste nelle file dell'antifascismo italiano e internazionale. La sua opera venne continuata dalla moglie Giovanna B. Caleffi (1897-1962), attraverso la pubblicazione della rivista anarchica "Volontà" e dei suoi scritti inediti. Tra le opere del B. ricordiamo: L'operaiolatria; Il lavoro attraente; El delirio racista; Le Juif antisémite; Lo spionaggio fascista all'estero e Mussolini normalizzatore; Mussolini alla conquista delle Baleari; Guerra di classe in Spagna; P. Kropotkin federalista; Il cristianesimo e il lavoro (Lodi, Milano 1897 - Barcellona 1937).